Oggi, Giornata internazionale contro il razzismo nello sport
“Promuovere il rispetto della dignità e l’uguaglianza di ogni essere umano” è un passaggio
del messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell’odierna
Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, quest’anno
dedicata alla piaga del razzismo nello sport. Un tema scelto in vista dei prossimi
Mondiali di calcio, a giugno in Sudafrica. Proprio nel Paese africano, a Sharpeville,
50 anni fa una manifestazione contro l’apartheid venne repressa nel sangue, oltre
70 persone persero la vita. Ma cosa rappresenta questa Giornata? Benedetta Capelli
ha girato la domanda a Renzo Fior, presidente di Emmaus Italia e promotore
della Campagna “Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti”:
R. – Rappresenta
un momento importante, non solo di riflessione, ma anche di mobilitazione, perché
la mia impressione è che ci troviamo in un contesto storico in cui dobbiamo assistere
a delle barbarie vere e proprie, nei confronti di coloro che sono dei diversi. Purtroppo,
tutti i giorni, leggiamo sui giornali episodi dove il diverso, che può essere il più
emarginato e il più povero o colui che ha un colore della pelle diverso dalla nostra
o un modo di mangiare, un modo di fare diverso dal nostro, viene preso di mira. Quindi,
non c’è l’accoglienza, non c’è questo atteggiamento di rispetto verso l’uomo e la
persona prima di tutto. Io credo che dobbiamo riscoprire questi valori che sono alla
base di qualsiasi relazione. Quello che sta succedendo ci impedisce di scoprire la
ricchezza, invece, dell’incontro con il diverso. Sono 30 anni che io vivo in una comunità
Emmaus, dove accogliamo persone diverse, e quello che abbiamo sperimentato in tutti
questi anni è proprio questa ricchezza e questa primavera, che viene portata dalle
persone che vengono da culture diverse e che stimolano l’interesse per qualcosa che
non si conosce. D. – Quali sono, secondo lei, gli strumenti
per combattere il razzismo? Una maggiore informazione e, quindi, una maggiore conoscenza
del fenomeno? R. – La prima cosa che bisogna eliminare assolutamente
è quello che è stato fatto e si continua a fare in questi anni: alimentare la paura
del diverso. Credo che forze politiche e culturali abbiano la responsabilità oggi
di aver alimentato la paura del diverso. Poi, la seconda cosa importante è quella
di favorire degli incontri. Quello che si conosce non diventa più qualcosa di pauroso. D.
– Il tema di quest’anno, per questa Giornata, è dedicato allo sport, che soprattutto
in Italia, in molte occasioni, dà veramente una prova di immaturità. Sugli spalti
si assiste agli insulti nei confronti di giocatori di colore… R.
– Quello che sta avvenendo negli stadi italiani è veramente da denunciare. Partire
anche dal calcio può essere una buona occasione per allargare l’idea di un mondo,
che deve essere costruito al di là delle barriere fisiche, ma anche culturali. Il
fatto che poi la società civile, attraverso l’espressione del calcio, sia attenta
e sia disponibile, vuol dire che su questi temi vuole metterci la mano, vuole dire
la sua, vuole essere presente. E credo che questo, al di là di tutto quello che di
negativo avviene, possa essere considerato come molto positivo e faccia ben sperare.