Ecatombe silenziosa in Europa: quasi 3 milioni di aborti l'anno
Con 2.863.649 aborti praticati e censiti nel 2008 in Europa l’aborto è la principale
causa di morte nel continente sempre più vecchio. E’ quanto emerge dal rapporto “L’aborto
in Europa e in Spagna” presentato ieri a Bruxelles dall’Istituto spagnolo di politica
familiare. Nello studio si sottolinea anche che nei 27 Paesi dell’Ue il calo demografico
in atto sarebbe azzerato se si lasciassero nascere tutti i bambini concepiti. Attualmente,
soltanto in due Paesi dell’Unione, Irlanda e Malta, l’aborto è illegale. In 14 è ammesso
in determinate circostanze e in 11 è libero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Ogni anno
nei 27 Paesi dell’Unione Europea si praticano oltre un milione e duecento mila aborti.
E’ come se fossero cancellate, nell’arco di tre anni, le popolazioni di Milano, Praga
e di Monaco di Baviera. Negli ultimi 15 anni, Regno Unito, Francia, Romania e Italia
sono i primi 4 Paesi europei per numero di aborti. L’incremento maggiore si registra
in Spagna, con un aumento del 115% in 10 anni. Nei 27 Paesi dell’Unione una gravidanza
su 5 finisce in aborto e un’interruzione su 7 riguarda ragazze con meno di 20 anni.
L’aborto è la principale causa di mortalità in Europa e precede il cancro, l’infarto,
e gli incidenti stradali. E’ anche una delle principali cause di invecchiamento della
popolazione. Una tendenza che tradotta in numeri porta gli over 65 a superare di 6,5
milioni gli under 14. Considerando anche i Paesi europei al di fuori dell’Ue, gli
aborti praticati e censiti ogni anno sono circa 2 milioni e 863 mila, un numero superiore
alla popolazione di Roma. E’ la crisi di valori ad essere responsabile di questa ecatombe
in Europa come sottolinea l’onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento
per la Vita: R. – Confrontiamo i dati di due Paesi
– quelli della Spagna e della Polonia – che hanno all’incirca una popolazione di 40
milioni e leggi che consentono l’aborto in caso di pericolo per la salute e la vita
della madre, violenza sessuale e malformazione del figlio. In Spagna, le interruzioni
di gravidanza sono andate progressivamente aumentando di anno in anno superando attualmente
le 100mila unità; in Polonia, con il regime comunista erano moltissime. Dopo il crollo
del Muro di Berlino sono diminuite e non arrivano mai al migliaio. Come mai c’è questa
differenza? Evidentemente c’è un senso della vita maggiore in Polonia che non in Spagna.
C’è un degrado culturale che incide anche sull’applicazione di leggi simili. In Francia
ed in Inghilterra il numero di aborti continua a crescere, mentre fortunatamente in
Italia un pochino sembra calare. Ma come spiegare questo fenomeno? In Italia si riesce,
nonostante tutto, a far sentire la voce del Papa, la voce della Chiesa. In Francia
e in Inghilterra non si riesce ad abolire questa censura contro la vita e gli aborti
fioriscono. Alla fine in Europa non c’è più la consapevolezza, la coscienza che i
bambini sono sempre bambini, anche prima di nascere. Se noi non andiamo alla radice
del problema, se non affermiamo questo principio, del resto coerente, con tutta la
logica dei diritti umani di cui l’Europa si riempie la bocca, e cioè che tutti gli
essere umani sono uguali, non usciremo da questa tragedia, da questa sconfitta dell’Europa. D.
– Quali misure concrete si possono auspicare per arginare questa piaga dell’aborto
in Europa? R. – Bisogna che si prevedano politiche familiari,
asili nido per i tempi di lavoro della mamma, politiche della casa. Ma prima ancora
di questo ci vuole una educazione al rispetto della vita nelle scuole, un’educazione
dei ragazzi, dei giovani, ma anche una ri-educazione delle persone adulte. Questa
educazione viene sempre attraverso la scuola, ma non solo. Viene anche attraverso
i mezzi di comunicazione sociale, attraverso la televisione. Se oggi non ci fosse
la voce di qualche radio - come questa - o di qualche giornale, ci sarebbe il silenzio,
la censura totale.