2010-03-18 14:35:42

L'Ue si divide sugli aiuti alla Grecia in crisi


L’Unione Europea si divide sugli aiuti alla Grecia, alle prese con una crisi economica senza precedenti. Da una parte il cancelliere tedesco Angela Merkel, che ieri davanti al Parlamento di Berlino ha prospettato l’uscita dalla zona Euro per i Paesi che non rispettano i vincoli di bilancio; dall’altra, invece, il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, che ha definito quella avanzata da Berlino una “ipotesi assurda”. Questa contrapposizione così netta non rischia di indebolire la politica economica europea nel suo complesso? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Alberto Quadrio Curzio, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – A mio avviso, Trichet è nel giusto. La Merkel ha rilasciato al Parlamento delle dichiarazioni più che altro rivolte all’opinione pubblica interna e ai parlamentari tedeschi che ad una prospettiva europeista, sulla quale la Germania si è sempre spesa con grandi risultati che tutti noi dobbiamo apprezzare. Ricordo quanto hanno fatto da Adenauer a Kohl e mi auguro che la dichiarazione della Merkel sia solamente determinata da una contingenza interna.

 
D. – Nel caso in cui prevalesse la posizione della Merkel, che tipo di conseguenze avremmo a livello globale europeo?

 
R. – Se la Grecia uscisse dall’Euro, si aprirebbe un meccanismo di possibili aggressioni speculative ad altri Paesi, ovvero ai loro titoli pubblici, con conseguenze imprevedibili. Mostrarsi deboli in questa circostanza significa esporre tutta l’Europa, o meglio Eurolandia, ad un graduale sgretolamento.

 
D. – Nelle scorse settimane si è tanto parlato del Fondo monetario europeo, fondo sul quale il presidente del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, si è detto scettico. Un’ipotesi questa che possiamo, dunque, definire tramontata?

 
R. – E’ certamente un’ipotesi dibattuta e criticata da taluni e tuttavia a mio avviso rimane un’ipotesi plausibile, anche perché un’area monetaria integrata come Eurolandia ha pur bisogno di un qualche strumento di intervento di sostegno, in casi di urgenza e di necessità, per difficoltà di bilancio dei Paesi membri. D’altra parte, l’Europa versa consistenti contributi al Fondo monetario, dove conta relativamente poco, perché ogni Paese europeo va a rappresentare se stesso. Ebbene, quantomeno, se i Paesi europei dentro il Fondo fossero rappresentati unitariamente avrebbero ben altra voce in capitolo e per il futuro una parte delle risorse, invece di andare al Fondo monetario, potrebbero benissimo andare ad un Fondo monetario europeo.

 
D. – Al di là delle contrapposizioni, delle ipotesi che si sono fatte in questi giorni, si è tanto parlato di effetto domino. Ma, concretamente, c’è il rischio che la situazione venutasi a creare ad Atene possa ripetersi in altri Paesi, secondo lei?

 
R. – Io credo sia molto difficile, a meno che le dichiarazioni da parte di grandi Paesi europei, ed in particolare della Germania, diano l’impressione ai mercati internazionali, dove le aggressioni speculative ci sono, ebbene a meno che si abbia l’impressione che gli Stati nazionali europei intendano richiudersi su se stessi. Tra l’altro, un’ipotesi del genere, porterebbe dei danni anche alla Germania, che pure ha beneficiato dell’Euro e del miglioramento del commercio interno tra Paesi europei. In ogni caso, l’Italia e la Spagna, che sono due Paesi molto forti, perché hanno un’economia reale potente - e soprattutto l’Italia - potrebbero essere esposti a questi rischi, ma solamente in un caso estremo, che non credo, in alcun modo, possa essere oggi prefigurato.







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