Terremoto in Cile: oltre 300 morti. Cessato l'allarme tsunami
All’indomani del sisma di 8.8 gradi sulla scala Richter che ha colpito il Cile nelal
notte tra venerdì e sabato, il bilancio parla di oltre 300 morti e di un milione e
mezzo di senzatetto. E mentre prosegue la corsa contro il tempo per salvare eventuali
superstiti sotto le macerie, la terra continua tremare e a provocare crolli. Circa
altre 100 scosse di notevole entità si sono registrate in poco più di 24 ore. Intanto
il Pacific Tsunami Warning Center ha cancellato l'allarme tsunami diramato ieri per
tutti Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico. Il punto della situazione nel
servizio di Marco Guerra:
È
salito ad almeno 300 morti il bilancio delle vittime accertate per il sisma di 8.8
gradi sulla scala Richter, il quinto più forte mai registrato, che nella notte tra
venerdì e sabato alle ore 3.34 locali ha colpito la costa del Cile provocando devastazioni
e crolli. Una cifra che purtroppo è destinata a salire: nella sola Concepcion, la
città maggiormente colpita dal terremoto, circa 100 persone sono ancora intrappolate
sotto le macerie di un palazzo di 14 piani raso al suolo. Sul posto sono al lavoro
le squadre di soccorso che hanno tratto sinora in salvo una quindicina di persone.
In questa città si sono verificati anche i primi saccheggi nei supermercati e in alcuni
casi la polizia ha usato i lacrimogeni. Anche la capitale Santiago, che si trova 300
chilometri a nord dell'epicentro, è stata duramente colpita. L'aeroporto internazionale,
per il crollo di un terminal, rimarrà chiuso per almeno tre giorni. Così come la metropolitana.
Mentre le strade sono interrotte da enormi voragini. Migliaia di persone hanno passato
la prima notte all’aperto. Secondo i dati ufficiali, forniti da presidente uscente
Bachelet, circa un milione e mezzo di persone sono state colpite dal terremoto, e
cinquecentomila abitazioni appaiono “gravemente danneggiate”. Epicentro del sisma
nel mare a largo di Conception: da qui l’allarme tsunami in tutto il Pacifico, che
tuttavia è stato fatto rientrare questa mattina dal centro di controllo americano.
Onde anomale sono state comunque avvertite in molti arcipelaghi dell’Oceano e le autorità
nipponiche hanno disposto l'evacuazione di oltre 320 mila persone nel nord del Paese.
Pronti gli aiuti per 3 milioni di euro dall’Ue; disponibilità anche dalla Casa Bianca,
la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. E questa fase iniziale dell’emergenza
vede già in prima linea le Caritas di tutto il mondo. Ascoltiamo Paolo Beccegato,
responsabile dell'area internazionale della Caritas Italiana:
R.
– Caritas Cile ha già diramato una nota, anche scritta, chiedendo aiuto a tutta la
rete delle Caritas del mondo. La Caritas italiana ha già risposto, dando la piena
disponibilità ad attivarsi e ha indicato anche un conto corrente per la raccolta fondi
in loco, a cui anche noi siamo chiamati a contribuire. Si sta seguendo quella che
è la procedura normale degli aiuti, laddove si ha una presenza capillare sul territorio.
Così come è il caso in Cile, dove si sono attivati sul posto. C’è una prima fase,
quella del salvataggio delle vite umane, per la quale le Caritas dell’America Latina
sono già giunte a soccorrere e ad aiutare gli esperti di Caritas Cile, insieme anche
ad alcune persone che erano presenti anche ad Haiti. Si sta, quindi, componendo un
primo quadro degli aiuti soprattutto incentrato sulle vite che si possono salvare
in queste primissime ore. Contemporaneamente si sta anche valutando l’entità dei danni:
si parla di oltre un milione di persone che hanno perso la casa, come prima stima.
Questo dà il segnale di quello che potrà essere la fase immediatamente successiva:
l’accoglienza di persone senza tetto.
D. – Questo nuovo
evento tragico arriva mentre la Comunità internazionale è ancora nel pieno dell’impegno
ad Haiti. Qual è la situazione rispetto al Paese caraibico?
R.
– Occorrerà fare certamente tesoro delle esperienze precedenti e soprattutto delle
ultime di Haiti e cioè la necessità di uno stretto coordinamento con le autorità locali.
In questo caso prevedo, però, una situazione nettamente più semplice, perché non è
stata colpita la capitale e non è successo quel disastro che è successo ad Haiti con
il crollo anche del centro del governo, delle telecomunicazioni. In ogni caso non
bisogna sottovalutare la situazione. Tutte queste analisi andranno fatte con grande
attenzione e – ripeto – con un grande coordinamento con le altre realtà che interverranno
per evitare ogni forma di disattenzione verso le zone più periferiche.