2010-03-16 10:49:14

Colombia al voto: affermazione per la coalizione del presidente Uribe ma si temono brogli


Domenica elettorale in diversi Paesi del mondo. Giornata di consultazioni ieri anche in Colombia, dove si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Congresso di Bogotà. I partiti più votati risultano quelli della coalizione al governo che sostiene il presidente Uribe ma non mancano denunce di compravendita di voti. Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

Confermata la tendenza in Colombia, il Paese più a destra in America Latina, almeno fino alle recenti elezioni in Cile più vicino agli Stati Uniti. Stando ai primi risultati delle elezioni, ieri, per il rinnovo del Parlamento, i partiti più votati sono stati quelli della coalizione al Governo, che sostiene l’attuale presidente Alvaro Uribe. In testa, con circa il 25% per il Senato e il 30% per la Camera, il Partito Unità Nazionale, noto come il Partito della “U”, il suo candidato è l’ex ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, favorito nei sondaggi per le presidenziali del prossimo 30 maggio. Nell’ipotesi di una sua vittoria o di quella dell’esponente del Partito Conservatore – il secondo più votato, quasi alle pari – la governabilità sarebbe garantita dal nuovo Parlamento. Presidiato da 400 mila uomini della Polizia e dell’Esercito, il voto di ieri si è svolto in un clima di grande tensione, ma senza gravi incidenti: quasi un miracolo in un Paese violento e difficile, che non riesce a risolvere i problemi della guerriglia, dei paramilitari, del narcotraffico e degli oscuri legami incrociati tra di loro e la politica.
 
Russia-elezioni
Nessuna sorpresa in Russia, dove ieri si è votato in otto regioni della Federazione. Il partito Russia Unita del premier Putin ha vinto anche se in sei regioni ha subìto un forte ridimensionamento. Negli Urali si è fermata al 40% dei voti, registrando un calo di 24 punti rispetto alle ultime elezioni parlamentari; a Kurgansk e a Kaluga il partito di governo ha perso 19 punti.

Messico-violenza
Più di 60 persone hanno perso la vita nella sola fine settimana in Messico, nel corso della guerra scatenatasi tra i cartelli di narcotrafficanti che si spartiscono il Paese. Uccisi anche due cittadini statunitensi, impiegati del consolato di Ciudad Juarez. Lo scorso anno sono stati oltre 7 mila i morti a causa delle bande di narcos che si danno battaglia per le strade delle principali città messicane. Ma perché si è arrivati a questa situazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Jorge Gutierrez, corrispondente a Roma per l’emittente messicana Radio Centro:RealAudioMP3

R. – Questa lotta tra i cartelli ha bagnato di sangue il Messico. E questo è dovuto sicuramente all'intervento del governo, che mancava di una strategia ben fatta, per attaccare questo fenomeno. Hanno pensato che fare arrivare l’esercito sarebbe bastato per cancellare questo fenomeno e hanno visto che questa misura repressiva, da sola, non poteva far fuori i cartelli che operano in questa parte del Paese e in tante altre.
 
D. – Il presidente statunitense Barack Obama si è schierato con l’omologo messicano Calderon, per mettere fine a questa carneficina. Un segnale importante...

R. – Già prima di essersi insediato, Obama era venuto in Messico, e così Hillary Clinton; entrambi avevano espresso molto chiaramente il loro appoggio al presidente Calderon. Avevano detto che si sarebbero assunti le loro responsabilità, visto che gli Stati Uniti sono il Paese dove il consumo di droga è più alto che nel resto del mondo, e che si sarebbero messe a disposizione tutte le risorse. Avevano, però, nel contempo asserito che non potevano fermare la vendita di armi negli Stati Uniti, per i motivi che tutti sappiamo; cosa che rappresenta un fenomeno importante, perché tutti questi narcotrafficanti prendono o acquistano armi dagli Stati Uniti, e così combattono le forze dell’ordine messicane.  
Thailandia-proteste camicie rosse
Tensione in Thailandia. Per tre ore le “camicie rosse” – sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra - hanno tentato di assaltare a Bangkok la caserma dove, secondo alcune fonti, si trovava il primo ministro Abhisit Vejjajiva. I manifestanti sono poi tornati nel loro quartier generale; solo ieri il premier aveva respinto l’ultimatum degli oppositori che chiedevano le sue dimissioni e la convocazione di nuove elezioni. Intanto sono due i feriti tra gli agenti per una bomba a mano scoppiata nel cortile di un altro edificio militare. Infine, stando a quanto riferito da una tv del Montenegro, l’ex premier Taksin Shinawatra, deposto nel 2006 e condannato in contumacia a due anni di reclusione per reati di corruzione, si troverebbe da ieri a Budva, rinomata località balneare montenegrina sulla costa adriatica.

Iraq-violenza-elezioni
L’Iraq sempre in preda alla violenza. Questa mattina la deflagrazione di un’autobomba ha causato la morte di sette civili e il ferimento di altri 13 a Falluja, nella provincia occidentale di Anbar. La Commissione elettorale, intanto, ha reso noto i primi risultati delle elezioni legislative della scorsa domenica. Al momento, l’Alleanza per lo Stato di Diritto, la formazione del premier Nuri al-Maliki, risulta in testa in 7 su 18 provincie.
Afghanistan-violenza
Cinque potenziali attentatori suicidi, con indosso dell’esplosivo, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza afghane nella provincia sud-orientale di Paktika, al confine con il Pakistan. Intanto si sono registrate in tutto il Paese diverse esplosioni da Kandahar, nel sud dell’Afghanistan, a Tirin Kot, nella provincia dell’Uruzgan. Due talebani sono morti mentre tentavano di piazzare una bomba a Muqur.

Nigeria-esplosione
Attimi di paura a Warri, nella Nigeria meridionale, dove oggi ha preso il via una conferenza sulla pacificazione e l'amnistia per i guerriglieri autonomisti del Delta del Niger. Due esplosioni si sono verificate nelle vicinanze della sede del governo locale e all’ingresso dell’edificio che ospita la riunione. Si temono vittime. L’azione era stata annunciata dal Mend, Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger, che ha anche ipotizzato nuovi attacchi contro le installazioni petrolifere straniere. La conferenza è sostenuta dallo Stato del Delta del Niger, zona petrolifera dove è attiva proprio la guerriglia del Mend.
Yemen-ritrovamento corpi
Secondo fonti ufficiali yemenite, i 5 corpi ritrovati oggi nell’area di Al Jawf apparterrebbero ad altrettanti cittadini somali. Nella zona, lo scorso giugno vennero sequestrati 7 tedeschi, un britannico e un sudcoreano. In un primo momento si era temuto che i cadaveri ritrovati fossero di ostaggi.
Isole Figi-maltempo
Sono migliaia le persone evacuate a causa di un violento tifone che ha colpito il nord delle isole Figi, danneggiando numerose abitazioni e raccolti. Il ciclone Tomas è di categoria 4 su una scala di 5, è accompagnato da venti che soffiano a 170 chilometri orari.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Carla Ferraro)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 74
 
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