2010-03-06 15:32:57

Insegnamento della religione: intervento dei vescovi del Costa Rica


A conclusione della loro assemblea plenaria i vescovi del Costa Rica, in un breve documento, si pronunciano sulla recente decisione del Tribunale costituzionale che ha cancellato la facoltà episcopale di dare un parere di “idoneità” sulle persone da inserire nel ruolo scolastico quali professori di religione; parere noto come “missione canonica” che consentiva agli agenti di pastorale di insegnare nei diversi gradi del sistema educativo la religione cattolica. I presuli dichiarano di voler “rispettare la decisione del Tribunale”, ma al tempo stesso esprimono “preoccupazione, poiché la misura crea insicurezza e confusione tra il personale docente, le famiglie, i genitori e gli studenti stessi”. Per i vescovi va ricordato il carattere maggioritario del cattolicesimo in Costa Rica e anche il fatto storico “che l’anima culturale della nazione è cristiana”; la fede “fa parte del suo patrimonio che ora si rischia di vedere seriamente impoverito”. D’altra parte il documento episcopale rileva che “i genitori delle famiglie cattoliche hanno il diritto inalienabile di educare i figli nella propria fede e nelle proprie convinzioni” e perciò ribadiscono che “è dovere dello Stato e dell’intera società proteggere questo diritto” e ciò significa che le istituzioni devono garantire alle famiglie la possibilità che i figli trovino nella scuola non solo l’insegnamento religioso desiderato ma anche i professori idonei per questo delicato compito di formazione religiosa. L’episcopato costaricano oltre a ricordare e citare la dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e altri strumenti giuridici internazionali che questi diritti sanciscono chiaramente, e che il Costa Rica ha soscritto, scrivono: “Ci preoccupa la tendenza a voler sostituire l’educazione religiosa con un insegnamento del fatto religioso, di natura multiconfessionale; oppure con un insegnamento etico ed estetico sui valori, negando ai genitori il diritto dei loro figli ad avere un’educazione religiosa cattolica”, cosa molto precisa e ben definita e che nulla ha che fare con diciture generiche che parlano di “fatto religioso” senza nemmeno dire che cosa s’intende per religione o fede religiosa. I presuli, che rammentano la celebrazione, proprio in questi mesi, del 70.mo anniversario dell’introduzione nell’insegnamento cattolico nelle scuole, lanciano un appello alle nuove autorità che prenderanno le redini del Paese con l’insediamento del presidente eletto, signora Chinchilla, per trovare il modo di far sì che la riforma di alcune normative consenta di ripristinare questa facoltà anche perché - domandano - chi meglio dei vescovi, è in condizione adeguate di dare quest’idoneità per insegnare una religione che magari la burocrazia statale non conosce anche perché non fa parte dei suoi doveri? Ai genitori e agli studenti, e anche ai professori stessi, in particolare quelli di religione, la Chiesa ricorda che devono essere loro i protagonisti di queste richieste, che non sono altro che un diritto inalienabile. (A cura di Luis Badilla)







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