Iraq: i cristiani verso le elezioni, fra paure e speranze
Un volantino campeggiava ieri sulla porta di casa di alcuni cristiani di Mossul: “Non
andate a votare e non eleggete cristiani o morirete”. In questo clima di paura e tensione,
come raccontano a Fides fonti locali, la comunità cristiana si avvicina alle elezioni
del 7 marzo. La violenza dei giorni scorsi ha costretto ben 870 famiglie cristiane
a lasciare Mossul in una settimana e “altre fuggiranno nei giorni prima delle elezioni,
magari per tornare dopo il voto, quando la situazione si sarà tranquillizzata”, nota
la fonte di Fides. I fedeli vogliono comunque partecipare alle elezioni parlamentari
nella speranza che dal voto esca un Paese migliore, dove regnano stabilità, pace e
libertà. Da una indagine dell’Agenzia Fides presso fedeli cristiani iracheni emerge
la chiara volontà di restare in Iraq e di continuare a operare per il bene della nazione,
nonostante le difficoltà del presente. L’impegno diretto in politica è una della modalità
prescelte: sui circa 6.200 candidati complessivi, sparsi in 306 liste, che competono
per i 325 seggi del Parlamento, vi sono 48 candidati cristiani che si presentano in
6 liste specifiche (formate solo da rappresentanti cristiani). Questi candidati concorrono
per i 5 seggi che, secondo la Costituzione vigente, sono riservati alle minoranze
cristiane in Parlamento. La “Lista dei Due Fiumi” ha 10 candidati; il “Consiglio del
Popolo Assiro-Caldeo-Siro” ne presenta 9; il “Consiglio Caldeo” concorre con 8 candidati;
la “Lista Nazionale Ur” ne presenta 9; la “Coalizione Democratica Ishtar” propone
10 nomi. Vi sono poi due candidati indipendenti, che presentano liste singole. Ma,
oltre a questi 48, tre nomi cristiani sono presenti nella lista del Partito del Primo
Ministro Al-Maliki. L’attività politica e la rappresentanza sono considerate uno strumento
chiave nella lotta per l’affermazione dei diritti del minoranze cristiane, nel quadro
iracheno: per questo leder politici e religiosi invitano con forza i credenti, nonostante
la paura e le remore, a recarsi alle urne. “Partecipare è un dovere, per mostrare
che il sangue dei cristiani non è stato versato invano”, sottolinea una fonte di Fides.
“Se fra le minoranze cristiane, infatti, prevarrà l’astensionismo, allora si rischia
che i diritti dei cristiani non vengano riconosciuti nell’agorà politica, e che la
presenza cristiana finisca per restare confinata dal radicalismo e dal settarismo.
Se i credenti non votano, i criminali avranno raggiunto il loro scopo di intimidazione
e marginalizzazione”, spiega all’Agenzia Fides de Younadam Kanna, parlamentare cristiano,
Segretario generale del “Movimento Democratico Assiro”, che concorre come capolista
nella “Lista dei Due Fiumi”. I cristiani in Iraq sono attualmente circa 600mila. Prima
del 2003 erano oltre 1,2 milioni nel Paese e l’ondata di violenza che, a più riprese,
ha colto la comunità ha costretto oltre la metà dei credenti alla fuga. (R.P.)