Insegnamento della religione: intervento dei vescovi del Costa Rica
A conclusione della loro assemblea plenaria i vescovi del Costa Rica, in un breve
documento, si pronunciano sulla recente decisione del Tribunale costituzionale che
ha cancellato la facoltà episcopale di dare un parere di “idoneità” sulle persone
da inserire nel ruolo scolastico quali professori di religione; parere noto come “missione
canonica” che consentiva agli agenti di pastorale di insegnare nei diversi gradi del
sistema educativo la religione cattolica. I presuli dichiarano di voler “rispettare
la decisione del Tribunale”, ma al tempo stesso esprimono “preoccupazione, poiché
la misura crea insicurezza e confusione tra il personale docente, le famiglie, i genitori
e gli studenti stessi”. Per i vescovi va ricordato il carattere maggioritario del
cattolicesimo in Costa Rica e anche il fatto storico “che l’anima culturale della
nazione è cristiana”; la fede “fa parte del suo patrimonio che ora si rischia di vedere
seriamente impoverito”. D’altra parte il documento episcopale rileva che “i genitori
delle famiglie cattoliche hanno il diritto inalienabile di educare i figli nella propria
fede e nelle proprie convinzioni” e perciò ribadiscono che “è dovere dello Stato e
dell’intera società proteggere questo diritto” e ciò significa che le istituzioni
devono garantire alle famiglie la possibilità che i figli trovino nella scuola non
solo l’insegnamento religioso desiderato ma anche i professori idonei per questo delicato
compito di formazione religiosa. L’episcopato costaricano oltre a ricordare e citare
la dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e altri strumenti giuridici internazionali
che questi diritti sanciscono chiaramente, e che il Costa Rica ha soscritto, scrivono:
“Ci preoccupa la tendenza a voler sostituire l’educazione religiosa con un insegnamento
del fatto religioso, di natura multiconfessionale; oppure con un insegnamento etico
ed estetico sui valori, negando ai genitori il diritto dei loro figli ad avere un’educazione
religiosa cattolica”, cosa molto precisa e ben definita e che nulla ha che fare con
diciture generiche che parlano di “fatto religioso” senza nemmeno dire che cosa s’intende
per religione o fede religiosa. I presuli, che rammentano la celebrazione, proprio
in questi mesi, del 70.mo anniversario dell’introduzione nell’insegnamento cattolico
nelle scuole, lanciano un appello alle nuove autorità che prenderanno le redini del
Paese con l’insediamento del presidente eletto, signora Chinchilla, per trovare il
modo di far sì che la riforma di alcune normative consenta di ripristinare questa
facoltà anche perché - domandano - chi meglio dei vescovi, è in condizione adeguate
di dare quest’idoneità per insegnare una religione che magari la burocrazia statale
non conosce anche perché non fa parte dei suoi doveri? Ai genitori e agli studenti,
e anche ai professori stessi, in particolare quelli di religione, la Chiesa ricorda
che devono essere loro i protagonisti di queste richieste, che non sono altro che
un diritto inalienabile. (A cura di Luis Badilla)