2010-03-19 14:50:45

I mediatori internazionali per il Medio Oriente riuniti a Mosca: Israele congeli gli insediamenti


Crisi mediorientale, stamani, al centro dei colloqui a Mosca del "Quartetto". I rappresentanti di Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia sono impegnati a trovare una via d’uscita al blocco dei negoziati indiretti tra israeliani e palestinesi, causato dalla intenzione del governo ebraico di proseguire la costruzione degli insediamenti a Gerusalemme Est. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Congelare gli insediamenti israeliani, due popoli in due Stati. Questo in sintesi l’intento dei mediatori internazionali, che cercano con una terapia d’urto di sbloccare una situazione di tensione e di stallo che potrebbe sfociare in uno scontro senza ritorno. Sui contenuti espressi dai mediatori del "Quartetto", il servizio di Giuseppe D’Amato:

Parlando in conferenza stampa, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon ha condannato il progetto di edificazione di 1600 unità abitative a Gerusalemme est, voluto dal governo Netanyahu. “Ricordando – ha detto Ban Ki-moon – che l’annessione di Gerusalemme est non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale, il "Quartetto" sottolinea che lo status della Città Santa è un argomento centrale che deve essere risolto attraverso negoziati tra le parti”. Grande preoccupazione è stata espressa dai presenti per i nuovi scontri armati di queste ore a Gaza. Il "Quartetto" si è posto anche degli obiettivi: entro 24 mesi deve essere trovata una soluzione a questa crisi. Entro quel termine andrebbe creato uno “Stato palestinese” in grado di assicurare giustizia e sicurezza per la sua gente. Il russo Lavrov rimarca che servono negoziati diretti tra le parti in causa da iniziare al più presto – 24 giorni è il limite fissato dal "Quartetto". Solo così si garantirà la pace.

 
Tra le altre reazioni, quella palestinese. L’Anp si felicita per la dichiarazione del "Quartetto" e spera che l’appello si traduca in fatti concreti, con controlli internazionali sul rispetto degli impegni presi. Queste le parole del negoziatore palestinese Saeb Erekat. Per Israele invece la dichiarazione del "Quartetto" allontana la possibilità di un accordo di pace: lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri, Lieberman. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna:

R. – E' importante che gli Stati Uniti non siano i soli a premere su Israele. Premere con delle semplici dichiarazioni non è sufficiente, perché Israele, e soprattutto questo governo guidato da Nethanyau, a livello di dichiarazioni, si è detto impegnato anch'esso per la pace, ma poi contemporaneamente ha lanciato il programma di incremento delle colonie di Gerusalemme. Bisogna che l’azione sia più energica. Resta il problema fondamentale che è quello di portare ad una forma di riappacificazione Hamas e Al Fatah, altrimenti Israele avrà sempre buon gioco a dire: “Io con chi tratto, se a rappresentare i palestinesi sono delle fazioni in lotta tra di loro?”

 
D. – Il "Quartetto" ritiene che i negoziati debbano condurre ad una soluzione negoziata tra le parti entro 24 mesi ...

 
R. – Sono troppi due anni. Già tanti tentativi di negoziato tra israeliani e palestinesi sono saltati, perché l’arco di tempo era troppo lungo, e chiunque volesse sabotare questi tentativi ha avuto tempo e modo per farlo. Il fattore tempo è cruciale. Io spero che, contemporaneamente a questa dichiarazione, il "Quartetto" abbia cominciato a muoversi anche nei confronti dell’insieme del mondo arabo, proprio perché a questo punto sarebbe molto importante che la Lega araba, o comunque i Paesi più rappresentativi come l’Egitto e l’Arabia Saudita, cominciassero a giocare un ruolo molto più attivo.







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