L’Istituto Internazionale Jacques Maritain festeggia i 35 anni di fondazione
L’Istituto Internazionale Jacques Maritain festeggia il 35.mo anniversario della sua
costituzione con quattro giorni di manifestazioni, che si aprono oggi pomeriggio presso
il Centro Culturale San Luigi di Francia a Roma, fondato dallo stesso Maritain negli
anni in cui era ambasciatore francese presso la Santa Sede. Fabio Colagrande
ha chiesto a Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto, con quale spirito
viene celebrato questo anniversario:
R. – Con
uno spirito di letizia, in qualche modo, perché nonostante le difficoltà siamo riusciti
a portare avanti e a sviluppare il discorso su Maritain sul piano intellettuale: abbiamo
pubblicato oltre 260 volumi in diverse lingue, in questi 35 anni, e creato associazioni
in Canada, Stati Uniti, Cile, Argentina, diversi Paesi europei, e quindi si è tornati
in qualche modo a leggere e a pubblicare Maritain mentre nell’ultimo decennio, se
non nell’ultimo ventennio, c’era stato un certo declino del suo pensiero. Quindi,
noi abbiamo collaborato con altre istituzioni in altri Paesi, ma anche sul piano internazionale
– perché lavoriamo con l’Unesco, con la Fao, con l’Onu, eccetera – a tener viva una
cultura maritainiana che è una cultura di pace, di diritti umani … E quindi, in questo
senso credo che festeggiare con diverse dozzine di persone che vengono dai cinque
continenti sia una cosa che ci fa molto piacere.
D.
– Il declino di cui lei parlava ha significato anche che forse si è dimenticato un
po’ quanto sia stato fondamentale l’umanesimo di Maritain per la fondazione della
filosofia, della democrazia e dei diritti umani …
R.
– Non c’è dubbio che negli ultimi tempi i filoni tradizionali della filosofia siano
stati in qualche modo messi tra parentesi e si sia sviluppata una filosofia positivista
o anche nichilista, per cui evidentemente il discorso sui valori e gli ideali è diventato
molto relativo; addirittura, ci sono stati autori – specialmente i canadesi, all’inizio
– i quali hanno teorizzato che ogni cultura esprime un suo pensiero e mettendo in
dubbio, quindi, che esistano dei valori universali, ciò che pone un enorme problema
alla diffusione di una cultura "onusiana" sui diritti umani che è uno dei maggiori
pregi che ha avuto l’Onu, insieme a tanti limiti, alla diffusione di questi valori
dei diritti umani che stanno permeando un po’ tutte le culture, aprendo un dibattito.
Oggi, la filosofia è in gran parte antropologica, cioè sul senso dell’uomo, sul senso
della persona.
D. – Benedetto XVI ha invitato più
volte i laici credenti a partecipare alla vita sociale e all’azione politica. La lezione
di Maritain resta attuale anche in questa prospettiva?
R.
– A parte il fatto che nella “Caritas in veritate” non so quante volte il Papa riprende
l’espressione tipicamente maritainiana di “umanesimo integrale”, mostrando così che
non è un Papa che ha letto solamente Agostino, ma anche Tommaso e gli altri; non c’è
dubbio che la lezione politica di Maritain sia uno degli aspetti più interessanti
e forse più attuali del suo pensiero, che va dalla metafisica all’epistemologia, dall’arte
all’educazione, alla politica … Personalmente, credo che il pensiero politico di Maritain,
in particolare l’uomo e lo Stato, le lezioni che lui ha dettato all’Università di
Chicago nel 1949, quindi in un clima ancora di ricostruzione di una cultura e di istituzioni
democratiche, restano uno dei saggi più importanti che si siano prodotti nel dopoguerra
sul tema della democrazia e dei diritti umani e la globalizzazione: perché l’ultimo
capitolo di questo libro è tutto consacrato – profeticamente – a quello che i francesi
chiamano “la mondialisation”.