2010-03-11 16:23:53

Rapporto sulle armi leggere dagli Usa all'Africa


“Con la presidenza Obama gli Stati Uniti hanno rovesciato la politica della precedente amministrazione sulle armi leggere e dimostrato la volontà di contribuire a elaborare un trattato” sottolinea in un’analisi pubblicata ieri il “Center for American Progress”, un istituto che si definisce indipendente dai partiti. Nel documento ripreso dall'agenzia Misna, si evidenzia l’importanza del voto espresso il 30 Ottobre dagli Stati Uniti a favore di una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu che fissa il 2012 come scadenza per l’adozione del Trattato sul commercio di armi (Att). Secondo il “Center for American Progress”, la nuova linea di Washington deve tradursi in impegni concreti sul piano sia della legislazione nazionale che del negoziato internazionale. “Controlli sulle esportazioni e valutazioni attente dei consumatori finali sono importanti – si sostiene nell’analisi – ma è altrettanto importante assicurarsi che le armi in eccedenza, obsolete e potenzialmente destabilizzanti, siano tolte dalla circolazione; sono queste le armi spesso utilizzate nei conflitti brutali di paesi come la Colombia, il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, lo Sri Lanka o la Somalia”. Nel documento si evidenzia che la diffusione delle armi leggere rappresenta una minaccia “per le società e gli Stati” ma anche “per programmi di sviluppo multimiliardari e altre forme di assistenza ai ‘fragile States’”, Stati deboli, non in grado di controllare il territorio in modo efficace. Secondo le stime del “Center for American Progress” oggi nel mondo ci sono circa 875 milioni di armi leggere, appena un terzo delle quali nelle mani di “forze dell’ordine o di sicurezza riconosciute da un punto di vista legale”. L’istituto statunitense porta ad esempio il caso della Somalia, un paese che nonostante “numerose conferenze di pace internazionali” e “aiuti per miliardi di dollari” resta da quasi 20 anni ostaggio della “guerra civile”. “Ricreare le condizioni per uno sviluppo sostenibile in un ambiente dove le armi sono molto diffuse”, questa la tesi di fondo, è un compito estremamente difficile. “L’insicurezza – continua il ‘Center for American Progress’ sul caso somalo – si diffonde anche al di là dei confini statali: nel vicino Kenya i conflitti armati sono frequenti nelle regioni pastorali del nord e del nord-est, mentre l’ampia disponibilità di pistole ha aumentato i reati e la violenza politica anche nel resto del Paese”. Nella risoluzione approvata in ottobre dall’Assemblea generale dell’Onu, si stabilisce che l’Att dovrà avere “i più alti standard internazionali” per poter controllare il commercio e il trasporto delle armi convenzionali in giro per il mondo”. (R.P.)







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