Cure Palliative. Sicp: finalmente una legge giusta
''Finalmente una legge che dà risposta alla sofferenza e all’abbandono di 250 mila
malati in Italia, fra cui 11mila bambini”: è questo il commento politico bipartisan,
ma anche il parere di medici e delle associazioni all’indomani dell’approvazione definitiva
da parte della Camera, della legge sulle cure palliative e sulle terapie del dolore.
476 sì e due astensioni danno anche il segno di una ritrovata concordia parlamentare
dopo un lungo e reciproco ostruzionismo. Il valore di questo provvedimento legislativo
nelle parole di Giovanni Zaninetta presidente della Società italiana cure palliative.
L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. – Il valore
principale è nell’affermazione di principio dell’art. 1, in cui si stabilisce la tutela
dei cittadini rispetto alle cure palliative e alla terapia del dolore, affermandoli
come diritti per tutti. Da ciò poi discendono alcuni aspetti che noi riteniamo molto
positivi e cioè la creazione di una rete per le cure palliative e di una rete per
la terapia del dolore, tenendo conto che i due termini non sono sovrapponibili. D.
– Ci sono altri aspetti - come per esempio il monitoraggio per tutti i ricoverati,
le tariffe omogenee sul territorio nazionale, l’accesso semplificato ai medicinali
– che sono punti sicuramente importanti? R. – Certamente. Riconoscere
al dolore il valore di sintomo vitale esattamente come la respirazione o l’alimentazione
è molto importante e soprattutto è importante che questo venga documentato, perché
consente una reale rilevazione del sintomo e non soltanto una casuale lamentela da
parte del paziente. Il fatto di rendere più facilmente prescrivibili i farmaci oppioidi
è un segnale forte rispetto ad un indirizzo terapeutico che non può più essere trascurato
e questo al di là dei falsi miti che li accompagnano e quindi rispetto alla dipendenza,
rispetto alla pericolosità, etc. La terza cosa è che credo sia indispensabile un regime
tariffario trasparente, che assicuri le risorse adeguate senza sprechi, ma anche senza
fittizi risparmi, perché questi ricadrebbero inevitabilmente sulla qualità delle cure. D.
– Lei sottolinea questi aspetti di valore, ma ha anche dei rammarichi e fa anche degli
auspici. Cosa manca? R. – Da una parte e mi rendo conto che
va contestualizzata al momento economico, non sono stati dedicati fondi aggiuntivi
alle cure palliative. L’altro punto che va verificato a livello tecnico è quello della
formazione. Bisognerà arrivare ad una migliore definizione di un percorso formativo
sia pre laurea che post laurea per valorizzare i contenuti delle cure palliative. D.
– Le Regioni sono pronte, sono attrezzate ora che si è avuto questo ok? R.
– Temo di no. L’impressione è che ci sia una multiformità ed una certa disuguaglianza
di qualità in questi servizi. Bisogna dire anche che ci sono strutture ed hospice
già pronte e non attivate proprio perché le tariffe e i fondi non sono compatibili
con la loro attivazione. Probabilmente bisognerà spostare delle risorse, perché queste
strutture vengano attivate e creare degli incentivi affinché le regioni in arretrato
si adeguino ai bisogno che sono espressi da questa legge. D.
– Lei dice anche che va bene questo risultato, ma è un punto di partenza. Pensa a
qualcosa in particolare? R. – Penso al cambiamento culturale.
Non si riesce ancora a maturare la possibilità che in alcune situazioni la cura migliore
non è indirizzata al guarire, perché non si può, ma è indirizzata al prendersi cura
e all’accompagnare anche nella fase terminale della vita.