India: modifiche e proposte dei cristiani alla legge contro la violenza intercomunitaria
E’ un documento positivo, che desidera tutelare l’idea di un Paese laico, dove i diritti
sono uguali per tutti, e che intende prevenire episodi di violenza intercomunitaria
e interreligiosa. Ma è una legge che, per conseguire i suoi benefici scopi, necessita
di alcune modifiche: è quanto afferma in una nota inviata all’agenzia Fides, l’All
India Christian Council (Aicc), organizzazione ecumenica che comprende leader cristiani
di tutte le confessioni, mentre il governo federale indiano si appresta a discutere
la bozza del “Communal Violence Bill 2009”, per poi sottoporla al Parlamento indiano.
La bozza di legge prevede mezzi per prevenire scontri fra comunità diverse, strumenti
per la riabilitazione e il risarcimento delle vittime, modalità di sostegno e promozione
dell’armonia sociale. Pur riconoscendo la bontà degli sforzi del governo, l’Aicc nota
che “il documento non affronta adeguatamente le radici della violenza”: cioè la campagna
di odio sparso pubblicamente, anche tramite i mass-media, da organizzazioni militanti
e radicali. Inoltre non sono ben chiari “i criteri di risarcimento e compensazione
delle vittime”, mentre si dovrebbero “esporre con maggiore nettezza i compiti della
polizia e degli amministratori locali” che, in alcuni casi, si sono rivelati complici
delle violenze, non avendo messo in atto i mezzi necessari per fermarle. Uno dei problemi
più seri, nota l’Aicc, è infatti proprio quello che spesso le campagne violente (avvenute,
ad esempio, contro i cristiani in Orissa o contro i musulmani in Gujarat) non sono
state frutto occasionale di alcuni rivoltosi, ma campagne ben orchestrate, grazie
a organizzazioni e partiti politici che detenevano il potere in alcuni distretti e
in alcuni Stati. Fra i suggerimenti dell’Aicc per migliorare la legge: rafforzare
i poteri della Commissione nazionale per le minoranze; prevedere severe punizioni
per gli agenti di polizia che rifiutano di registrare la denuncia di un cittadino;
interdire dai pubblici uffici funzionari responsabili o complici di campagne di violenza
sociale; prevedere adeguate forme di assistenza pubblica agli sfollati interni, in
seguito a eventuali conflitti sociali, secondo gli standard delle Nazioni Unite. (R.P.)