2010-03-11 16:14:40

Nigeria: a Jos tre giorni di lutto dopo le violenze. Migliaia i profughi


Sono cominciati nello stato di Plateau i tre giorni di digiuno e preghiera in memoria delle vittime delle violenze avvenute nel fine-settimana alla periferia della capitale Jos. “Invito tutti a implorare Dio perché perdoni i nostri peccati e riporti la pace” ha detto il governatore locale, Jonah Jang, in un discorso trasmesso in diretta televisiva, nel corso del quale ha indetto tre giorni di lutto a partire da oggi. “Dobbiamo posare la spada e lavorare per la pace, poiché la violenza non servirà a risolvere i problemi” ha aggiunto il governatore, in riferimento alle tensioni intercomunitarie che hanno portato nella notte tra sabato e domenica scorsi a un attacco di pastori nomadi di etnia fulani contro villaggi abitati in prevalenza da contadini di etnia berom. In queste ore inoltre, migliaia di donne vestite di nero stanno sfilando nelle strade di Jos per dire “no” alla violenza e chiedere il ritiro dell’esercito dalla cittadina dove, sostengono, “i soldati hanno fallito nel compito di proteggere la popolazione”. Il capo coperto con lunghi drappi neri e nelle mani rami di mango, in segno di pace, le donne hanno marciato in direzione della sede del governatore, bloccando la circolazione e scandendo slogan per la pace e contro i militari. Dal canto suo Robin Waudo, responsabile del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), conferma che sono circa 8000 le persone costrette a lasciare le loro case dopo le violenze. Secondo Waudo, 5000 persone sono state costrette a lasciare le loro case a Dogo-Na-Hawa e negli altri villaggi alla periferia sud di Jos sconvolti dalle violenze di domenica. Altre 3000 persone, calcola il responsabile del Cicr, hanno abbandonato la città e trovato rifugiato in alcuni campi nello stato vicino di Bauchi. “Le squadre di operatori con le quali siamo in contatto costante – dice Waudo – hanno confermato che lunedì a Dogo-Na-Hawa sono state seppellite almeno 300 persone”. Il Cicr ha cominciato a distribuire acqua e cibo agli sfollati, ma sottolinea che la situazione resta “tesa”. (R.P.)







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