2010-02-25 14:57:14

Servire Dio e opporsi alle ingiustizie: la riflessione dell'arcivescovo di Aparecida per la Campagna di fraternità


Prosegue in Brasile, com’è ormai tradizione nel periodo quaresimale, la Campagna di fraternità promossa dalla Chiesa cattolica locale insieme al Consiglio nazionale delle Chiese cristiane. L’iniziativa si svolge quest’anno sul motto “Non potete servire Dio e il denaro”. Il Papa, nel suo Messaggio per la Campagna, ha espresso il suo apprezzamento per questo evento ecumenico che vede i cristiani uniti contro le ingiustizie e per aiutare le persone a liberarsi dalla schiavitù del denaro. Silvonei Protz ha intervistato a questo proposito mons. Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente del "Consiglio Episcopale Latino Americano" (Celam): RealAudioMP3
 
R. – Penso che una Campagna della fraternità ecumenica abbia sempre l’obiettivo di cercare maggiormente l’unità. Credo che questo sia il fine principale di questa Campagna. Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa si è impegnata molto nella ricerca dell’unità tra le Chiese cristiane, e questo è anche l’invito di Nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo. Però, oltre a questo discorso, la Campagna della fraternità chiama tutti i fedeli brasiliani, tutti i cristiani, a riflettere sul tema proposto dalla Campagna “L’economia è vita”. Voi non potete servire Dio e il denaro allo stesso tempo. E allora la Campagna vuole chiamare tutti ad essere sempre più solidali, soprattutto con i più poveri. Questo è l’obiettivo di un’economia guidata da criteri etici, da criteri morali, perché non l’attività economica deve essere la preoccupazione principale, ma la persona umana.

 
D. – Come può la fede cristiana ispirare un’economia che sia diretta a soddisfare le necessità umane, ma anche la costruzione di un bene comune?

 
R. – E’ importante che l’economia sia ispirata alla Parola di Dio, al Vangelo e alla Dottrina sociale della Chiesa. E questi criteri sono soprattutto criteri di solidarietà, di fraternità, di amore, di giustizia. L’attività economica non può essere evidentemente causa di esclusione sociale. L’economia non può avere come unico scopo il lucro o esclusivamente il bene di una persona o di un gruppo di persone, ma l’attività economica deve andare alla ricerca del bene comune di tutte le persone. Dio ha fatto tutte le cose per tutti gli uomini, per tutte le donne. Noi parliamo della destinazione universale dei beni della Creazione: questi beni della Creazione, della natura che Dio ci ha dato, non possono essere utilizzati unicamente per il proprio bene. Lo Stato, il governo devono avere questa preoccupazione: fare in modo che tutte le persone possano godere di questi beni, che Dio ha fatto per tutti. Tutti hanno il diritto di vivere una vita nelle condizioni che corrispondono alla dignità di ogni persona umana come figli e figlie di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.