I mediatori internazionali per il Medio Oriente riuniti a Mosca: Israele congeli gli
insediamenti
Crisi mediorientale, stamani, al centro dei colloqui a Mosca del "Quartetto". I rappresentanti
di Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia sono impegnati a trovare una via d’uscita
al blocco dei negoziati indiretti tra israeliani e palestinesi, causato dalla intenzione
del governo ebraico di proseguire la costruzione degli insediamenti a Gerusalemme
Est. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Congelare
gli insediamenti israeliani, due popoli in due Stati. Questo in sintesi l’intento
dei mediatori internazionali, che cercano con una terapia d’urto di sbloccare una
situazione di tensione e di stallo che potrebbe sfociare in uno scontro senza ritorno.
Sui contenuti espressi dai mediatori del "Quartetto", il servizio di Giuseppe
D’Amato:
Parlando in conferenza stampa, il segretario dell’Onu
Ban Ki-moon ha condannato il progetto di edificazione di 1600 unità abitative a Gerusalemme
est, voluto dal governo Netanyahu. “Ricordando – ha detto Ban Ki-moon – che l’annessione
di Gerusalemme est non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale, il "Quartetto"
sottolinea che lo status della Città Santa è un argomento centrale che deve essere
risolto attraverso negoziati tra le parti”. Grande preoccupazione è stata espressa
dai presenti per i nuovi scontri armati di queste ore a Gaza. Il "Quartetto" si è
posto anche degli obiettivi: entro 24 mesi deve essere trovata una soluzione a questa
crisi. Entro quel termine andrebbe creato uno “Stato palestinese” in grado di assicurare
giustizia e sicurezza per la sua gente. Il russo Lavrov rimarca che servono negoziati
diretti tra le parti in causa da iniziare al più presto – 24 giorni è il limite fissato
dal "Quartetto". Solo così si garantirà la pace.
Tra
le altre reazioni, quella palestinese. L’Anp si felicita per la dichiarazione del
"Quartetto" e spera che l’appello si traduca in fatti concreti, con controlli internazionali
sul rispetto degli impegni presi. Queste le parole del negoziatore palestinese Saeb
Erekat. Per Israele invece la dichiarazione del "Quartetto" allontana la possibilità
di un accordo di pace: lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri, Lieberman.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Marcella
Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università
di Bologna:
R. – E' importante che gli Stati Uniti non siano i soli
a premere su Israele. Premere con delle semplici dichiarazioni non è sufficiente,
perché Israele, e soprattutto questo governo guidato da Nethanyau, a
livello di dichiarazioni, si è detto impegnato anch'esso per la pace, ma poi contemporaneamente
ha lanciato il programma di incremento delle colonie di Gerusalemme. Bisogna che l’azione
sia più energica. Resta il problema fondamentale che è quello di portare ad una forma
di riappacificazione Hamas e Al Fatah, altrimenti Israele avrà sempre buon gioco a
dire: “Io con chi tratto, se a rappresentare i palestinesi sono delle fazioni in lotta
tra di loro?”
D. – Il "Quartetto" ritiene che i negoziati
debbano condurre ad una soluzione negoziata tra le parti entro 24 mesi ...
R.
– Sono troppi due anni. Già tanti tentativi di negoziato tra israeliani e palestinesi
sono saltati, perché l’arco di tempo era troppo lungo, e chiunque volesse sabotare
questi tentativi ha avuto tempo e modo per farlo. Il fattore tempo è cruciale. Io
spero che, contemporaneamente a questa dichiarazione, il "Quartetto" abbia cominciato
a muoversi anche nei confronti dell’insieme del mondo arabo, proprio perché a questo
punto sarebbe molto importante che la Lega araba, o comunque i Paesi più rappresentativi
come l’Egitto e l’Arabia Saudita, cominciassero a giocare un ruolo molto più attivo.