Tornano le uova dell'Ail per la ricerca contro la leucemia
In più di 3 mila piazze italiane tornano, da oggi fino a domenica, le uova dell’Ail,
l’Associazione italiana contro le leucemie. I fondi, raccolti da oltre 17 mila volontari,
verranno utilizzati per finanziare la ricerca contro le leucemie, i linfomi e il mieloma,
e per sostenere il servizio di assistenza domiciliare e la realizzazione delle “Case
Ail” per ospitare i familiari di pazienti non residenti. Al prof. Franco Mandelli,
ematologo e presidente dell'Ail, Eliana Astorri ha chiesto quali siano le sue
aspettative per questa iniziativa:
R. – Dobbiamo
veramente fidarci degli italiani. Io sono convinto che ancora una volta la loro generosità
supererà la crisi.
D. – Professor Mandelli, quando
un malato ematologico può essere curato a casa?
R.
– Io sono convinto che molto spesso possa essere curato a casa; cioè, ci sono determinati
periodi di cura che si devono per forza fare in ospedale, ma molti che si possono
eseguire tranquillamente a casa. Per esempio: un malato può essere dimesso dopo una
cura d’attacco anche per malattie importanti, tipo addirittura la leucemia acuta,
però dopo deve fare ancora cure; ma sono cure che, comprese le trasfusioni, noi riusciamo
ad organizzare a casa con dei grandissimi vantaggi! Io dico che l’ospedale più bello
è una prigione, e la casa più brutta è comunque una casa: quando c’è un parente valido
– un marito, un figlio, un genitore – l’assistenza domiciliare si può effettuare.
Ormai, sono più i malati assistiti a domicilio, a Roma, rispetto a quelli curati in
tutti gli ospedali romani. Noi abbiamo più di 150 malati assistiti a casa.
D.
– Quindi, a parte i costi, è importante dal punto di vista psicologico, che un malato
possa essere curato nella propria casa?
R. – L’atteggiamento
del malato, la psiche del malato, il morale del malato contano – io penso – almeno
il 50 per cento della riuscita delle cure: dare al malato la possibilità di reagire
in positivo, quindi di essere con i suoi, di avere le visite dei suoi amici … E non
è vero che le infezioni sono più frequenti a casa, perché noi abbiamo fatto anche
esperienze molto valide di cure di febbri a domicilio che si riescono a combattere
anche se sono dovute a infezioni importanti, così come le emorragie. Però, ci vuole
un’équipe di assistenza domiciliare così composta: come sempre, la collaborazione
dei volontari è fondamentale; secondo, ci vogliono medici e soprattutto infermieri
che siano non solo motivati ma anche esperti nel campo delle malattie del sangue.
D.
– Con la ricerca, professor Mandelli, le malattie ematologiche sono sempre più curabili;
si continua, quindi, a mantenere come tendenza in aumento?
R.
– In aumento per la possibilità di curarle, sì, sicuramente; però, alcune forme aumentano
come frequenza. Poi, bisogna tenere presente l’aumento dell’età: è molto aumentata
l’età media. Però, aumentano anche le possibilità di cura, e quest’anno abbiamo un
progetto, un progetto bello: cioè, cercare di trasferire i risultati che abbiamo nei
bambini – 80 per cento di guarigioni nelle leucemie acute – anche nei giovani adulti
fino ai 35 anni. Ci sono già esperienze nel mondo che sembrano molto promettenti,
però – come al solito – bisogna impegnarsi: servono, purtroppo, finanziamenti!
D.
– Aumentano anche la durata e la qualità della vita?
R.
– Assolutamente sì! Una volta non ci preoccupavamo della qualità, perché ci sembrava
già un sogno far vivere un malato. Qui non ci accontentiamo: diciamo che bisogna farlo
vivere, ma bene; migliorare la durata di vita, ma garantendo anche una buona qualità
di vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)