2010-03-05 14:11:24

Nei cinema in Italia "Alice in Wonderland" di Tim Burton


Rivisitando il famoso romanzo di Lewis Carroll e usando il magnifico e coloratissimo 3D, il regista americano Tim Burton riporta le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie sugli schermi. Alice in Wonderland, in questi giorni nei cinema italiani, nella sua visionaria immaginazione è più un racconto di formazione che una semplice favola per bambini. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Le avventure di Alice nel suo Paese che non c’è hanno sempre trovato difficoltà nella loro trasposizione sul grande schermo. Nel 1951 la Disney ci provò con un cartone animato che soltanto negli anni successivi al suo disastroso insuccesso commerciale trovò la sua meritatissima fama. E pensare che ce ne vollero ben dieci di gestazione e cinque per essere completato. Probabilmente parte della responsabilità è nel genere stesso che il Reverendo Carroll adottò scrivendo il suo famoso dittico per l’infanzia, Alice nel Paese delle Meraviglie, appunto, e il successivo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Il Sottomondo nel quale la giovane eroina precipita inseguendo il Bianconiglio con il suo grosso cipollone in mano, è in effetti un mondo difficilissimo da riprodurre: le creature sono troppo strane, le loro psicologie contorte, segni e metafore e simboli abbondano, qualche accenno di paura è sparso qua e là su quelle belle pagine. Inoltre, la concatenazione dei sorprendenti eventi che incuriosiscono prima e assillano poi Alice, i suoi incontri fantastici, non è facile sintetizzarli per il cinema. Ma ancora una volta la fascinazione è stata più delle incognite è ha colpito un regista estroso e visionario come Tim Burton, che se non ci ha pensato dieci anni come Walt a realizzare la sua Alice, da molti meditava di portarla nuovamente al cinema. Burton è un regista bizzarro e bizzarra è questa sua Alice, che non vediamo fanciullina inerme: affronta spavalda le meraviglie tridimensionali con assai maggiore determinazione e curiosità, un primo passo sulla strada della sua emancipazione come donna matura. Inoltre, Burton non poteva lasciare in un angolo il sapore gotico della storia: si riesce così a scoprire qualche cosa di nuovo e di incerto che prima sfuggiva, ossia il lato oscuro delle meraviglie, il nero fumo di certi caratteri fiabeschi. Non lesina certo stupefazioni d’ogni genere, cominciando dallo zoo bizzarro che popola questo mondo di meraviglie sontuosamente e magicamente amplificate dal 3D.

 
Alice, interpretata da Mia Wasikowska, ha però un feeling particolare e intimo con il Cappellaio Matto, che è l’istrionico Johnny Deep. Attraverso di lui comincia a porsi domande serie, a scoprire che il tempo non scorre indietro verso l’infanzia, ma procede verso nuove, inevitabili responsabilità. Il paese delle meraviglie che tra poco saranno, per Alice cresciuta, soltanto sogni perduti, anche se indimenticabili, è il luogo della sua formazione, tanto lontano dalla favola pura quanto dal puro divertimento. Burton ci aiuta a capire, con la sua Alice, che si deve inevitabilmente crescere: “Ho ancora tante domande a cui rispondere, tante cose da fare”, ribadisce lei. Il Paese delle Meraviglie, per tutti noi, è già alle spalle: davanti si stende ormai il mondo vero.







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