Terremoto in Cile di 8,8 gradi Richter: decine i morti. Allarme tsunami
Nella notte un terremoto di magnitudo 8,8 della scala Richter ha scosso il Cile. Il
bilancio, purtroppo ancora provvisorio, è di oltre 80 morti. L’epicentro del sisma
è stato registrato a circa 300 chilometri a sud della capitale Santiago, a 59 chilometri
sotto il livello del mare. Adesso si teme che un terremoto di queste proporzioni abbia
il potenziale di generare onde anomale devastanti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
In Cile è
stato dichiarato lo stato di catastrofe. A Santiago e in altre città si sono verificati
crolli di edifici e ponti. L’interruzione dei collegamenti telefonici e della fornitura
di energia elettrica rende difficili i soccorsi. L’aeroporto della capitale è stato
chiuso, diverse aree del Paese sono al momento isolate. L'Unione Europea ha annunciato
di esser pronta a fornire e a coordinare immediatamente gli aiuti. Alla prima scossa
ne sono seguite altre ed è subito scattato l’allarme tsunami su tutto il Pacifico,
dal Cile all’Antartide e alla Polinesia francese Sull'isola Juan Fernandez
al largo di Valparaiso si è già abbattuta un'onda anomala che ha provocato gravi danni.
In molte località costiere il mare si è ritirato e la popolazione ha cominciato a
rifugiarsi nelle zone interne. Il presidente, la signora Michelle Bachelet, ha lanciato
un appello alla calma e ha chiesto di rinviare il controesodo previsto per il fine
settimana, l’ultimo delle ferie estive. Il Cile, Paese che ha un’importante
tradizione antisismica, sembra comunque preparato ad affrontare le conseguenze di
un terremoto. A preoccupare è invece il possibile arrivo di uno tsunami. E’ quanto
sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il collega cileno della nostra emittente
Luis Badilla:
R. – Essendo
un Paese in gran parte costruito in modo antisismico, proprio per la sua natura di
Paese fortemente sismico, il bilancio non dovrebbe essere troppo pesante. Il Cile
è poi un Paese molto esteso, e tranne nelle grandi città – cinque o sei – gran parte
della popolazione vive in case di un piano. Non ci sono, ad eccezione della capitale
e forse di Concepcion, dove è stato l’epicentro del sisma, di città con tanti grattacieli
o palazzi, che alla fine intrappolano la gente. Ma quello che sembra evidente, anche
dalle prime immagini che arrivano, è che i danni saranno ingenti, perché il terremoto
e le successive scosse, abbastanza anomale dal punto di vista del grado, pare che
abbiano coinvolto una superficie lunga duemila chilometri. Ecco perché, pur essendo
l’epicentro in una specifica regione del Cile, a sud della capitale, il satellite
della Nasa, secondo la Cnn, osserva onde anomale che viaggiano verso buona parte della
costa pacifica, dalla California fino al Cile. D. – Adesso a
destare preoccupazione è proprio il possibile arrivo in diversi Paesi latino-americani
di un’onda anomala. C’è per la popolazione il tempo di mettersi in salvo? R.
– Penso che ci sia il tempo per mettere in salvo gran parte della popolazione. Il
Cile ha molte città costiere e hanno tutte vie di fuga abbastanza rapide e immediate.
Se il governo si mobilita, si può evitare il peggio. Ma sono a rischio anche altri
Paesi come il Perù, la Colombia, l’Ecuador, che hanno una “tradizione sismica” inferiore
e sono meno preparati.
Nel Pacifico è stata dunque già riscontrata la formazione
di onde anomale, come conferma anche il dott. Alberto Michelini, funzionario
della sala sismica dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, intervistato
da Amedeo Lomonaco:
R. – Si è
verificato uno tsunami e in questo momento non sappiamo stabilirne esattamente quale
sia la portata. Le poche registrazioni che sono disponibili, hanno effettivamente
misurato l’onda di tsunami: i valori vanno dalle poche decine di centimetri a due
metri e mezzo. Poi dipende anche molto da dove sono poste queste stazioni che hanno
registrato tali onde anomale. Al momento attuale è molto difficile dare un quadro
accurato sullo tsunami che è in atto. D. – Il Cile ha il triste
primato del terremoto più forte mai registrato, quello di magnitudo 9,5 del maggio
1960, poi c’è stato questo di 8,8. Perché questi terremoti, con questa intensità? R.
– Tra la placca sudamericana e la placca di Nazca, che è nel Pacifico, è in opera
una subduzione, una zona di raccorciamento crostale. E’ un margine di placca, dove
si verificano terremoti. E’ una zona dove c’è una convergenza tra la placca di Nazca
e quella sudamericana, che è abbastanza veloce. Si parla di quasi una decina di centimetri
all’anno che si avvicinano alle due placche. Quindi c’è un’energia di deformazione
che è energia elastica e si accumula; dopo si libera su diversi segmenti, che praticamente
costeggiano longitudinalmente tutta la costa del Cile.