Strasburgo ammette il ricorso sul Crocifisso nelle scuole: la riflessione di mons.
Giordano
Vasta eco ha suscitato ieri la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo
di Strasburgo di accogliere il ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza che
il 3 novembre scorso aveva "bocciato" la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche.
Il caso sarà esaminato dalla Grande Camera nei prossimi mesi. Ascoltiamo in proposito
il commento di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede
presso il Consiglio d’Europa. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. – E’ certamente
una buona notizia, perché risponde alle attese di milioni di cittadini dell’Europa
ed anche di altri continenti, come ha dimostrato il grande ed ampio dibattito suscitato
dalla sentenza. E’, quindi, chiaro che la Corte ha trovato fondato il ricorso dell’Italia
e ha trovato che ci sono elementi seri di interpretazione delle disposizioni della
Convenzione dei diritti dell’Europa. Adesso abbiamo la speranza che la nuova sentenza,
che verrà emessa dalla Grande Chambre - la Grande Camera – sia una sentenza illuminata
e sia molto attenta al principio di sussidiarietà e alla concessione di un margine
di apprezzamento per gli Stati membri e in questo caso dell’Italia su un tema talmente
delicato, talmente legato alla storia, alla cultura, alla tradizione, all’identità
italiana. Mi sembra anche importante che emerga una sentenza veramente rispettosa
di questa tradizione. Questo susciterebbe in molti Paesi una nuova attenzione, un
nuovo rispetto sia per la Corte, sia per il Consiglio d’Europa, sia per le altre istituzioni
europee. Altrimenti si potrebbe diffondere un po’ il sospetto che l’Europa, in qualche
maniera, voglia invadere il campo delle singole nazioni, delle tradizioni, senza rispetto.
Forse la cosa che io trovo più preziosa e che rappresenta la speranza più grande è
che questo dibattito, che in questi mesi è nato attorno alla sentenza, porta a riscoprire
in profondità il contenuto del simbolo della Croce, del simbolo del Crocifisso, perché
l’umanità in questo momento storico mi sembra abbia un’urgenza enorme di avere e di
riscoprire questo simbolo. Un simbolo che è unico nel modo in cui parla della riconciliazione
tra i popoli, in cui parla del rispetto dell’altro; un simbolo che dice che la legge
dell’amore è veramente la legge che deve regolare il rapporto tra le persone ed è
un amore che giunge fino al dono della vita. Durante i miei molti viaggi in Europa
e nel mondo ho visto quante lacrime e quanto dolore c’è e credo che questo simbolo
sia anche unico nell’offrire una speranza per tutte le persone che sono ferite nella
vita e che subiscono la forza e il potere del male. Ho proprio la speranza che si
riscopra questo simbolo e questo segno per aprire una strada per l’umanità. D.
– La signora di origine finlandese, all’origine del ricorso contro la presenza del
Crocifisso nelle scuole, ha detto di sentirsi discriminata e vuole lasciare l’Italia.
Lei cosa direbbe a questa signora? R. – Io le augurerei di poter
scoprire un po’ il vero contenuto di questo simbolo. Questo simbolo è l’origine della
non discriminazione, è l’origine della libertà stessa. Una persona – che per i credenti
è il Figlio di Dio – che dona la vita per l’altro, come può essere fonte di discriminazione?
Questo Dio, che dona la vita, dona la vita per lei e per tutti, fonda il pluralismo
educativo, fonda il pluralismo religioso, fonda la sana laicità. Non è l’ostacolo,
ne è veramente il fondamento. Io spero che anche questa donna abbia la luce per comprendere
questo e allora sentirà il contrario del sentirsi discriminata. D.
– Ma come può accadere che il Crocifisso faccia paura? R. –
Io credo che fondamentalmente sia per la non conoscenza o l’ignoranza del contenuto
del Crocifisso. Siamo in un momento in cui occorre ri-testimoniare, ridire il cristianesimo.
Purtroppo è un po’ assente in Europa un vero dibattito ed una vera riflessione sui
contenuti del cristianesimo. I riferimenti possono essere alle volte solo alle istituzioni,
possono esser fermi a qualche momento della storia o a qualche evento della storia,
in cui dobbiamo anche riconoscere che il Crocifisso, forse, è stato non giustamente
interpretato, anche dagli stessi cristiani. Se si andassero veramente a riscoprire
le tante pagine della storia che i cristiani hanno scritto in nome del Crocifisso
e quanto bene è stato diffuso ed è diffuso oggi nell’umanità attraverso il Crocifisso
e se si andasse veramente all’origine del senso del Crocifisso, credo che questi pregiudizi
crollerebbero! D. – Quale il ruolo dei cristiani in Europa? R.
– In Europa abbiamo talmente tante domande, abbiamo tante attese, abbiamo tanti problemi
che dobbiamo creare uno spazio, dove tutti coloro che hanno dell’acqua viva da dare,
che hanno una luce da dare, possano averne la possibilità. Noi come cristiani sentiamo
la responsabilità di avere una presenza nello spazio pubblico, perché sentiamo di
aver ricevuto un dono e dobbiamo poter dare, perché di questo c’è bisogno, c’è attesa
di questo. Mi accorgo di quanto in Europa ci sia attesa di senso, ci sia attesa di
amore, ci sia attesa di verità, ci sia in fondo attesa di Dio!