Iraq: mons. Warduni chiede ai cristiani di entrare nella coalizione di governo
“Incoraggiamo i laici cristiani impegnati in politica ad assumesi in pieno le loro
responsabilità; anche, se ve ne fosse la possibilità, entrando nella coalizione di
governo, per dare un contributo diretto a un Iraq dove trionfino la pace, la sicurezza,
i diritti”: è l’auspicio espresso in un colloquio con l’agenzia Fides da mons. Shlemon
Warduni, vescovo ausiliare del patriarcato caldeo di Baghdad, mentre nello scenario
post elettorale iracheno vanno delineandosi risultati positivi per l’alleanza del
Primo Ministro Al-Maliki e per la lista nazionalista dell’ex premier Iyad Allawi.
“Non è facile commentare oggi il complicato quadro di questa fase post-elettorale.
Ma un fatto va segnalato: il rischio maggiore è che i partiti e le fazioni pensino
ai propri interessi, dimenticando il bene comune del Paese”, sottolinea il vescovo.
“Anche per i cristiani presenti in politica è necessaria l’unità: chiediamo di superare
le frammentazioni e le divisioni etniche e confessionali, unendosi per un bene più
grande. Altrimenti i cristiani saranno emarginati, divenendo insignificanti sulla
scena pubblica. Nutriamo la profonda speranza che Dio illumini la mente e il cuore
dei governanti perché pensino e agiscano per il vero bene del popolo iracheno, cioè
pace e sicurezza". Sulle attuali condizioni della comunità cristiana in Iraq, mons.
Warduni afferma: “Sembra vi sia un leggero miglioramento, rispetto alle violenze pre-elettorali.
Questo dipende anche dal fatto che abbiamo alzato la voce verso Dio e verso il mondo
intero per chiedere aiuto. I cristiani oggi sono chiamati a vivere in questa delicata
situazione, compiendo sacrifici, senza pensare solo alla fuga dal Paese. Per questo
non ci stanchiamo di chiedere il sostegno della preghiera a tutti i cristiani del
mondo”. Sul progetto di creare una Unità amministrativa a maggioranza cristiana nella
Piana di Ninive, mons. Warduni spiega che “sarebbe inaccettabile se fosse un ghetto:
Diversamente, l’ipotesi va discussa, compresa, studiata, con la certezza che non deve
e non potrebbe diventare l’unica enclave dove rinchiudere i cristiani in Iraq. La
nostra missione è essere luce del mondo, sale della terra, lievito nella massa della
nazione irachena”. (R.P.)