2010-02-25 15:03:08

Mons. Crociata: lo sviluppo del Paese dalla crescita di una coscienza civile


Ha suscitato un vasto dibattito in Italia il documento diffuso ieri dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) dal titolo “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. I vescovi passano in rassegna i problemi che affliggono il Sud chiedendo politiche d’intervento attraverso un’ottica solidale. Al microfono di Luca Collodi ce ne parla il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata:RealAudioMP3

R. – Il documento nasce più di un anno fa dall’idea dei vescovi di tornare a riflettere sul problema del Meridione, che purtroppo persiste e ha avuto una lunga gestazione, proprio perché fosse il frutto di una riflessione ponderata e di un coinvolgimento da parte di tutto l’episcopato. L’uscita del documento cade in questa contingenza e evidentemente può dire qualcosa anche in questa contingenza, ma il suo sguardo è di lungo periodo. Non si può limitare la sua valutazione, la sua parola, alla circostanza che ci vede poi impegnati come cittadini, in questo momento. E’ chiaro che in questo momento diventa anche un’occasione in più per maturare una riflessione e una risposta alle esigenze e ai problemi che anche la tornata elettorale può porre. Ma lo sguardo va ben oltre. Sarebbe, dunque, riduttivo leggere il documento solo in un’ottica politica, perché lo sguardo è innanzitutto ecclesiale e di conseguenza anche sociale, e qui voglio aggiungere, nell’orizzonte dell’insegnamento sociale della Chiesa. E’ importante, mi sembra, da questo punto di vista, sottolineare, il richiamo che i vescovi fanno all’esigenza di tenere presenti due principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, peraltro ampiamente e significativamente riproposti dall’ultima Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”, che sono la sussidiarietà e la solidarietà. Su questo punto, io vorrei, proprio in riferimento all’attualità, sottolineare come la riposta ai problemi di ritardo dello sviluppo del Mezzogiorno viene veramente da tutti.
 
D. – Che dire a questo proposito?
 
R. - A proposito di sussidiarietà e solidarietà bisogna dire che c’è un impegno che deve continuare ad esprimere lo Stato, le pubbliche istituzioni a tutti i livelli, nel guardare a questa parte del Paese, ma c’è anche l’esigenza che il Sud tutto intero, le popolazioni con le loro classi dirigenti, si facciano carico dell’impegno di rispondere alla chiamata storica di questa stagione di vita del Mezzogiorno, per mettere tutto l’impegno necessario a progredire. Si parla nel documento della necessità di un autosviluppo: se il Sud non si fa carico di un impegno proprio, difficilmente gli aiuti, gli interventi che verranno da altrove, riusciranno a far sì che i ritardi siano superati. C’è un forte appello, dunque, nel documento, alle classi meridionali, alle popolazioni meridionali, perché si facciano soggetto, protagonisti del proprio cammino, del proprio sviluppo, del proprio superamento di tutte le difficoltà. E in questo c’è l’invito più pressante a guardare con fiducia e con speranza, perché ci sono le condizioni, ci sono le possibilità, ma bisogna volerle raccogliere queste possibilità, queste condizioni, per farle proprie e andare avanti.
 
D. – Mons. Crociata, questa vostra riflessione sul Sud d'Italia può riguardare la democrazia dell’intero Paese?
 
R. – Sì, senza dubbio, anzi devo aggiungere che lo sguardo all’intero Paese è una preoccupazione di primo piano del documento. Voglio però precisare che intendiamo democrazia in senso lato, cioè nel senso dello sviluppo, della crescita, del cammino del Paese, non in sensi riduttivi. A questo proposito voglio dire che non è un caso che i vescovi abbiano voluto mettere nel titolo innanzitutto ‘Per un Paese solidale’: cioè, sono tutti i vescovi italiani che guardano all’intero Paese e nel guardare all’intero Paese devono rilevare - con preoccupazione - il ritardo grave, persistente di una parte del Paese. Quindi l’attenzione dei vescovi è proprio intenzionalmente rivolta a questa visione d’insieme, al desiderio che tutto il Paese cresca. Dunque, nemmeno sarebbe legittimo guardare e considerare il Sud come un problema a parte, un problema da isolare, una malattia da tagliare fuori dal circuito.
 
D. – L’analisi che voi fate richiama con forza anche il tema dell’educazione e della formazione della società civile...
 
R. – In questo abbiamo una delle attenzioni privilegiate del documento, peraltro in sintonia con una preoccupazione e un impegno che i vescovi stanno maturando ed esprimendo anche in riferimento agli orientamenti pastorali già adottati come contenuto per il prossimo decennio. E un tema centrale del documento è la dimensione educativa: cioè, la crescita, lo sviluppo, il superamento delle difficoltà non viene soltanto dalla disponibilità di maggiori risorse, vorrei dire anche non soltanto dall’utilizzazione effettiva - più di quanto non si sia fatto - delle risorse economiche e strutturali disponibili, ma viene dalla crescita di una coscienza civile e da una possibilità culturale che le nuove generazioni in particolare devono sviluppare.
 
Si tratta di una dura denuncia di meccanismi malsani che hanno schiacciato il sud, spiega Andrea Olivero, presidente delle Acli. Allo stesso tempo però, aggiunge, il documento stimola, non chiude e non si mette in un’ottica pessimistica. Ascoltiamo Olivero intervistato da Luca Collodi RealAudioMP3  







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