Il cardinale Bagnasco: limiti ed errori non possono oscurare l'esperienza secolare
della Chiesa
“Il sogno di allargare le generazioni dei politici cristianamente ispirati passa attraverso
la capacità di educare e formare al senso della cittadinanza e dello Stato, della
legalità e dell’impegno nella società civile, in cui si vive quella sana laicità cui
Benedetto XVI spesso ci richiama”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Conferenza
episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo ieri a Milano ad un incontro
organizzato da Comunione e Liberazione e incentrato sul tema “L’avventura educativa”.
“L’appello alla partecipazione e alla passione, merce troppo rara nel nostro attuale
contesto, se non vuol essere solo retorico, chiede energie e risorse da destinare
all’educazione delle giovani generazioni”. Giovani generazioni – ha affermato il porporato
- che, se hanno ricevuto, dandola per scontata, la democrazia, “troppo spesso non
sembrano in grado di abitarla e viverla in riferimento ai valori fondamentali della
giustizia, della libertà e della pace”. “Conosciamo i limiti e gli errori della condizione
umana, ma ciò non può oscurare l’esperienza secolare della comunità cristiana”. “A
volte, a fronte di tante situazioni di violenza vecchie e nuove – ha affermato il
cardinale – al mondo ancora così lacerato da squilibri e ingiustizie, a forme d’involuzione
culturale, potremmo chiederci: quanto ha inciso il cristianesimo nell’elevazione dell’umanità,
quanto efficace è stata ed è la predicazione della fede?”. “E cosa sarebbe stato e
sarebbe il mondo senza il Vangelo di Cristo? Senza la presenza della Chiesa con i
suoi sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici, i gruppi, le associazioni, i
movimenti, le istituzioni di carità e di promozione, di ascolto?”. Citando l’ “emergenza
educativa”, tema degli Orientamenti pastorali della Cei per questo decennio, il cardinale
Bagnasco ha esortato a prendere in considerazione la “prospettiva” indicata da Antonio
Rosmini, che va “ad incrociare punti cruciali emergenti nell’attuale contesto culturale
e pastorale”. “La questione pedagogica va di pari passo con la questione antropologica”.
“Allargare la razionalità”, come esorta a fare il Papa, significa educare e lasciarsi
educare a quel “pensare in grande” che Rosmini “amava spesso evocare di fronte alle
piccinerie del proprio ambiente e ai riduzionismi di ogni genere che la cultura diffusa
gli offriva e gli offre”. “Ci troviamo di fronte – spiega il presidente della Cei
le cui parole sono state riprese dal Sir - ad una specie di esilio della parola in
un mondo disorientato”: in quest’epoca di “disorientamento” e di “frammentazione del
sapere”, già denunciati da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et Ratio”, occorre
vincere il “dubbio radicale” e la “disperazione epistemologica” partendo dalla consapevolezza
che “l’emergenza educativa sta nell’urgenza d’insegnare e imparare a pensare, oltrepassando
quella modalità diffusa e superficiale propria non solo di quanti apprendono, ma anche
spesso di quanti insegnano”. (A.L.)