2010-02-27 12:25:04

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa seconda Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il Vangelo della Trasfigurazione. Gesù, salito sul monte a pregare con Pietro, Giacomo e Giovanni, cambia d'aspetto e la sua veste diventa candida e sfolgorante. Appaiono Mosè ed Elia, che parlano della sua dipartita, mentre Pietro dice a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Una nube li avvolge, spaventando i discepoli. Dalla nube esce una voce:

«Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Tutti vorremmo fermare l’attimo fuggente, scansare il dolore, sfuggire alla morte: perché ci spaventa una vita fallita, un futuro che ci distrugge. Nonostante lo splendore e la voce rassicurante, anche gli apostoli hanno paura, e il sonno li opprime: è la fatica del cuore, perché Gesù ha appena avvisato che il cammino lo porterà verso la sofferenza e conoscerà perfino la morte. I due grandi personaggi – Mosè il legislatore ed Elia il profeta di fuoco – sono lì per parlare proprio di questo “esodo”, non per impedirlo ma per confermarlo.
 
Eppure Pietro non capisce, si aggrappa a quello splendore per evitare i fantasmi oscuri che incombono: tre tende per restare felici, a lungo, in buona compagnia. Ma proprio quella Croce e quella morte sono la nostra sicurezza. Nella morte del Figlio, Dio parla a noi di amore fino in fondo, ci svela la natura di questo Figlio amato: è il Redentore solidale con la nostra fragilità e il nostro peccato. Non le tende, ma il buio della Croce sarà risorsa di speranza e novità.







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