2010-03-01 15:01:57

Primo sciopero nazionale degli immigrati in Italia


Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? Parte da questa provocazione la manifestazione non violenta di oggi, primo marzo, a cui aderiscono immigrati, seconde generazioni e italiani per dire insieme “no” al razzismo e “sì” ad un’integrazione positiva e rispettosa. L'iniziativa dal respiro europeo è nata in Francia e coinvolge contemporaneamente vari Paesi tra cui Spagna e Grecia. Momento clou questo pomeriggio alle 18.30 quando il cielo sopra le città aderenti si colorerà di giallo con il lancio di tanti palloncini in lattice biodegradabile. Paolo Ondarza ha intervistato Stefania Ragusa, presidente del “Movimento 1 marzo” in Italia.RealAudioMP3



R. - L’immigrazione non è un’emergenza, non è un male ma è un fenomeno strutturale che arricchisce la nostra società e che è un trend caratteristico del nostro futuro, a questo punto. L’immigrazione con quel che ne deriva: dunque, una società meticcia, una società mescolata. Se saltano i diritti degli immigrati, sono i diritti di tutti ad essere a repentaglio. 

D. – Che cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno?

 

R. – Sarebbe la paralisi per l’Italia. In primo luogo perché verrebbero meno tutta una serie di figure professionali importantissime che oggi si trovano all’interno delle famiglie, che si occupano della cura delle persone, e mi riferisco alle badanti, alle colf, alle tate. In Italia non c’è un sistema di Stato sociale che permetta alle famiglie di essere autonome, di essere sollevate rispetto alle tematiche della cura dei bambini, degli anziani, dei malati. Queste cose le svolgono gli immigrati. Se gli immigrati sparissero, vorrebbe dire che centinaia di migliaia di donne oggi non potrebbero andare a lavorare; si fermerebbero settori come l’agricoltura, l’allevamento, i cantieri edili, molte fabbriche … sarebbe una situazione inimmaginabile! Pensiamo ad un mercato senza immigrati: oggi nei mercati, a vendere, ci sono sostanzialmente immigrati …

 

D. – Forse la parola “insieme” è quella che sintetizza meglio la vostra iniziativa, cioè: insieme noi e loro, ma insieme l’Italia con altri Paesi, in questo senso …

 

R. – Sì, assolutamente sì. E questa cosa mi piace molto, perché questo è – secondo me – l’aspetto di novità: siamo insieme, perché viviamo in Italia. E poi, siamo insieme perché siamo in Europa e le politiche dell’immigrazione vanno gestite a livello europeo, non si può pensare di farlo individualmente, ognuno nel proprio orticello. Siamo insieme perché siamo esseri umani, siamo fratelli e questa cosa andrebbe ricordata, mille volte.

 

D. – Significativo anche il giallo: il giallo come colore che accompagna questa giornata, un colore neutrale: non appartiene ad uno schieramento politico e quindi forse vuole abbracciare un po’ tutti …

 

R. – Sì: lo confermo. E’ un colore neutrale, è un colore che storicamente è stato anche spesso associato al tema dei diritti, è un colore che è stato usato recentemente per manifestazioni antirazziste ed è un colore che viene in genere associato al cambiamento. Quindi va bene da molti punti di vista.

 

D. – Trattando, appunto, questa giornata, che vuole essere sicuramente di sensibilizzazione ma anche di festa, occorre spendere anche una parola su recenti fatti di sfruttamento. Anche i fatti di Rosarno hanno portato alla luce una realtà che non si vuole vedere ma che è sotto gli occhi di tutti …

 

R. – Assolutamente sì! Perché queste situazioni di sfruttamento – ci sono Rosarno, piccole Rosarno in tutta Italia: il vero miracolo è che finora non siano esplose! - queste situazioni devono essere combattute e vanno combattute sul piano specifico, oltre che su quello culturale, che è quello legislativo. Allora, è chiaro che noi non possiamo fare le leggi: le leggi le fa il Parlamento. Però, la società civile ha la possibilità di proporle ed è quello che stiamo cercando di fare. Noi siamo molto ottimisti, da questo punto di vista!

 

D. – Senza, chiaramente, chiudere gli occhi di fronte a chi poi è presente nel Paese e delinque: nel senso che l’importante è fare emergere chi – ed è la stragrande maggioranza – è presente e porta tanto bene al Paese …

 

R. – La delinquenza, soprattutto quando parliamo di delinquenza spicciola, di gente che ruba, di gente che scippa la vecchietta o si abbandona a violenza, molto spesso tutte queste cose sono espressione proprio del degrado in cui si vive. Se una persona è messa nelle condizioni di vivere civilmente, non delinque: a nessuno piace delinquere. Tutti preferiremmo avere una vita normale, una vita tranquilla. E allora è contrastando le condizioni di degrado che spesso favoriscono comportamenti delinquenziali che si può fare prevenzione.








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