2010-03-15 14:53:53

Le stragi dimenticate nel nord est della Repubblica Democratica del Congo. La denuncia del vescovo Fridolin Ambongo


Il nord est della Repubblica Democratica del Congo continua ad essere sconvolto da eccidi compiuti dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), responsabile del saccheggio e della distruzione di interi villaggi. Secondo stime dell’Onu, almeno 1200 civili sono stai massacrati tra settembre 2008 e giugno 2009. Il silenzio mediatico e l’impotenza delle autorità governative fanno spesso da cornice a queste stragi perpetrate dal gruppo ribelle ugandese nonostante la presenza di 17 mila caschi blu dell’Onu nel Paese africano. Alessandro Gisotti ha raccolto la denuncia di mons. Fridolin Ambongo Besungu, vescovo della diocesi di Bokungu-Ikela e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale congolese: RealAudioMP3

R. – Nessuno parla di questa situazione. Ne parlano solo quando c’è un’emergenza, ma i problemi ci sono, anche se con dei piccoli miglioramenti. A Dungu oggi la gente torna nel proprio villaggio. Quelli che erano scappati, infatti, adesso stanno tornando, aiutati dai militari congolesi e ugandesi nell’allestimento dei campi. Invece, nella parte di Douma, dove c’è la sede della diocesi, non ci sono tanti cambiamenti, perché tutti quelli che avevano lasciato le case e i villaggi, per fuggire dagli attacchi dell’Lra (Esercito di liberazione del signore), non vogliono tornare a casa, non essendoci nessuna sicurezza per loro.

 
D. – La Chiesa del Congo, in particolare lei come presidente della Commissione Giustizia e Pace, continua a denunciare anche una certa indifferenza della comunità internazionale...

 
R. – Certo, questo è il messaggio che noi cerchiamo di portare sempre. Tutti parlano della situazione del Congo, ma parlano solo della situazione ad Est. Invece a Nord, di Dungu e Douma, nessuno ne parla, ma la gente soffre! Qui a Dungu, la gente è scappata dai villaggi e non c’è la possibilità di coltivare i campi. Non sappiamo come andrà quest’anno, perché in questa stagione non è stato piantato nulla. Come si farà a mangiare? Noi abbiamo paura per la fame e di conseguenza per le malattie.

 
D. – Ci sono però tanti segni di speranza dal basso, per esempio l'impegno del padre comboniano Mario Benedetti e un progetto dell’Opam, Opera per la promozione dell’alfabetizzazione, una scuola per questi profughi...

 
R. – A livello di Chiesa, siamo molto grati a tutti quelli che ci aiutano. Qui la Chiesa fa molto e noi siamo convinti che questo aiuto, che arriva da parte di donatori, faccia molto per la formazione della popolazione, per l’educazione ed anche per dare da mangiare a questo popolo: è una fonte di speranza.







All the contents on this site are copyrighted ©.