Il Papa all'Angelus: appello per le popolazioni terremotate del Cile e per i cristiani
iracheni, vittime della violenza
Il Papa all’Angelus ha lanciato due accorati appelli: per il ripristino della sicurezza
per i cristiani in Iraq, dopo le numerose uccisioni di fedeli in questi giorni, e
alla solidarietà per le popolazioni terremotate del Cile. Quindi ha parlato del Vangelo
di questa Domenica di Quaresima che racconta la Trasfigurazione di Gesù. Ecco il
testo dell’Angelus: Si sono conclusi ieri, qui nel Palazzo Apostolico,
gli Esercizi Spirituali che, come è consuetudine, si tengono agli inizi della Quaresima
in Vaticano. Con i miei collaboratori della Curia Romana abbiamo trascorso giorni
di raccoglimento e di intensa preghiera, riflettendo sulla vocazione sacerdotale,
in sintonia con l’Anno che la Chiesa sta celebrando. Ringrazio quanti ci sono stati
vicini spiritualmente. In questa seconda domenica di Quaresima
la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di san
Luca segue immediatamente l’invito del Maestro: “Se qualcuno vuol venire dietro a
me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! (Lc 9,23). Questo
evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù. Luca
non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi:
il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla
presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono
alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore
dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette
a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa
incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta
parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che,
mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel
deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che
esce dalla nube: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (v. 35). I
discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida,
né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è “Gesù solo”
(v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, “Gesù
solo” è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve
bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che
salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno “trasfigurerà il nostro misero
corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21). “Maestro,
è bello per noi essere qui” (Gv 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia
spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione
ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono
luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra
Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza. In
questo periodo quaresimale invito tutti a meditare assiduamente il Vangelo. Auspico,
inoltre, che in quest’Anno Sacerdotale i Pastori “siano veramente pervasi dalla Parola
di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e
formi il loro pensiero” (Omelia nella Messa crismale, 9 aprile 2009). La Vergine Maria
ci aiuti a vivere intensamente i nostri momenti di incontro con il Signore perché
possiamo seguirlo ogni giorno con gioia. A Lei volgiamo il nostro sguardo invocandola
con la preghiera dell’Angelus. Appelli per Iraq e Cile
Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti
uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione
gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni
di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento
ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi
spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa
dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane
dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui,
da secoli, appartenete a pieno titolo! Nella delicata fase politica
che sta attraversando l’Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni
sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose
più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi
temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino.
Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale
a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre
invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace. Il
mio pensiero va inoltre al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato
numerose perdite in vite umane e ingenti danni. Prego per le vittime e sono spiritualmente
vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo
nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Sono sicuro che non verrà a mancare
la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali.