2010-03-01 15:50:19

La minoranza cattolica del Sud-est Europa chiede il riconoscimento dei propri diritti


“A vent’anni circa dalla fine dei regimi totalitari” nei Paesi del Sud-est Europa “e nonostante l’avvento della democrazia, molto rimane da fare specialmente nel campo del riconoscimento dei diritti delle minoranze religiose”: è quanto afferma il comunicato finale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa pubblicato oggi a conclusione dell’incontro a Chişinău, in Moldova, dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo. Il comunicato ricorda il problema permanente della restituzione o della compensazione delle proprietà che sono state nazionalizzate durante il comunismo, ma guarda con particolare speranza a queste piccole comunità cattoliche e a quanto stanno facendo per l’evangelizzazione e per il bene comune della società anche se vivono tra grandi difficoltà. Sull’obiettivo di questo incontro ascoltiamo il segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, padre Duarte da Cunha, al microfono di Marta Vertse, incaricata del Programma ungherese della Radio Vaticana:RealAudioMP3

R. – Essere vicini a queste Chiese sia come minoranze sia anche nelle situazioni sociali in cui si trovano. Molti di loro, non tutti ma tanti, escono da regimi totalitari comunisti, quindi presentano somiglianze. L’essere insieme, il potere riflettere insieme su problemi che sono abbastanza comuni e poi anche vedere come una piccola Chiesa, come questa in Moldova, sta andando avanti, sta proprio portando tante cose buone alla società...ecco per questo si può dire che l’incontro ha veramente raggiunto i suoi scopi.

 
D. - Quali sono state le sue esperienze personali per quello che riguarda la Chiesa locale che è in minoranza nel Paese?

 
R. – Quello che è più evidente nella esperienza della Chiesa cattolica in Moldova è che, anche se è una piccola comunità, da un lato è molto bene accolta da tutti, sia dal governo sia dagli ortodossi - che sono la maggioranza - dall’altro anche dalla società in generale e dal popolo. E’ molto bello vedere come una Chiesa tranquillamente può essere il fermento, il lievito di una società. E’ anche molto bello e molto impressionante vedere la gioia che abbiamo incontrato nel vescovo e nei preti del Paese. Molti di questi preti vengono da fuori; ancora non c’è un clero consistente in Moldova però si sentono tutti come costruttori di questa Chiesa. Quindi questo è sempre molto impressionante e ci fa bene anche a noi che veniamo dall’Occidente, che siamo Chiese maggioritarie, vedere come una Chiesa minoritaria sia così feconda.

 
D. – Qual è il punto più forte del comunicato finale?

 
R. - Io credo che il punto più forte sia questo richiamo alla speranza, anche se qui la Chiesa è minoritaria, anche se ha problemi e reclama i suoi diritti per essere riconosciuta e ci sono state riferite tante difficoltà sia nei rapporti con lo Stato sia alle volte anche a livello ecumenico e nel dialogo interreligioso. Comunque il punto forte di questo incontro è quello di aver visto che le parole sono diventate fatti e aver visto la realtà della Chiesa che cresce e che diventa sia comunità di preghiera sia opere di carità e di assistenza. Quindi, la speranza è che non c’è mai un problema che, con la grazia di Dio, non possa essere risolto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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