Soddisfatti i vescovi indiani per la nuova legge sulla quota femminile in parlamento
“Un nuovo capitolo nel riconoscimento dei diritti e della parità delle donne in India”.
Così il teologo padre Augustin Kanjamala, ex direttore dell’Istituto di Cultura indiana,
nonché segretario della Commissione per la missione della Conferenza episcopale cattolica
indiana, in un’intervista all’agenzia AsiaNews definisce la nuova legge, adottata
dalla Camera alta del Parlamento indiano”. Una simile legge, che prevede l’assegnazione
alle donne di un terzo dei seggi della Camera bassa, Lokh Sabha, e delle Assemblee
statali, era stata già proposta molti anni prima ma solo martedì scorso ha ricevuto
la definitiva approvazione. L’India è una società patriarcale in cui le donne hanno
subito discriminazioni di ogni tipo, fin dalle mura domestiche, commenta il teologo
indiano. “Competere per le elezioni e vincerle – prosegue - non è possibile senza
sufficienti risorse economiche, collegamenti politici e un ampio sostegno sociale”.
Esprime invece preoccupazioni l’arcivescovo di Agra mons. Albert D’Souzxa, portavoce
del Sinodo della Chiesa siromalabarica e caporedattore del settimanala “Satyadeepam”,
che seppure rallegrato per l’evento di natura storica non si esime dall’esternare
due possibili pericoli. Il primo rischio per le donne potrebbe essere di diventare
“semplici numeri” guidate dagli uomini. Il secondo potrebbe essere quello di entrare
in Parlamento e “per emanciparsi imitano modelli maschili”, privando la democrazia
indiana del loro “specifico e originale” contributo. (C.F.)