Nei cinema in Italia "Alice in Wonderland" di Tim Burton
Rivisitando il famoso romanzo di Lewis Carroll e usando il magnifico e coloratissimo
3D, il regista americano Tim Burton riporta le avventure di Alice nel Paese delle
Meraviglie sugli schermi. Alice in Wonderland, in questi giorni nei cinema
italiani, nella sua visionaria immaginazione è più un racconto di formazione che una
semplice favola per bambini. Il servizio di Luca Pellegrini:
Le avventure
di Alice nel suo Paese che non c’è hanno sempre trovato difficoltà nella loro trasposizione
sul grande schermo. Nel 1951 la Disney ci provò con un cartone animato che soltanto
negli anni successivi al suo disastroso insuccesso commerciale trovò la sua meritatissima
fama. E pensare che ce ne vollero ben dieci di gestazione e cinque per essere completato.
Probabilmente parte della responsabilità è nel genere stesso che il Reverendo Carroll
adottò scrivendo il suo famoso dittico per l’infanzia, Alice nel Paese delle Meraviglie,
appunto, e il successivo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Il Sottomondo
nel quale la giovane eroina precipita inseguendo il Bianconiglio con il suo grosso
cipollone in mano, è in effetti un mondo difficilissimo da riprodurre: le creature
sono troppo strane, le loro psicologie contorte, segni e metafore e simboli abbondano,
qualche accenno di paura è sparso qua e là su quelle belle pagine. Inoltre, la concatenazione
dei sorprendenti eventi che incuriosiscono prima e assillano poi Alice, i suoi incontri
fantastici, non è facile sintetizzarli per il cinema. Ma ancora una volta la fascinazione
è stata più delle incognite è ha colpito un regista estroso e visionario come Tim
Burton, che se non ci ha pensato dieci anni come Walt a realizzare la sua Alice, da
molti meditava di portarla nuovamente al cinema. Burton è un regista bizzarro e bizzarra
è questa sua Alice, che non vediamo fanciullina inerme: affronta spavalda le meraviglie
tridimensionali con assai maggiore determinazione e curiosità, un primo passo sulla
strada della sua emancipazione come donna matura. Inoltre, Burton non poteva lasciare
in un angolo il sapore gotico della storia: si riesce così a scoprire qualche cosa
di nuovo e di incerto che prima sfuggiva, ossia il lato oscuro delle meraviglie, il
nero fumo di certi caratteri fiabeschi. Non lesina certo stupefazioni d’ogni genere,
cominciando dallo zoo bizzarro che popola questo mondo di meraviglie sontuosamente
e magicamente amplificate dal 3D.
Alice, interpretata
da Mia Wasikowska, ha però un feeling particolare e intimo con il Cappellaio Matto,
che è l’istrionico Johnny Deep. Attraverso di lui comincia a porsi domande serie,
a scoprire che il tempo non scorre indietro verso l’infanzia, ma procede verso nuove,
inevitabili responsabilità. Il paese delle meraviglie che tra poco saranno, per Alice
cresciuta, soltanto sogni perduti, anche se indimenticabili, è il luogo della sua
formazione, tanto lontano dalla favola pura quanto dal puro divertimento. Burton ci
aiuta a capire, con la sua Alice, che si deve inevitabilmente crescere: “Ho ancora
tante domande a cui rispondere, tante cose da fare”, ribadisce lei. Il Paese delle
Meraviglie, per tutti noi, è già alle spalle: davanti si stende ormai il mondo vero.