2010-03-16 14:26:25

Il cardinale Bertone alla Confindustria: solo l'imprenditoria che rispetta il valore dell'uomo è destinata a creare benessere e sviluppo sostenibile


Le strategie vincenti e i vantaggi competitivi di un’impresa non possono mai escludere, dal benessere che creano, i lavoratori e le famiglie. Lo ha affermato oggi il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel suo intervento alla riunione della Giunta di Confindustria. Il porporato ha preso spunto dall’Enciclica del Papa Caritas in veritate, auspicando l’avvento di una nuova generazione di politici, economisti e imprenditori cristiani, capaci di creare uno “sviluppo vero e sostenibile”. A margine dell'incontro, riferendosi alla vicenda degli abusi contro i minori, il cardinale Bertone ha affermato che ''la Chiesa ha ancora una grande fiducia da parte dei fedeli, solo che qualcuno cerca di minare questa fiducia. Ma la Chiesa ha con sé un aiuto speciale dall'alto''. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Non “quanto vale”, ma “cosa vale”. Così, in Italia, negli anni tra il secondo dopoguerra e l’avvio del boom economico degli anni Sessanta, l’ing. Adriano Olivetti si poneva di fronte al valore del lavoro. Una domanda fondamentale, ispirata da quei valori cristiani che ne orientavano le scelte, che permisero al leader di una delle aziende italiane che già mezzo secolo fa contava oltre 35 mila dipendenti in Italia e all’estero di tradurre in “progresso civile” i “risultati del processo produttivo”. Davanti al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e ai membri della giunta, il cardinale Bertone ha preso la figura dell’ing. Olivetti come esempio di quell’“umanesimo cristiano imprenditoriale” che sapeva ottenere utili d’impresa senza dimenticare la dignità dei lavoratori. Una visione, ha obiettato il porporato, che spesso manca invece all’economia contemporanea, faticosamente impegnata a lasciarsi alle spalle una gravissima crisi. E’ stato un “deficit di valori morali” a originarla, ha ripetuto il segretario di Stato, sulla falsariga delle affermazioni di Benedetto XVI nella Caritas in veritate. Nell’Enciclica, ha osservato, il Papa ricorda i valori di riferimento per chi fa impresa: volere “uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio”. Ne consegue che esigenze quali “il ritorno sull’investimento, la creazione di valore per l’azionista e la valutazione del rischio, non possono prescindere dal valore umano”, mentre purtroppo – ha affermato il cardinale Bertone – “oggi è diffusa la cultura che considera normale, perciò accettabile se non addirittura da invidiare ed emulare, il prevalere della furbizia, del più organizzato, del più informato e del più ricco e potente”.

 
Se, come dice il Papa, “l’economia non può avere una sua autonomia morale”, anche un’impresa che crea benessere resta pur sempre “un mezzo e non un fine”, compreso il profitto ottenuto: dunque, “è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso integrale”. In quest’ottica, ha riassunto il segretario di Stato, i valori che devono guidare l’imprenditore comprendono “grandi attenzioni” ai “bisogni spirituali” dell’uomo, oltre che materiali, come pure il sostegno “con tutti i mezzi” alle famiglie, alla nascita e la crescita dei figli, alla distribuzione a tutti della ricchezza prodotta dall’impresa, della subordinazione dell’economia e della tecnica all’etica perché siano entrambe utilizzate “per il bene comune e della persona”. Ma perché questi valori non restino un’utopia, è necessaria la formazione “di una nuova generazione di laici impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Uno sviluppo diametralmente opposto a quello “artificiale e insostenibile”, ha stigmatizzato il cardinale Bertone, che ha portato alla recente crisi perché basato su un “distorto modello di crescita” nel quale si è cercato di compensare il “crollo delle nascite” con la spinta a un’“economia esasperata” che alla fine ha reso vulnerabili tutti i comparti della società.

 
Viceversa, ha insistito il segretario di Stato, “il rispetto della dignità della persona si deve vedere anzitutto nell’attenzione dell’imprenditore verso il proprio comportamento, come pure verso i dipendenti, fornitori, clienti, azionisti, investitori. Tale attenzione – ha proseguito – provoca un valore, che si chiama fiducia. Occorre approntare strategie di sviluppo fondate proprio sul vantaggio competitivo della “fiducia”, quella vera, non intesa soltanto come strumento di marketing”. “Vi invito – ha concluso il segretario di Stato – a fornire al mondo l’esempio di come si governa una impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità e dovere. Tali scelte di alto profilo porteranno molti ad accorrere a voi per lavorare, per comprare, per fornire, per investire e per finanziare”.







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