Servire Dio e opporsi alle ingiustizie: la riflessione dell'arcivescovo di Aparecida
per la Campagna di fraternità
Prosegue in Brasile, com’è ormai tradizione nel periodo quaresimale, la Campagna di
fraternità promossa dalla Chiesa cattolica locale insieme al Consiglio nazionale delle
Chiese cristiane. L’iniziativa si svolge quest’anno sul motto “Non potete servire
Dio e il denaro”. Il Papa, nel suo Messaggio per la Campagna, ha espresso il suo apprezzamento
per questo evento ecumenico che vede i cristiani uniti contro le ingiustizie e per
aiutare le persone a liberarsi dalla schiavitù del denaro. Silvonei Protz ha
intervistato a questo proposito mons.Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo
di Aparecida e presidente del "Consiglio Episcopale Latino Americano" (Celam): R.
– Penso che una Campagna della fraternità ecumenica abbia sempre l’obiettivo di cercare
maggiormente l’unità. Credo che questo sia il fine principale di questa Campagna.
Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa si è impegnata molto nella ricerca dell’unità
tra le Chiese cristiane, e questo è anche l’invito di Nostro Signore Gesù Cristo nel
Vangelo. Però, oltre a questo discorso, la Campagna della fraternità chiama tutti
i fedeli brasiliani, tutti i cristiani, a riflettere sul tema proposto dalla Campagna
“L’economia è vita”. Voi non potete servire Dio e il denaro allo stesso tempo. E allora
la Campagna vuole chiamare tutti ad essere sempre più solidali, soprattutto con i
più poveri. Questo è l’obiettivo di un’economia guidata da criteri etici, da criteri
morali, perché non l’attività economica deve essere la preoccupazione principale,
ma la persona umana.
D. – Come può la fede cristiana
ispirare un’economia che sia diretta a soddisfare le necessità umane, ma anche la
costruzione di un bene comune?
R. – E’ importante
che l’economia sia ispirata alla Parola di Dio, al Vangelo e alla Dottrina sociale
della Chiesa. E questi criteri sono soprattutto criteri di solidarietà, di fraternità,
di amore, di giustizia. L’attività economica non può essere evidentemente causa di
esclusione sociale. L’economia non può avere come unico scopo il lucro o esclusivamente
il bene di una persona o di un gruppo di persone, ma l’attività economica deve andare
alla ricerca del bene comune di tutte le persone. Dio ha fatto tutte le cose per tutti
gli uomini, per tutte le donne. Noi parliamo della destinazione universale dei beni
della Creazione: questi beni della Creazione, della natura che Dio ci ha dato, non
possono essere utilizzati unicamente per il proprio bene. Lo Stato, il governo devono
avere questa preoccupazione: fare in modo che tutte le persone possano godere di questi
beni, che Dio ha fatto per tutti. Tutti hanno il diritto di vivere una vita nelle
condizioni che corrispondono alla dignità di ogni persona umana come figli e figlie
di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)