L’Unione Europea si divide sugli aiuti alla Grecia, alle prese con una crisi economica
senza precedenti. Da una parte il cancelliere tedesco Angela Merkel, che ieri davanti
al Parlamento di Berlino ha prospettato l’uscita dalla zona Euro per i Paesi che non
rispettano i vincoli di bilancio; dall’altra, invece, il presidente della Banca Centrale
Europea, Jean Claude Trichet, che ha definito quella avanzata da Berlino una “ipotesi
assurda”. Questa contrapposizione così netta non rischia di indebolire la politica
economica europea nel suo complesso? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista
Alberto Quadrio Curzio, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica
di Milano:
R. – A mio
avviso, Trichet è nel giusto. La Merkel ha rilasciato al Parlamento delle dichiarazioni
più che altro rivolte all’opinione pubblica interna e ai parlamentari tedeschi che
ad una prospettiva europeista, sulla quale la Germania si è sempre spesa con grandi
risultati che tutti noi dobbiamo apprezzare. Ricordo quanto hanno fatto da Adenauer
a Kohl e mi auguro che la dichiarazione della Merkel sia solamente determinata da
una contingenza interna.
D. – Nel caso in cui prevalesse
la posizione della Merkel, che tipo di conseguenze avremmo a livello globale europeo?
R.
– Se la Grecia uscisse dall’Euro, si aprirebbe un meccanismo di possibili aggressioni
speculative ad altri Paesi, ovvero ai loro titoli pubblici, con conseguenze imprevedibili.
Mostrarsi deboli in questa circostanza significa esporre tutta l’Europa, o meglio
Eurolandia, ad un graduale sgretolamento.
D. – Nelle
scorse settimane si è tanto parlato del Fondo monetario europeo, fondo sul quale il
presidente del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, si è detto
scettico. Un’ipotesi questa che possiamo, dunque, definire tramontata?
R.
– E’ certamente un’ipotesi dibattuta e criticata da taluni e tuttavia a mio avviso
rimane un’ipotesi plausibile, anche perché un’area monetaria integrata come Eurolandia
ha pur bisogno di un qualche strumento di intervento di sostegno, in casi di urgenza
e di necessità, per difficoltà di bilancio dei Paesi membri. D’altra parte, l’Europa
versa consistenti contributi al Fondo monetario, dove conta relativamente poco, perché
ogni Paese europeo va a rappresentare se stesso. Ebbene, quantomeno, se i Paesi europei
dentro il Fondo fossero rappresentati unitariamente avrebbero ben altra voce in capitolo
e per il futuro una parte delle risorse, invece di andare al Fondo monetario, potrebbero
benissimo andare ad un Fondo monetario europeo.
D.
– Al di là delle contrapposizioni, delle ipotesi che si sono fatte in questi giorni,
si è tanto parlato di effetto domino. Ma, concretamente, c’è il rischio che la situazione
venutasi a creare ad Atene possa ripetersi in altri Paesi, secondo lei?
R.
– Io credo sia molto difficile, a meno che le dichiarazioni da parte di grandi Paesi
europei, ed in particolare della Germania, diano l’impressione ai mercati internazionali,
dove le aggressioni speculative ci sono, ebbene a meno che si abbia l’impressione
che gli Stati nazionali europei intendano richiudersi su se stessi. Tra l’altro, un’ipotesi
del genere, porterebbe dei danni anche alla Germania, che pure ha beneficiato dell’Euro
e del miglioramento del commercio interno tra Paesi europei. In ogni caso, l’Italia
e la Spagna, che sono due Paesi molto forti, perché hanno un’economia reale potente
- e soprattutto l’Italia - potrebbero essere esposti a questi rischi, ma solamente
in un caso estremo, che non credo, in alcun modo, possa essere oggi prefigurato.