2010-03-15 13:25:05

Iniziative in tutto il mondo per ricordare Chiara Lubich a due anni dalla sua scomparsa. Al Campidoglio convegno dal titolo: Chiara, una vita per l’unità


Nel secondo anniversario della scomparsa di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, avvenuta il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa, molteplici sono le iniziative in corso in tutto il mondo. Per ricordare la sua figura, ma soprattutto per rimettere a fuoco la sua idea di fraternità universale a Roma, questo pomeriggio, si terrà un Convegno al Campidoglio dove 10 anni fa venne conferita alla Lubich la cittadinanza romana. Ma qual è l’attualità del pensiero e della vita di Chiara oggi? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Maria Voce, attuale presidente dei Focolari: RealAudioMP3



R. – Il carisma di Chiara vive e vive al di là della presenza fisica di Chiara, per cui anche noi non sentiamo di fare una commemorazione ma di celebrare questa vita che Chiara ci ha donato e che continua nell’anima di tutti quelli che l’hanno seguita e di tutti quelli che continuano a conoscerla anche non avendola vista di persona. Continuano a conoscerla attraverso la vita delle persone del Movimento, che sono un po’ in tutto il mondo e che testimoniano la validità di questo carisma, che è un carisma di unità, di amore scambievole e un carisma di impostazione di ponti fra le persone e questo al di là di qualsiasi differenza, di qualsiasi distanza, di mentalità, di età, cultura, religione.

 

D. – Qual è il suo rapporto con Chiara ora che non c’è più fisicamente?

 

R. – Ho l’impressione che Chiara sia dentro di me. Tante volte ho come l’impressione, non di doverla chiamare, di doverle chiedere qualcosa – anche se qualche volta mi rivolgo a lei per capire come lei avrebbe fatto, che cosa avrebbe risposto in una determinata circostanza – ma ho più forte l’impressione che lei è dentro di me e che mi guida, diciamo dal di dentro.

 

D. – La cittadinanza - Chiara ne ha ricevute tante – da un valore particolare alla dimensione città?

 

R. – Danno un valore particolare perché, logicamente, questo desiderio di costruire un’unità era evidente che in Chiara cominciava dai prossimi, quindi dai più vicini, dalla sua famiglia ma poi si allargava, man mano, per cerchi concentrici ed arrivava anche ad una dimensione politica. Per cui Chiara quando riceveva le cittadinanze era contenta, perche sentiva che si stabiliva un legame particolare con quella città che le dava questo onore della cittadinanza; cercava a sua volta di donare lei qualche cosa da cittadina a quella città e sentiva che poteva donare l’impegno suo e delle persone del Movimento nella città a tessere rapporti con tutti, a costruire questi legami di fraternità.

 

D. – Anche per Roma è stato così…

 

R. – Anche per Roma è stato così, poi Roma è stata sempre nel cuore di Chiara in modo particolare. Da quando aveva appena cominciato a Trento ha sentito il desiderio, il bisogno di venire a Roma come centro della cristianità e ha sempre voluto che il rapporto del Movimento con le autorità – anche con l’amministrazione comunale – fosse sempre più stretto perché il Movimento potesse dare il meglio di sé per questa città.

 

Partecipano al Convegno in Campidoglio incentrato sul tema “Chiara Lubich: una vita per l’unità” anche numerose personalità civili e religiose. Tra queste l’imam della moschea di Harlem, Izak el Pasha, e il rabbino di New York, Michael Schevach, testimoni di una storica pagina di dialogo interreligioso. Adriana Masotti ne ha chiesto un ricordo a mons. Piero Coda, teologo, tra i presenti oggi al Convegno:RealAudioMP3



R. – Fu un avvenimento certamente eccezionale: una donna cristiana, bianca, che parlava in una moschea dei Black Muslims a New York. Chiara, col suo carisma, è riuscita ad aprire delle strade inedite di incontro con i musulmani, con i buddisti, con le varie religioni, a cominciare innanzitutto dal popolo ebraico. Ricordo che io ero seduto in terra in quella moschea, avendo accanto il rabbino Michael Shevack che, dopo aver ascoltato Chiara, mi disse: “E’ incredibile!”. Era incredibile il fatto che cristiani, ebrei e musulmani si trovavano insieme, in un clima di fraternità, di accoglienza reciproca, prendendo da lì, insieme, il soffio dello spirito che spinge verso una comprensione sempre più profonda, nel rispetto reciproco.

 

D. – A due anni dalla morte della fondatrice dei Focolari c’è una parola d’ordine, un mandato su cui il movimento si è concentrato in modo particolare?

 

R. – C’è una parola che fa da leitmotiv, una parola che Chiara ha lasciato in eredità, tra le altre: “essere una famiglia”, cioè camminare insieme nella condivisione, nella reciprocità dell’amore, in quell’unità che è la Parola suprema di Gesù. Questo, l’essere una famiglia, vale all’interno dell’esperienza del Movimento dei Focolari, ma anche all’interno della comunità ecclesiale e per la famiglia umana. E’ una parola d’ordine che dà speranza a tutta l’umanità.








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