A proposito del dibattito sugli abusi sessuali: nota di padre Lombardi
La Chiesa sta facendo tutto il possibile affinché in futuro non si ripetano più abusi
sessuali su minori. Così, in sintesi, il direttore della Sala Stampa vaticana padre
Federico Lombardi, che in una nota si sofferma sul dibattito che da settimane sta
coinvolgendo la Chiesa in alcuni Paesi europei. Ascoltiamo padre Federico Lombardi:
Da alcuni
mesi la gravissima questione degli abusi sessuali su minori in istituzioni gestite
da enti ecclesiastici e da parte di persone con responsabilità nella Chiesa, in particolare
sacerdoti, ha investito la Chiesa e la società irlandese. Di recente il Santo Padre
ha dimostrato la sua partecipazione, in particolare con due incontri, prima con i
più alti rappresentanti dell’episcopato e poi con tutti i vescovi ordinari, e prepara
la pubblicazione di una lettera sull’argomento per la Chiesa in Irlanda.
Ma
nelle ultime settimane il dibattito sugli abusi sessuali nei confronti di minori sta
coinvolgendo la Chiesa anche in alcuni Paesi dell’Europa centrale (Germania, Austria,
Olanda). Su questo sviluppo ci siano permesse alcune semplici considerazioni.
Le
principali istituzioni ecclesiastiche coinvolte (la Provincia dei gesuiti tedeschi
– prima ad essere coinvolta per il caso del Collegio Canisius di Berlino -, la Conferenza
episcopale tedesca, la Conferenza episcopale austriaca, la Conferenza episcopale olandese…)
hanno affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e con decisione. Hanno
dato prova di volontà di trasparenza, in certo senso hanno accelerato il manifestarsi
del problema invitando le vittime a parlare anche quando si trattava di casi di molto
tempo fa. Così facendo hanno affrontato le questioni “con il piede giusto”, perché
il punto di partenza corretto è il riconoscimento di ciò che è avvenuto, e la preoccupazione
per le vittime e le conseguenze degli atti compiuti contro di loro. Inoltre, hanno
ripreso in considerazione le “Direttive” già esistenti o hanno previsto nuove indicazioni
operative per mettere a fuoco anche la strategia di prevenzione, affinché sia fatto
tutto il possibile perché in futuro simili gravissimi fatti non abbiano a ripetersi.
Questi
fatti mobilitano la Chiesa ad elaborare le risposte appropriate e vanno inseriti in
un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei
giovani dagli abusi sessuali nella società. Certamente gli errori compiuti nelle istituzioni
e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità
educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive ed informate sanno
che la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta
a falsare la prospettiva. Solo per fare un esempio, i dati recentemente forniti dalle
autorità competenti in Austria dicono che in uno stesso periodo di tempo i casi accertati
in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri
510 in altri ambienti. E’ bene preoccuparsi anche di questi.
Giustamente
in Germania vengono ora ipotizzate iniziative, promosse dal Ministero della famiglia,
per convocare una “tavola rotonda” delle diverse realtà educative e sociali per affrontare
la questione in una prospettiva complessiva e adeguata. La Chiesa è naturalmente pronta
a partecipare e impegnarsi. Probabilmente la sua dolorosa esperienza può essere un
contributo utile anche per altri. Il Cancelliere, Signora Merkel, ha giustamente dato
atto alla Chiesa in Germania della serietà e della costruttività del suo impegno.
Per
completare queste considerazioni, è bene ricordare ancora che la Chiesa vive inserita
nella società civile e in essa assume le sue responsabilità, ma ha anche un suo ordinamento
specifico distinto, quello “canonico”, che risponde alla sua natura spirituale e sacramentale,
in cui quindi anche le procedure giudiziali e penali sono di natura diversa (ad esempio
non prevedono pene pecuniarie o di privazione della libertà, ma impedimento di esercizio
di ministero, privazione di diritti nel campo ecclesiastico, ecc.). Nell’ambito canonico
il delitto di abuso sessuale di minori è sempre stato considerato uno dei più gravi
fra tutti, e le norme canoniche lo hanno costantemente riaffermato, in particolare
la Lettera “De delictis gravioribus” del 2001, talvolta inopportunamente citata come
causa di una “cultura del silenzio”. Chi conosce e capisce di che cosa si tratta,
sa che è stata un segnale determinante per richiamare l’episcopato sulla gravità del
problema e un impulso concreto per l’elaborazione di direttive operative per affrontarlo.
In
conclusione, se non si può negare la gravità del travaglio che la Chiesa sta attraversando,
non bisogna rinunciare a fare tutto il possibile perché se ne ottengano alla fine
anche risultati positivi, di migliore protezione dell’infanzia e della gioventù nella
Chiesa e nella società, e di purificazione per la Chiesa stessa.