Iraq: il premier al Maliki accusa la Commissione elettorale di manipolazione del voto
La lista che fa capo al primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, ha accusato oggi
la Commissione elettorale irachena di “manipolazioni” e ha chiesto un riconteggio
dei voti per le legislative, dopo che il suo avversario laico, Iyad Allawi, ha colmato
il divario e si trova ora in testa per numero di voti. Il tutto accade mentre si hanno
a disposizione solo risultati elettorali ancora parziali.
Pakistan Cinque
giovani americani, arrestati nel dicembre scorso in Pakistan, sono stati formalmente
incriminati di “legami con il terrorismo” e con estremisti islamici legati ad al Qaeda.
Lo hanno fatto sapere i loro avvocati. La Corte ha fissato la prossima udienza per
il 31 marzo, quando saranno ascoltati testimoni e prodotte prove. I cinque giovani
americani, con origini in Pakistan, Etiopia, Eritrea ed Egitto, avevano lasciato le
loro famiglie negli Usa ed erano stati arrestati in dicembre a Sarghoda. Intanto,
un velivolo senza pilota (drone) statunitense è entrato nuovamente in azione oggi
nel Pakistan nordoccidentale lanciando missili contro presunte basi ostili di due
diverse località e causando, secondo le prime informazioni, la morte di almeno nove
talebani. Lo riferisce Dawn News Tv. Fonti amministrative del Waziristan del Nord,
territorio tribale alla frontiera con l'Afghanistan, hanno precisato che almeno cinque
missili sono stati sparati vicino a Dokhel, nella zona di Miranshah, e altri due a
Datta Kheil. Ieri, nella Khyber Agency, un altro dei territori tribali del Pakistan
al confine con l'Afghanistan, un commando di presunti talebani ha attaccato un posto
di blocco militare pakistano, uccidendo cinque membri della sicurezza. Lo riferisce
GEO Tv. L'attacco, si è appreso, ha colto di sorpresa agenti e soldati impegnati nelle
operazioni di controllo in una zona particolarmente violenta.
La "Festa
del Fuoco" a Teheran, occasione per manifestare contro il regime Nuovi scontri
a Teheran tra dimostranti antigovernativi e forze di sicurezza, durante la tradizionale
“Festa del Fuoco” celebrata ieri. La festa cade prima del Capodanno persiano e si
organizza intorno ad un fuoco per purificare l'anima. Durante la celebrazione della
festa, da sempre guardata con sospetto dal regime islamico, nella capitale iraniana
ci sono stati violenti scontri, nonostante le misure repressive adottate al fine di
prevenire la formazione di proteste. La polizia del regime ha arrestato circa 50 ribelli.
In piazza Enqelab, dove si sono radunati reparti antisommossa di basij e Guardie della
Rivoluzione, stando a quanto riferito dall'emittente "al-Arabiya", i dimostranti hanno
inoltre incendiato alcune immagini sia dell'ayatollah Khomeini, padre della Repubblica
Islamica, sia della guida suprema Ali Khamenei. L'opposizione di recente ha approfittato
di feste nazionali per organizzare manifestazioni contro il regime, dopo le contestate
elezioni presidenziali del giugno scorso. I principali leader del movimento di opposizione
non hanno lanciato appelli a manifestare, ma numerosi siti Internet, ostili al potere,
hanno proposto di cogliere anche questa occasione per far sentire una voce di dissenso.
Il
ministro degli Esteri italiano Frattini: in Afghanistan democrazia e sviluppo L’impegno
italiano e internazionale in Afghanistan deve andare oltre lo strumento militare se
vuole risolversi in un successo nel campo della democrazia e dello sviluppo economico.
Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha illustrato stamani ad una folta
delegazione di giornalisti afghani ricevuti alla Farnesina l’impegno dell’Italia nel
loro Paese. L’evento è stato anche un’occasione per favorire l’incontro tra giornalisti
italiani ed afghani. Il servizio di Stefano Leszczynski.
