Nuovo appello del Papa alla solidarietà per il Cile. La terra trema ancora con violenza
Una “enorme disgrazia” per la quale il Papa chiede a Dio “consolazione” per chi ne
è rimasto vittima, assieme a “sentimenti di speranza cristiana e di solidarietà fraterna
per superare le avversità”. Ancora una volta, dopo i primi appelli in voce, Benedetto
XVI è tornato a rivolgere, questa volta in un Messaggio scritto, preghiere e incoraggiamenti
per la popolazione cilena, colpita sabato scorso da un violentissimo terremoto. Il
Paese si prepara intanto al lutto nazionale, mentre sul bilancio delle vittime le
autorità annunciano una correzione al ribasso. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La terra
trema in Cile. Ancora scosse a ripetizione, pesanti, superiori ai sei gradi della
scala Richter, addirittura di 6.8 quella registrata all’alba di oggi dall’Istituto
di geofisica americano, con epicentro localizzato in mare aperto, a 30 km da Concepcion,
gettata ancora una volta nel panico. In questo scenario, il nodo della paura non riesce
a sciogliersi e per questo, come nuovo gesto di compartecipazione, Benedetto XVI ha
voluto indirizzare al vescovo di Rancagua, Alejandro Goic Karmelic, presidente dei
vescovi cileni, un messaggio di vicinanza nel quale, di nuovo, il Papa esorta “comunità
ecclesiali, istituzioni civile e persone di buona volontà” affinché, scrive, “in questi
difficili momenti prestino aiuto con spirito generoso e sollecita carità”. “Abbiamo
bisogno di sollevare lo spirito, ridare fiducia e lavorare insieme come popolo” fa
eco lo stesso mons. Goic Karmelic in un suo messaggio inviato a tutte le comunità
cattoliche cilene. “Oltre a ricostruire gli edifici e le strade – afferma – abbiamo
bisogno di purificare l'anima ferita dalla paura, dalla violenza e dall’illegalità”.
Uno sprone cui segue la condanna di quella che il presule definisce “dolorosa e incomprensibile”
piaga del saccheggio, che assieme alla speculazione ha posto i cileni, scrive, davanti
a “uno specchio che ci interroga nel profondo della nostra educazione e dei nostri
valori”.
Tutto il Paese, intanto, si prepara al lutto
nazionale che, da domenica prossima e per tre giorni, renderà onore alle vittime di
quello le statistiche indicano come il quinto sisma più grave di sempre. A questo
proposito, una nuova conta delle persone decedute ha corretto nelle proporzioni il
bilancio ufficiale del terremoto. L’esecutivo del presidente uscente, Michelle Bachelet,
ha reso noto che i morti accertati sono 279 e non 802 come finora diffuso. Questo
perché, si spiega, si sono considerate morte circa 500 persone che al momento risultano
disperse. In particolare, è risultato errato il rapporto sulla regione del Maule:
in quest'area, finora si parlava di 587 morti, mentre ora i deceduti accertati sono
fermi a 316, secondo quanto riferito dal sottosegretario agli Interni, Patricio Rosende,
che davanti ai giornalisti ha letto uno ad uno il nome e il cognome delle 279 vittime
identificate, per poi precisare che le attività di ricerca sono state estese “ai corpi
in mare” e che quindi la cifra sui morti “è destinata ad aumentare”. Per il capo di
Stato cileno, ci vorranno 3-4 anni per ricostruire quanto è stato distrutto. E tuttavia,
scrive nel suo messaggio il presidente dei vescovi locali, “un Paese non si
ricostruisce con il solo sforzo della volontà umana. Un Paese ha bisogno del meglio
della sua gente”, afferma, invitando a rivolgersi a “Dio della misericordia (…) Presentiamogli
fiduciosi le nostre ferite e la nostra speranza. Che Egli guarisca le ferite
e risvegli in noi il meglio del nostro senso di solidarietà”.
Tra le molte
località seriamente danneggiate dal terremoto figura la città di Talca, capoluogo
della regione del Maule, già distrutta da un terribile sisma nel 1928: un centinaio
i morti, ridotto in macerie il centro storico nel quale si ricorda la firma della
Dichiarazione di indipendenza del Cile. Un appello agli aiuti è stato lanciato dai
Padri Piamartini di Brescia, che a Talca hanno due scuole e una parrocchia. Francesca
Sabatinelli ha raggiunto telefonicamente nella città il missionario, padre
Modesto Venturini:
R. – Ho visto
vacillare le Chiese e crollare i campanili, case vecchie fatte con il fango distrutte,
edifici di vari piani che hanno subito gravi danni. Quanto agli sciacalli, sono cose
che ci fanno male. I carabinieri passano sempre ad avvisare che c'è il coprifuoco,
l’esercito è sempre in stato di allarme, le autorità e la radio invitano continuamente
alla solidarietà.
D. – Si riesce ad organizzare il
soccorso alle persone ferite e gli aiuti per chi è rimasto senza tetto?
R.
– L’ospedale è totalmente aperto per ricevere i feriti. Hanno fatto un ospedale da
campo anche perché l’ospedale di Talca non è che sia una grande cosa. Quanto ai senza
tetto, molti hanno cercato aiuto dai propri parenti. Vedo, anche qui in parrocchia,
gente accampata.
D. – Voi come state cercando di
aiutare?
R. – Come parrocchia non abbiamo ancora
potuto fare grandi cose. Tutte le riserve che abbiamo le vuotiamo subito e poi, a
partire da domenica, penso di organizzare una colletta.
D.
– C’è bisogno dell’aiuto internazionale?
R. – In
forma urgentissima. La fame e il freddo non aspettano domani.
D.
– Vuole lanciare un messaggio?
R. – Semplicemente
questo: cerchiamo di essere cristiani, non essere pessimisti, riunirsi davanti alle
difficoltà. Tutte le difficoltà si presentano per scuotere un po’ la nostra fede e
sono fatte per essere superate. E’ una sfida che vogliamo raccogliere e vincere.