Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa quarta Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui pubblicani e peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo, mentre farisei
e scribi mormoravano contro di Lui dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia
con loro”. Gesù rispose loro con la parabola del Figliol prodigo:
“Un uomo
aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio
che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze”.
Su questo brano
evangelico, ascoltiamo il commento del carmelitano, padreBruno Secondin,
professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Ma si può
far festa per uno che ha buttato nei vizi le fatiche di una vita? Come si può perdonarlo,
se prima non dimostra di saper riparare con il lavoro e il servizio? Solo il cuore
di un padre ha spiegazioni e risposte: la sua vita non ha senso senza i figli, senza
la loro riconciliazione. La gioia di riaverli a casa fa esplodere la festa. Più grande
della colpa è l’amore, il perdono ne è frutto squisito.
Il
figlio minore pensa di non meritare più nulla, e rimane prigioniero del proprio passato
trasgressivo. Il maggiore pensa di meritarsi tutto e di non aver nulla da rimproverarsi,
e vorrebbe attribuire al padre la propria infelicità. In mezzo il padre: che corre
dal piccolo e implora il grande, abbraccia e piange, mentre gli scoppia il cuore dalla
gioia. Manca nella scena la madre: è famoso un quadro del pittore olandese Rembrandt,
che, dipingendo l’episodio, mostra, nell’abbraccio, il padre con una mano maschile
e una femminile. Allusione geniale! Quel padre ha anche un cuore di madre, un amore
senza calcoli. Come quello di Dio!