Il processo
di democratizzazione, la lotta alla corruzione, la riconciliazione nazionale sono
elementi tanto importanti nella realtà dell’impegno internazionale in Afghanistan,
almeno quanto l’impegno per la cooperazione economica e sociale in favore della popolazione.
Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha illustrato i progetti a tutto
campo che la comunità internazionale, e in particolare i Paesi della coalizione militare
attiva nella guerra contro i talebani, hanno messo in atto per accompagnare la giovane
democrazia afghana verso il suo completamento. Nel contesto del Media Forum svoltosi
nei locali della Farnesina, i giornalisti afghani hanno potuto farsi portavoce dei
motivi di soddisfazione della popolazione per i molti miglioramenti intervenuti nella
vita quotidiana, ma anche dell’enorme lavoro che ancora resta da fare nel Paese. La
condizione della donna in Afghanistan rimane molto difficile e seppure migliorata
su un piano formale richiede ancora un forte investimento, soprattutto di tipo finanziario.
Favorire infatti l’imprenditoria femminile significherebbe eliminare quelle sacche
di povertà che spesso finiscono per alimentare le fila di al Qaeda e dei talebani.
Non sono mancate neppure le critiche ai media occidentali, descritti talvolta come
eccessivamente frettolosi nel tracciare giudizi sulla situazione dell’Afghanistan
e poco attenti – secondo i giornalisti afgani – ai piccoli progressi che il Paese
è riuscito a compiere in questi anni. Resta inoltre il dramma della guerra a fare
da inevitabile scenario alle difficoltà quotidiane del popolo afghano, che troppo
spesso oggi è vittima di ritorsioni o di errori militari difficili da perdonare. La
promessa dell’Occidente – ha ribadito il ministro Frattini – è quella di riuscire
a conciliare l’esigenza della sicurezza con quella dello sviluppo, investendo sulle
competenze e sullo spirito imprenditoriale. Coinvolgere parte dei talebani nel processo
di riconciliazione è certo possibile – ha sottolineato – ma questo non può significare
il perdono per chi ha deliberatamente sposato la causa di al Qaeda e del terrorismo,
responsabile di lutti e sofferenze anche in Occidente. Violenza
in Nigeria Torna la violenza nello Stato nigeriano del Plateau, già teatro
nelle scorse settimane di sanguinosi scontri. Tredici i morti delle ultime ore. Monsignor
Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, capitale dello Stato di Plateau, sottolinea
che si tratta di "una rappresaglia di pastori Fulani contro gli abitanti di un villaggio
per un presunto furto di bestiame, e non di uno scontro tra cristiani e musulmani".
Il servizio di Giada Aquilino:
Sono per
lo più donne e bambini le vittime dell’attacco condotto all'alba di oggi controun villaggio cristiano nello Stato nigeriano del Plateau. A diffondere la notizia,
la radio pubblica locale, secondo cui gli aggressori - che sarebbero membri dell'etnia
Fulani, vestiti con divise militari mimetiche - hanno dato l'assalto ad un villaggio
del distretto di Riyom, non lontano da Jos. Lo Stato del Plateau, al
centro del Paese, è punto d'incontro tra il nord, musulmano, e il sud, cristiano o
di religioni tradizionali africane. All'inizio del mese, pastori di etnia Fulani avevano
lanciato un feroce attacco notturno contro villaggi dell’etnia Berom. Allora, mons.
