La scuola italiana e l'aumento dei 5 in condotta, un fenomeno che chiama in causa
gli esempi offerti dagli adulti. L'opinione di don Francesco Macrì
Nel primo quadrimestre di quest’anno, oltre 63 mila studenti italiani delle scuole
medie e superiori hanno ricevuto un "5" in condotta. In aumento sono stati anche i
voti negativi in alcune materie, in particolare la matematica. “Non è bello constatare
così tante insufficienze, ma possono comunque essere recuperate nel secondo quadrimestre”,
ha affermato il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, che ha sottolineato
come per educare sia importante anche la valutazione del comportamento. Debora
Donnini ha chiesto un'opinione a don Francesco Macrì, presidente della
Fidae, una federazione che riunisce molte scuole cattoliche:
R. – Probabilmente,
nella scuola si sente la necessità di riportare un certo ordine, inteso anzitutto
come rispetto delle regole, per poter svolgere il proprio lavoro in maniera serena.
Purtroppo, negli anni scorsi c’è stata una sorta di permissivismo per cui in parecchie
circostanze si è creata l’impossibilità di svolgere il proprio lavoro. Immagino, quindi,
che le scuole – in maniera del tutto indifferenziata – sentano la necessità di una
maggiore disciplina e naturalmente qualunque forma "costrittiva" nei confronti dei
ragazzi è finalizzata al loro bene e per cercare di metterli nelle condizioni di poter
sviluppare tutte le loro potenzialità. D. – Il Papa e il cardinale
Ruini, in questi anni, hanno sottolineato il fatto che esista una "emergenza educativa".
Cosa, a livello educativo, è stato dato meno o poco ai ragazzi di oggi?
R.
– I ragazzi di oggi sono in qualche modo il riflesso della società degli adulti. Basta
guardare i giornali, che sono pieni di dati di corruzione, di malaffare e via dicendo.
D. – Secondo lei, manca una educazione alla positività
dei limiti, a valorizzarli, a capire l’importanza dell’autorità, di essere cioè limitati?
R.
– I ragazzi di oggi difficilmente vengono educati al rispetto delle regole, proprio
perché mancano spesso di forza le figure paterne: la figura del padre intesa come
espressione del rispetto delle norme, dell’assunzione di responsabilità. E poi mancano
tutte le altre figure, chiamiamole pure sempre "paterne": la famiglia nel suo ruolo
tradizionale fino ad arrivare alle istituzioni sociali. Di fronte a questo scenario
negativo delle istituzioni, i ragazzi – come per riflesso condizionato – assumono
spesso comportamenti trasgressivi. Per cui, se noi vogliamo risolvere il problema
dei ragazzi, dovremmo partire proprio dai problemi che pongono gli adulti.