Sudan: lettera pastorale dell'arcivescovo di Juba sulle prossime elezioni
L’arcivescovo sudanese di Juba, mons. Paolino Lukudu Loro, esorta i fedeli ad informarsi
bene sui candidati prima recarsi il prossimo 11 aprile alle urne per le prime elezioni
multipartitiche dopo 24 anni in Sudan e a cogliere l’occasione della prossima Pasqua
per pentirsi di tutto il male fatto negli anni passati, soprattutto nel Sud del Paese.
In una lettera pastorale ripresa dall’agenzia Cns e intitolata "L’autentica voce
del popolo è la voce di Dio”, il presule sottolinea che il voto potrebbe segnare un
nuovo inizio per il Sudan dopo anni di guerre. "La Chiesa – scrive - ha il dovere
morale di orientare questo importante processo”. Quindi l’invito al pentimento: “Dio
ci chiama a pentirci dei numerosi peccati che abbiamo commesso contro di Lui e noi
stessi, in particolare nel Sud Sudan: tribù contro tribù, uccisioni, rapimenti, rapine,
corruzione. Dobbiamo espiare questi peccati con preghiere e buone azioni." Osservando
che per il 60% della popolazione del Sud Sudan, dove gli elettori saranno chiamati
a scegliere il nuovo presidente e le autorità locali, Mons. Loro invita i cittadini
a partecipare numerosi al voto: “Il vostro voto è la vostra voce e la vostra scelta”,
ma anche “il vostro contributo al bene comune del popolo di questo Paese". L’arcivescovo
esorta inoltre gli elettori a non accettare denaro dai candidati e questi ultimi “a
evitare manipolazioni, inganni che possano fuorviare e ingannare i votanti”, come
anche un linguaggio “violento” nella campagna elettorale. "Voglio sottolineare
– scrive ancora il presule - l'importanza delle virtù dell’onestà e dell’integrità
morale nel processo politico”. Mons. Loro sottolinea quindi che andrà a tutto vantaggio
del Paese se gli elettori sceglieranno candidati che si sono impegnati ad attuare
"alla lettera" l’accordo di pace globale del 2005: "Ci sono voluti più di due decenni
per raggiungere la pace. Votare per le persone sbagliate, soprattutto in questo momento
cruciale per storia del nostro Paese, equivale a vanificare il prezzo pagato per la
pace", sottolinea l’arcivescovo. (L.Z.)