2010-03-19 13:30:54

Il cardinale Bagnasco: limiti ed errori non possono oscurare l'esperienza secolare della Chiesa


“Il sogno di allargare le generazioni dei politici cristianamente ispirati passa attraverso la capacità di educare e formare al senso della cittadinanza e dello Stato, della legalità e dell’impegno nella società civile, in cui si vive quella sana laicità cui Benedetto XVI spesso ci richiama”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo ieri a Milano ad un incontro organizzato da Comunione e Liberazione e incentrato sul tema “L’avventura educativa”. “L’appello alla partecipazione e alla passione, merce troppo rara nel nostro attuale contesto, se non vuol essere solo retorico, chiede energie e risorse da destinare all’educazione delle giovani generazioni”. Giovani generazioni – ha affermato il porporato - che, se hanno ricevuto, dandola per scontata, la democrazia, “troppo spesso non sembrano in grado di abitarla e viverla in riferimento ai valori fondamentali della giustizia, della libertà e della pace”. “Conosciamo i limiti e gli errori della condizione umana, ma ciò non può oscurare l’esperienza secolare della comunità cristiana”. “A volte, a fronte di tante situazioni di violenza vecchie e nuove – ha affermato il cardinale – al mondo ancora così lacerato da squilibri e ingiustizie, a forme d’involuzione culturale, potremmo chiederci: quanto ha inciso il cristianesimo nell’elevazione dell’umanità, quanto efficace è stata ed è la predicazione della fede?”. “E cosa sarebbe stato e sarebbe il mondo senza il Vangelo di Cristo? Senza la presenza della Chiesa con i suoi sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici, i gruppi, le associazioni, i movimenti, le istituzioni di carità e di promozione, di ascolto?”. Citando l’ “emergenza educativa”, tema degli Orientamenti pastorali della Cei per questo decennio, il cardinale Bagnasco ha esortato a prendere in considerazione la “prospettiva” indicata da Antonio Rosmini, che va “ad incrociare punti cruciali emergenti nell’attuale contesto culturale e pastorale”. “La questione pedagogica va di pari passo con la questione antropologica”. “Allargare la razionalità”, come esorta a fare il Papa, significa educare e lasciarsi educare a quel “pensare in grande” che Rosmini “amava spesso evocare di fronte alle piccinerie del proprio ambiente e ai riduzionismi di ogni genere che la cultura diffusa gli offriva e gli offre”. “Ci troviamo di fronte – spiega il presidente della Cei le cui parole sono state riprese dal Sir - ad una specie di esilio della parola in un mondo disorientato”: in quest’epoca di “disorientamento” e di “frammentazione del sapere”, già denunciati da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et Ratio”, occorre vincere il “dubbio radicale” e la “disperazione epistemologica” partendo dalla consapevolezza che “l’emergenza educativa sta nell’urgenza d’insegnare e imparare a pensare, oltrepassando quella modalità diffusa e superficiale propria non solo di quanti apprendono, ma anche spesso di quanti insegnano”. (A.L.)







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