Scioperi e scontri in Grecia: aggredito leader sindacale
Situazione incandescente in Grecia, coinvolta da una crisi economica senza precedenti.
Oggi nuovo sciopero generale per contestare il piano messo a punto dal governo: scontri
di piazza tra manifestanti e polizia si sono verificati ad Atene. Un leader sindacale
è stato aggredito durante i tafferugli. Intanto da Berlino, dove oggi il premier Papandreou
incontrerà il cancelliere tedesco Angela Merkel, arriva un deciso rifiuto a soccorrere
la Grecia. Ma come si potrà risolvere tale situazione? Salvatore Sabatino lo
ha chiesto all’economista Francesco Carlà:
R. – Chiaramente,
il governo greco è preso tra due fuochi, perché da una parte deve gestire la situazione
interna dei ceti che vengono colpiti dal tentativo di trovare il modo di calmare i
mercati; dall’altra ci sono i mercati stessi, perché ieri abbiamo avuto una dimostrazione
di fiducia sui bond greci che sono stati sottoscritti più di tre volte, rispetto a
quelli che erano in vendita. Però, è anche vero che lì probabilmente c’è lo zampino
delle banche francesi e tedesche che sarebbero le più coinvolte nel caso di un default
greco, sia da un punto di vista dello specifico delle banche, sia più in generale
in quanto questo potrebbe dare problemi all’euro. Quindi, in questo momento non si
può che navigare a vista: su una cosa non ci sono dubbi, però, che la Grecia avrebbe
dovuto pensarci un po’ prima, perché accumulare un deficit di quasi il 13% rispetto
al pil non può lasciare i mercati senza conseguenze, a breve e anche a medio termine. D.
– Perché la Grecia oggi è l’anello debole dell’Europa? E’ una questione strutturale,
o ci sono responsabilità anche politiche? R. – Ci sono indubbiamente
responsabilità politiche, perché l’idea che sei troppo piccolo perché ti abbandonino
somiglia un po’ a quella che hanno usato negli Stati Uniti secondo cui “sei troppo
grande perché ti abbandonino”. Sono idee che chiaramente, da un punto di vista politico
piacciono, perché lasciano la possibilità di continuare a fare come prima. Il punto
è che i mercati, poi, ad un certo punto si accorgono che questo anello della catena
è debole, se ne accorgono i grossi operatori e ti aggrediscono. E poi, in quel caso,
se sei piccolo ti aggrediscono anche più facilmente. D. – Si
è parlato molto di un pericolo concreto per l’euro con un possibile effetto-domino
sugli altri Paesi dell’Unione, specialmente quelli più piccoli e dalle economia più
deboli. Pericolo scampato, secondo lei? R. – Penso che la situazione
degli altri Paesi, cioè Portogallo, Spagna e Irlanda – quelli più piccoli, appunto
– sia abbastanza diversa da quella greca, perché nella situazione greca abbiamo da
una parte un deficit di bilancio annuale che è molto grave, e dall’altra anche un
forte debito pubblico consolidato; mentre Portogallo, Spagna e Irlanda da questo punto
di vista sono messi un po’ meglio. Quindi, non penso che a breve possano esserci grossi
problemi anche per questi altri tre. Quello che mi interessa sottolineare, inoltre
è che il monito di quello che sta succedendo in Grecia dovrebbe arrivare anche alle
orecchie italiane, di quelli che vogliono ricominciare a spendere: perché un debito
pubblico come quello italiano deve tenere sempre desta l’attenzione, da parte dei
politici e da parte dei cittadini; perché poi – come vediamo – nel caso in cui le
cose si complicassero, pagano tutti e pagano soprattutto i più deboli!