Nelle sale il film "Legion", poltiglia di assurdità religiose su un Dio sterminatore
Scritto e diretto da Scott Stewart e interpretato da un gruppo di attori mal assortiti,
da oggi è sugli schermi italiani "Legion", un film discutibile e confuso che plaude
a un Dio sanguinario e vendicativo e, nel raccontare l’invio sulla terra di angeli
sterminatori, colleziona una serie di scene horror, una concatenazione di richiami
biblici evocati a sproposito e un florilegio di assurdità teologiche. Il servizio
di Luca Pellegrini:
Che sia preoccupato,
lo possiamo anche capire. Ma che voglia di nuovo sterminare l’umanità è una completa
follia. Questa volta l’Onnipotente, piuttosto feroce, guerrafondaio e crudele, disattendendo
un’Alleanza eterna già sancita, decide di sbarazzarsi nuovamente dell’umanità in preda
a violenza, guerra, intolleranza. Questa volta non spinge le nuvole a piovere e il
diluvio a sommergerci, ma ordina a feroci schiere di angeli di sopprimerci tutti e
nel più cruento dei modi, ossia diffondendo un virus che trasforma molti umani innocenti
in zombie pronti ad addentare alla gola i poveri condannati. "Legion" non è soltanto
un brutto film, ma è un film ipocrita, violento, discutibile, che la Conferenza episcopale
degli Stati Uniti ha bollato come “teologicamente distorto, nel quale una violenza
senza sosta si intreccia a una poltiglia metafisica per infliggere un lungo, macabro,
duro colpo allo spettatore”.
E’ vero. Questo film
non si può definire nemmeno anti-cristiano o anti-cattolico (pur se molti siti americani
lo definiscono tale, oltre che blasfemo o semplicemente brutto), perché non prende
di mira - alcune volte è pure successo, ma in modo intelligentemente dubitativo -
un dogma, una verità di fede, una tradizione della Chiesa. Rientra, infatti, in quel
genere particolare che oggi sembrerebbe andar di moda, in cui un certo vago spiritualismo
apocalittico viene strumentalizzato non solo per fare profitto storpiando la vera
profezia biblica, ma per generare confusione e molto probabilmente attirare pubblicità
indiretta. Succede poi che nel film, cento insopportabili minuti, due Arcangeli si
confrontano. Il più dubbioso è Michele, interpretato da Paul Bettany, che armato fino
ai denti con pistole e mitragliatrici si ribella ai comandi divini e scende sulla
terra per proteggere e salvare uno scampolo di umanità e soprattutto un nascituro
atteso da una cameriera che lavora in un ristorante chiamato “Paradise fallen” nel
mezzo del deserto.
Quasi tutto – morti orrende,
paure, battaglie, tradimenti, prediche bibliche e sofismi moraleggianti – capita tra
quelle quattro, decrepite mura e la data degli avvenimenti è naturalmente il 24 dicembre
e il bimbo ha un padre putativo che si chiama Jeep. Alla fine, ancora non si capisce
chi esattamente sia e perché gli angeli, su volere divino, lo vogliano sgozzare. Gabriele,
nel frattempo, fa strage attorno a se chiamando a raccolta schiere di svolazzanti
angeli neri e zombie sanguinanti. Un guazzabuglio orrido, un misticismo armato che
può piacere a chi ama gli estremismi, ma non a chi abbia un minimo di buon senso,
anche cinematografico. Insomma, dove sono finiti gli angeli che volavano sopra Berlino?
E ci sarà qualcuno capace a Hollywood di mandare i suoi, di angeli, a bloccare questa
inutile fiera della stupidità?