Vademecum della Cei per promuovere “corretti rapporti” con i fedeli ortodossi
A fronte del crescente fenomeno migratorio che ha fortemente interessato in questi
anni in Italia, la Conferenza episcopale ha pubblicato oggi un vademecum “per la pastorale
delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici”, ovvero verso gli ortodossi
presenti in Italia. Il testo, redatto dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo diretto
da don Gino Battaglia e per i problemi giuridici guidato da mons. Adolfo Zambon, è
destinato prevalentemente ai parroci, agli operatori pastorali e ai responsabili delle
istituzioni educative cattoliche e organizza tutta la disciplina vigente nella Chiesa
cattolica sui “corretti rapporti” con i fedeli appartenenti alle diverse Chiese ortodosse.
Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir, il testo fa il punto su alcune indicazioni
relative per esempio ai sacramenti (battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza,
unzione degli infermi), ai matrimoni misti e all’ammissione dei fedeli alla piena
comunione nella Chiesa cattolica. In particolare, la prima parte del vademecum presenta,
in modo sintetico, alcuni elementi dottrinali utili per comprendere il profilo delle
Chiese orientali non cattoliche in Italia, mentre la seconda parte intende offrire
alcune indicazioni relative alla condivisione del culto liturgico sacramentale. I
vescovi hanno ritenuto necessario mettere a punto questo strumento anche alla luce
dei dati sull’immigrazione del 2009, secondo cui i cittadini stranieri regolarmente
presenti in Italia ammonterebbero a circa quattro milioni e mezzo. Circa la metà degli
immigrati sono cristiani: fra di loro i fedeli ortodossi erano stimati nel 2008 in
circa un milione centotrentamila. Bisogna inoltre considerare che se i flussi migratori
manterranno le caratteristiche attuali, nei prossimi anni l’insieme di tali fedeli
diventerà la seconda comunità religiosa italiana. “Questa nuova realtà – scrivono
don Battaglia e mons. Zambon – cambia anche i termini dei rapporti ecumenici nel nostro
Paese”. “Infatti – spiegano ancora -, il numero dei fedeli è tale da rendere impossibile
alle comunità orientali, che pure vanno progressivamente strutturandosi, di fare fronte
compiutamente alle loro esigenze spirituali e pastorali”. “È dunque urgente considerare
le conseguenze pastorali e giuridiche della presenza dei fedeli orientali non cattolici
all’interno delle comunità cattoliche – aggiungono infine don Battaglia e mons. Zambon
-, a motivo dei contatti che si instaurano, per rispondere in maniera corretta alle
richieste che essi presentano”. (M.G.)