2010-03-12 12:40:21

Nelle sale il film "Legion", poltiglia di assurdità religiose su un Dio sterminatore


Scritto e diretto da Scott Stewart e interpretato da un gruppo di attori mal assortiti, da oggi è sugli schermi italiani "Legion", un film discutibile e confuso che plaude a un Dio sanguinario e vendicativo e, nel raccontare l’invio sulla terra di angeli sterminatori, colleziona una serie di scene horror, una concatenazione di richiami biblici evocati a sproposito e un florilegio di assurdità teologiche. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Che sia preoccupato, lo possiamo anche capire. Ma che voglia di nuovo sterminare l’umanità è una completa follia. Questa volta l’Onnipotente, piuttosto feroce, guerrafondaio e crudele, disattendendo un’Alleanza eterna già sancita, decide di sbarazzarsi nuovamente dell’umanità in preda a violenza, guerra, intolleranza. Questa volta non spinge le nuvole a piovere e il diluvio a sommergerci, ma ordina a feroci schiere di angeli di sopprimerci tutti e nel più cruento dei modi, ossia diffondendo un virus che trasforma molti umani innocenti in zombie pronti ad addentare alla gola i poveri condannati. "Legion" non è soltanto un brutto film, ma è un film ipocrita, violento, discutibile, che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha bollato come “teologicamente distorto, nel quale una violenza senza sosta si intreccia a una poltiglia metafisica per infliggere un lungo, macabro, duro colpo allo spettatore”.

 
E’ vero. Questo film non si può definire nemmeno anti-cristiano o anti-cattolico (pur se molti siti americani lo definiscono tale, oltre che blasfemo o semplicemente brutto), perché non prende di mira - alcune volte è pure successo, ma in modo intelligentemente dubitativo - un dogma, una verità di fede, una tradizione della Chiesa. Rientra, infatti, in quel genere particolare che oggi sembrerebbe andar di moda, in cui un certo vago spiritualismo apocalittico viene strumentalizzato non solo per fare profitto storpiando la vera profezia biblica, ma per generare confusione e molto probabilmente attirare pubblicità indiretta. Succede poi che nel film, cento insopportabili minuti, due Arcangeli si confrontano. Il più dubbioso è Michele, interpretato da Paul Bettany, che armato fino ai denti con pistole e mitragliatrici si ribella ai comandi divini e scende sulla terra per proteggere e salvare uno scampolo di umanità e soprattutto un nascituro atteso da una cameriera che lavora in un ristorante chiamato “Paradise fallen” nel mezzo del deserto.

 
Quasi tutto – morti orrende, paure, battaglie, tradimenti, prediche bibliche e sofismi moraleggianti – capita tra quelle quattro, decrepite mura e la data degli avvenimenti è naturalmente il 24 dicembre e il bimbo ha un padre putativo che si chiama Jeep. Alla fine, ancora non si capisce chi esattamente sia e perché gli angeli, su volere divino, lo vogliano sgozzare. Gabriele, nel frattempo, fa strage attorno a se chiamando a raccolta schiere di svolazzanti angeli neri e zombie sanguinanti. Un guazzabuglio orrido, un misticismo armato che può piacere a chi ama gli estremismi, ma non a chi abbia un minimo di buon senso, anche cinematografico. Insomma, dove sono finiti gli angeli che volavano sopra Berlino? E ci sarà qualcuno capace a Hollywood di mandare i suoi, di angeli, a bloccare questa inutile fiera della stupidità?







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