Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa quinta Domenica del Tempo di Quaresima la liturgia ci presenta il passo
del Vangelo in cui gli scribi e i farisei conducono a Gesù una donna sorpresa in adulterio,
chiedendogli se debba essere lapidata come ordina la Legge. Gesù risponde:
«Chi
di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
Su questo
brano evangelico, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin,
professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
“Donne come
questa”, dicono, con evidente disprezzo, scribi e farisei, buttando là davanti a Gesù
quella donna, accusandola di infedeltà. Possiamo immaginare il ghigno della loro bocca,
ma anche il gusto sadico di accusare e condannare. La custodia della legge di Dio
– che è dono di misericordia e di fiducia – viene presa a pretesto per umiliare la
donna e soprattutto per sfidare il Maestro.
Se Gesù
fa finta di niente e la assolve, va contro la legge. Se invece si mostra rigido e
la condanna, contraddice la sua pretesa di essere misericordioso. Un bel dilemma,
e Gesù ne esce, prima lasciando sbollire gli animi con la sua calma; poi sfidandoli
a riconoscere la propria fragilità, prima di condannare quella degli altri.
Perché
tanta durezza nel voler punire? Gesù spezza il cerchio, offrendo il perdono che cambia
la vita in profondità. Gesù non nega il peccato commesso, ma offre una chance di speranza.
È il rifiuto di ogni giustizialismo fanatico. Solo la misericordia può riscattare
dal male commesso, non la violenza.