John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, spiegò che i Fulani sono musulmani,
mentre i Berom sono cristiani, ma - aggiunse - non si tratta di violenze interreligiose,
bensì di un conflitto tra pastori e agricoltori. Il bilancio degli scontri fu tra
le 100 e le 500 vittime, a seconda delle ricostruzioni fornite da fonti diverse, che
parlarono anche di 8000 sfollati in fuga dai combattimenti. In Nigeria, il Paese più
popoloso dell’Africa con 150 milioni di abitanti, le violenze nella zona centrale
hanno già provocato migliaia di morti dal 2001 ad oggi. Nuovo
accordo di pace con i ribelli per il Darfur Dopo l’intesa con il più rappresentativo
Jem, il Movimento per la giustizia e la legalità, il governo del Sudan ha raggiunto
un accordo-quadro di pace per la regione del Darfur con il Mlj, movimento ribelle
minoritario di liberazione per la giustizia, di recente nato dalla fusione di cinque
gruppi ribelli più piccoli. Un ministro sudanese ha poi annunciato che la firma dell’accordo
avverrà domani a Doha, in Qatar, alla presenza del vicepresidente sudanese, Ali Osman
Taha. Non vi sono particolari attese per questo evento, visto che l’accordo con il
Jem, che prevedeva la fine degli scontri armati e la firma di un accordo di pace entro
il 15 marzo, non è stato ancora rispettato. Inoltre, un altro gruppo ribelle, l’esercito
di liberazione del Sudan, non accetta di firmare la pace con il presidente Omar Hassan
al-Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra
nel Darfur.
La Commissione Europea lancia allarmi su deficit e debito pubblico I
“principali rischi” che pesano sugli “ambiziosi” obiettivi di risanamento dei conti
pubblici dei Paesi Ue derivano da “ipotesi macroeconomiche leggermente ottimistiche”
e dal fatto che nessuno ha precisato le misure che intende adottare. È quanto sottolinea
il commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, commentando le valutazioni
dei 14 programmi di stabilità di altrettanti Paesi, tra cui l'Italia, licenziate oggi
da Bruxelles. “I programmi esaminati - ha detto Rehn - riflettono le misure di rilancio
messe in campo per evitare una spirale economica discendente e le strategie per uscire
dalla crisi concordate alla fine dello scorso anno. Emerge che la strategia approvata
dal Consiglio europeo è effettivamente messa in opera. Nell'insieme - rileva ancora
il commissario - il 2010 sarà ancora un anno segnato dalle misure di rilancio e sarà
seguito da un'ambiziosa strategia di risanamento nel 2011”.
Aumenta la spesa
economica per il terremoto in Cile Per il recente sisma, in Cile si contano
danni da 25-30 milioni di dollari, “la peggiore catastrofe in termini economici” che
il Paese abbia mai patito, riferisce il ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter.
I morti identificati sono 500 e 200 i dispersi, considerando anche la scossa del 27
febbraio scorso. In un articolo dell’agenzia Misna, si legge che il governo dovrebbe
affrontare l’ardua situazione rivedendo il bilancio di quest’anno anche attraverso
l’aumento delle tasse per le aziende minerarie. L’opposizione di centrosinistra, la
Concertación, chiede l’aumento del buono destinato a 4,2 milioni di cileni poveri,
dai 77 dollari previsti a 192, in particolare ai residenti nelle zone del centro-sud
colpite dal sisma. Tra i danni si contano anche oltre 30 mila immobili non più agibili,
dei quali cinquemila rasi al suolo o gravemente colpiti al livello strutturale. Per
gli edifici pubblici, il 21% delle scuole è stato dichiarato inagibile, al pari di
30 tribunali.
Polemica tra Colombo e organizzazioni umanitarie sui diritti
umani in Sri Lanka Lo Sri Lanka è nuovamente impegnato, a poche settimane dalle
elezioni legislative, in una dura polemica sul delicato tema dei diritti umani, dopo
le accuse di Amnesty International (Ai) e di Human Rights Watch (Hrw) secondo le quali
i servizi di informazione cingalesi hanno una lista di giornalisti e attivisti che
considerano "pericolosi". Una polemica che si aggiunge a quella già viva fra il governo
di Colombo e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha annunciato la formazione
di un gruppo di esperti con l'incarico di indagare sulle violazioni dei diritti umani
riguardanti i Tamil ed il modo con cui è stata annientata la guerriglia dell'Esercito
di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte). Il responsabile dell'Onu ha respinto una
lettera del Segretariato dei Paesi non Allineati, riguardante una possibile ingerenza
negli affari interni cingalesi, ricordando che la creazione del gruppo era prevista
da un comunicato congiunto firmato dopo la sua visita a Colombo in maggio. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza e di Carla Ferraro) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 76 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.