Nota di padre Lombardi sui casi di abuso sessuale in Germania: una rotta chiara anche
in acque agitate
L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, riferisce in una nota "L'Osservatore Romano",
è intervenuta con un comunicato sulla vicenda del sacerdote della diocesi tedesca
di Essen, riportata dal quotidiano “Süddeutsche Zeitung”. Tale sacerdote, si notava
nell’articolo, resosi colpevole di abusi sessuali contro minori agli inizi degli Anni
Ottanta e trasferito per sottoporsi a cure nella medesima arcidiocesi di Monaco, durante
la reggenza dell’allora arcivescovo Jospeh Ratzinger, fu destinato comunque a degli
incarichi pastorali e più tardi, nell’85, fu nuovamente indagato per abusi e condannato
l’anno successivo. Nel comunicato si precisa che la decisione di ospitare il sacerdote
per le sue cure “fu presa assieme all’arcivescovo di allora”, mentre fu del vicario
generale dell’epoca, mons. Peter Beer, la decisione di destinare “senza restrizioni”
lo stesso sacerdote alla cura pastorale in una parrocchia di Monaco. “Decisioni sbagliate”,
si legge nel comunicato, delle quali mons. Gruber “si assume la piena responsabilità”.
Su questa vicenda, e più in generale su quanto emerso in questi giorni circa lo scandalo
delle violenze contro minori commesse in seno alla Chiesa tedesca, il nostro direttore
e direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi interviene
con una nota per ribadire la linea di schiettezza mantenuta dalla Chiesa nell’affrontare
questo gravissimo fenomeno:
Al termine
di questa settimana in cui l’attenzione di gran parte della stampa europea si è concentrata
sulla questione degli abusi sessuali compiuti da persone e in istituzioni della Chiesa
cattolica, ci siano permesse tre osservazioni. Anzitutto, la linea presa dalla Conferenza
episcopale tedesca si è confermata la strada giusta per far fronte al problema nei
suoi diversi aspetti. Le dichiarazioni del presidente della Conferenza, arcivescovo
Zollitsch, dopo l’incontro con il Santo Padre, riprendono le linee stabilite nella
recente assemblea della Conferenza e ne ribadiscono i punti operativi essenziali:
riconoscere la verità e aiutare le vittime, rafforzare la prevenzione e collaborare
costruttivamente con le autorità – comprese quelle giudiziarie statali – per il bene
comune della società. Mons. Zollitsch ha anche ribadito senza incertezze l’opinione
degli esperti secondo cui la questione del celibato non va in alcun modo confusa con
quella della pedofilia. Il Santo Padre ha incoraggiato la linea dei vescovi tedeschi,
che – pur con le specificità del contesto del loro Paese – può ben essere considerata
un modello molto utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali che si trovino
a fronteggiare analoghi problemi.
Inoltre, l’importante
e ampia intervista concessa dal promotore di giustizia della Congregazione per la
Dottrina della Fede, mons. Charles Scicluna, spiega dettagliatamente il significato
delle norme canoniche specifiche stabilite dalla Chiesa negli anni scorsi per giudicare
i gravissimi delitti di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di ecclesiastici.
Diventa assolutamente chiaro che tali norme non hanno inteso e non hanno favorito
alcuna copertura di tali delitti, ma anzi hanno messo in atto un’intensa attività
per affrontare, giudicare e punire adeguatamente questi delitti nel quadro dell’ordinamento
ecclesiastico. E’ giusto ricordare che tutto ciò è stato impostato e avviato quando
il cardinale Ratzinger era prefetto della Congregazione. La sua linea è stata sempre
quella del rigore e della coerenza nell’affrontare le situazioni anche più difficili.
Infine,
l’archidiocesi di Monaco ha risposto, con un comunicato ampio e dettagliato, agli
interrogativi circa la vicenda di un sacerdote che si era trasferito da Essen a Monaco
di Baviera nel tempo in cui il cardinale Ratzinger era arcivescovo della città, sacerdote
che si era poi reso colpevole di abusi. Il comunicato mette in luce come l’arcivescovo
era rimasto del tutto estraneo alle decisioni in seguito alle quali si erano potuti
verificare gli abusi. E’ piuttosto evidente che negli ultimi giorni vi è chi ha cercato
– con un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco – elementi per coinvolgere personalmente
il Santo Padre nelle questioni degli abusi. Per ogni osservatore obiettivo, è chiaro
che questi sforzi sono falliti.
Nonostante la tempesta,
la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura e rigorosa del Santo
Padre. Come abbiamo già avuto modo di osservare, speriamo che questo travaglio possa
essere alla fine di aiuto alla società nel suo insieme per farsi carico sempre meglio
della protezione e della formazione dell’infanzia e della gioventù.