Il cardinale Antonelli: famiglia e impresa sono cellule vitali della società
Il 90 per cento dei senza fissa dimora, il 72 per cento degli adolescenti che commettono
omicidi, il 60 per cento degli stupratori, l'85 per cento dei giovani in carcere negli
Stati Uniti sono figli cresciuti senza padre. Ne ha parlato nei giorni scorsi il cardinale
Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, durante una
riunione del comitato tecnico scientifico dell'Unione cattolica imprenditori dirigenti
(Ucid) a Roma. Il porporato, parlando di “famiglia e impresa, cellule vitali della
società” si è soffermato sugli effetti negativi della mancanza della figura paterna
che si ripercuotono poi su tutto il tessuto sociale. L'analisi della situazione americana
ha consentito di delineare i contorni di un fenomeno che investe tutto il mondo occidentale,
dove è netta la tendenza ad affidare i figli alle madri senza più contatti con i padri,
e il conseguente insorgere di difficoltà psicologiche, sociali e lavorative, mediamente
in misura doppia rispetto a quelli di genitori uniti, con problemi di scarsa autostima,
depressione, dipendenza da alcol e droga. Secondo il cardinale Antonelli tra le principali
cause di questo stato di cose l'evoluzione del lavoro, che porta entrambi i genitori
fuori le mura di casa, e soprattutto “una presenza femminile sempre più massiccia
nel mondo del lavoro”. “L'autorealizzazione ricercata dalla donna nel lavoro, nel
successo sociale — ha detto — ha come costo la rinuncia al matrimonio e ai figli”.
A complicare la questione secondo il cardinale, è intervenuto l'affermarsi della ideologia
del gender, per la quale non conta il sesso biologico, ma l'orientamento che ognuno
liberamente sceglie, si costruisce e cambia secondo i propri desideri. Mentre i generi
biologici naturali sono due soltanto, quelli elaborati culturalmente possono essere
più numerosi e quindi sarebbe possibile rivendicare diritti sulle convivenze, sui
matrimoni gay, sulle adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali, su aborto
e procreazione artificiale. La famiglia tradizionale, a motivo dei legami stabili
di coppia e di genitorialità, è addirittura considerata oppressiva e causa di ingiustizie.
Dopo aver ribadito la condanna della Chiesa alla prospettiva del gender, il relatore
è anche tornato a criticare i modelli neomaltusiani, incentrati sull'ossessione dell'incremento
demografico specie nei Paesi in via di sviluppo con il conseguente degrado ambientale
che renderebbe il pianeta invivibile. Per far fronte a tali previsioni c'è chi invoca
una minore fertilità per ridurre la crescita della popolazione e aumentare la ricchezza
economica. Secondo la dottrina sociale della Chiesa, invece, la soluzione al problema
della povertà va cercata nella riforma del mercato e l'equilibrio demografico va raggiunto
attraverso la procreazione responsabile. In Paesi sovrappopolati può anche voler dire
limitazione delle nascite attraverso metodi eticamente onesti; ma nel vecchio continente
deve significare soprattutto rilancio della natalità, rivalutazione culturale della
paternità e della maternità, sostegno economico. (V.V.)