L'intervento di mons. Migliore all'Onu sulla situazione delle donne nel mondo
Favorire il miglioramento della condizione femminile resta un impegno per il futuro.
E’ la priorità indicata da mons. Celestino Migliore, Osservatore Permanente della
Santa Sede presso l’Onu, in occasione della 54.ma sessione della Commissione sullo
Status delle donne tenutasi a New York ieri per la Giornata internazionale della donna.
Benedetta Capelli:
Uno scenario
fatto di “alcune luci ma anche di ombre inquietanti” è quello disegnato da mons. Migliore
che all’Onu ha parlato di condizione femminile. Il presule ha ricordato i progressi
fatti negli ultimi 15 anni nel campo dell’istruzione e della promozione delle donne:
“chiavi fondamentali per sradicare la povertà e favorire lo sviluppo, una maggiore
partecipazione alla vita sociale e politica”. Le riforme attuate - ha sottolineato
- hanno inoltre aiutato a rimuovere “forme di discriminazione contro le donne” e favorito
il varo di “leggi specifiche contro la violenza domestica”. In particolare, l’Osservatore
della Santa Sede ha evidenziato “il ruolo indispensabile giocato dalla società civile
nel sottolineare la dignità delle donne, i loro diritti e le loro responsabilità”.
Ma non bisogna dimenticare le donne che continuano a soffrire in molte parti del mondo.
Esistono fenomeni agghiaccianti come “l’aborto di bambine, l'infanticidio e l'abbandono,
le discriminazioni a livello di assistenza sanitaria e di alimentazione”. In proposito,
l’arcivescovo ha ricordato alcuni dati: le donne dai 15 anni in su rappresentano i
due terzi degli analfabeti del mondo; i tre quarti delle persone affette da Aids sono
ragazze tra i 15 e i 24 anni; le vittime della tratta di essere umani sono per il
70% donne e per la metà minorenni. “In tutto il mondo – ha proseguito mons. Migliore
– le donne sono vittime di violenza fisica, psicologica e sessuale, lo stupro è usato
come arma di guerra per non parlare del loro sfruttamento economico”.
Evidenziando
le diverse ragioni di questa situazione – “dinamiche sociali e culturali” e “ritardi,
lentezza delle politiche” - il presule ha sottolineato la necessità di guardare “anche
ai principi, alle priorità e alle politiche d'azione delle organizzazioni internazionali,
nella fattispecie al sistema di valori, linee guida e metodologie che guidano l'operato
delle Nazioni Unite sulle questioni relative alle donne”. Mons. Migliore ha introdotto
poi un importante concetto sull’uguaglianza di genere, “i fatti – ha evidenziato -
dimostrano che la manipolazione di questo concetto è sempre più indirizzato a livello
ideologico e ritarda il vero sviluppo delle donne”. Ricordando come nei documenti
ufficiali recenti ci siano interpretazioni del genere che "dissolvono ogni specificità
e complementarietà tra uomini e donne", il presule ha messo in evidenza come le teorie
“stanno già offuscando e ostacolando ogni serio e tempestivo progresso nel riconoscimento
della dignità e dei diritti delle donne". Quasi tutti i documenti di conferenze internazionali,
inoltre, mettono in luce il legame tra “il raggiungimento dei diritti personali, sociali,
economici e politici e una nozione di salute e di diritti sessuali e riproduttivi
che è violenta nei confronti dei concepiti e dannosa per i bisogni integrali delle
donne e degli uomini nella società”.
Allo stesso
tempo, “solo raramente si menzionano i diritti politici, economici e sociali delle
donne come condizione ineludibile”. Questo aspetto, ha sottolineato il presule, è
"particolarmente doloroso" considerando la diffusa mortalità delle donne incinte nelle
regioni dove i sistemi sanitari sono inadeguati. "Una soluzione rispettosa della dignità
delle donne non ci permette di bypassare il diritto alla maternità, ma ci impegna
a promuoverla – ha proseguito mons. Migliore - investendo nei sistemi sanitari locali
e migliorandoli". In conclusione, l’arcivescovo ha richiamato la “Piattaforma per
l’azione” di Pechino del 1995 che aveva sancito i diritti delle donne come “parte
inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali”. Pertanto ricordando
l’impegno della Santa Sede nella promozione della condizione femminile, ha fatto appello
alle istituzioni cattoliche per una strategia comune diretta a ragazze e giovani donne,
soprattutto le più povere, che porti avanti gli importanti risultati del passato e
favorisca un forte impegno per il futuro.