La Siria difende il diritto dell'Iran al nucleare per scopi pacifici
“L'Iran ha il diritto di proseguire il suo programma di arricchimento dell'uranio
per scopi pacifici”. Lo ha detto il presidente siriano, Bashar al Assad, al termine
dell'incontro a Damasco col suo omologo iraniano, Ahmadinejad. Al termine di un'ora
di colloqui, i due capi di Stato si sono presentati di fronte ai giornalisti per una
conferenza stampa. Di quanto emerso dall’incontro e delle ultime notizie in tema di
nucleare iraniano, riferisce nel suo servizio Fausta Speranza.
Il presidente
siriano è chiaro: “Gli attacchi all'Iran per il suo programma assomigliano a una nuova
operazione di colonialismo e di controllo occidentale della regione”. E ironizzando,
risponde altrettanto chiaramente a Hillary Clinton: il segretario di Stato Usa, che
aveva chiesto ieri a Damasco di prendere le distanze da Teheran, oggi si è sentita
replicare da Assad che ha firmato con Ahmadinejad “l'accordo di distanziamento”. Il
presidente iraniano incalza: ci chiedono di aumentare la distanza tra i nostri due
Paesi ma distanza non esiste proprio. Quando si placano le risatine dei giornalisti
presenti, Assad riprende e seriamente ribadisce “la profondità dei rapporti bilaterali
e l'intenzione di migliorarli e rafforzarli a tutti i livelli". L'ultima visita del
presidente iraniano a Damasco risale al maggio dell'anno scorso. Siria e Iran sono
da 30 anni legate da una stretta alleanza strategico-militare. Ma c’è da dire che
il ministro degli Esteri siriano aveva affermato alla vigilia dell’incontro bilaterale
che Damasco intende impegnarsi in un “dialogo costruttivo” tra l'Iran e gli Stati
Uniti per trovare un accordo diplomatico sulla questione del nucleare. Su questo tema,
allargando l’orizzonte ad altri Paesi, nelle ultime ore si registra la convinzione
della Cina che ci sia ancora spazio per le trattative e per il dialogo. La Cina ha
stretti legami economici e buone relazioni politiche con l'Iran e in passato ha aderito
a sanzioni “simboliche” contro Tehran, pur continuando a sostenere la necessità del
dialogo. Nominando le sanzioni, resta da dire che Washington cominciano a intravedere
scadenze: la Clinton ipotizza una risoluzione Onu entro 30-60 giorni. Altri
otto arresti in Turchia per il presunto tentativo di colpo di Stato Tra le
istituzioni statali turche non vi sono problemi ed i nostri concittadini possono stare
sicuri che tutti agli altri problemi saranno risolti nell'ambito delle regole dettate
dalla Costituzione. È questo il rassicurante messaggio diffuso oggi dalla presidenza
della Repubblica turca al termine della riunione tra il presidente Gul, il primo ministro
Erdogan ed il capo di Stato maggiore interforze, il generale Basbug. Tra gli altri
punti espressi nel comunicato, si sottolinea che “tutti debbono comportarsi con senso
di responsabilità, per non minare le istituzioni statali". Il vertice era stato convocato
per discutere gli ultimi sviluppi della situazione alla luce dei recenti arresti di
alti vertici militari con l'accusa di essere coinvolti in un asserito colpo di Stato
che, nel 2003, avrebbe dovuto essere effettuato ai danni del partito di radici islamiche
Giustizia e Sviluppo (Akp), arrivato pochi mesi prima al governo. Dopo i 49 arresti
dei giorni scorsi, nella notte sono stati incriminati e arrestati altri otto ufficiali.
Ucraina:
Yanukovich ha giurato come presidente Viktor Yanukovich, uscito vincitore dalle
ultime elezioni, ha giurato come presidente dell’Ucraina davanti al parlamento. Alla
cerimonia non hanno partecipato, in segno di protesta per presunti brogli durante
la consultazione popolare, il presidente uscente, Viktor Yushenko, e la rivale filo-occidentale,
Yulia Timoshenko. Yanukovich, esponente del filorusso partito delle Regioni, è stato
benedetto dal Patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, ed ha ricevuto dal presidente
della Corte costituzionale il documento attestante l’assunzione della nuova carica.
Nel suo discorso di insediamento, il neopresidente ha dichiarato che l’Ucraina sarà
un Paese non allineato, che guarderà alla Russia, ma non escluderà rapporti proficui
con l’Unione Europea ed altri governi. A dimostrazione di tale promessa, il primo
viaggio che Yanukovich compirà sarà a Bruxelles, il prossimo lunedì. Durante il discorso,
il presidente ha anche ricordato la difficile situazione economica che il Paese sta
affrontando e si è impegnato a perseguire per l’Ucraina i migliori risultati possibili.
Afghanistan:
l'Isaf sottrae la provincia dell’Helmand e la città di Marjah ai talebani La
provincia dell’Helmand e la città di Marjah, in Afghanistan, sono state sottratte
al controllo talebano. Lo annuncia la coalizione internazionale, che parla di un importante
risultato. Il servizio di Federico Catani:
La bandiera
afghana è stata innalzata oggi in segno di vittoria sui talebani a Marjah, nel sud
dell’Afghanistan. La regione è stata coinvolta dall’offensiva lanciata il 13 febbraio
scorso contro gli insorti da 15 mila soldati afghani e stranieri. Dall’inizio dell’operazione
militare, sono circa 100 i talebani uccisi e 50 quelli catturati. Sono morti anche
tre soldati afghani, 13 della forza Isaf e 28 civili, di cui 13 bambini. La maggior
parte delle vittime tra i civili sono state provocate dalle forze della Nato. A tal
proposito, il generale Stanley McChrystal ha suggerito alle forze Isaf di lasciare
ai soldati afghani il compito di entrare per primi nelle case dei civili, per non
creare tensioni con la popolazione locale. Intanto, il Pakistan ha accettato di consegnare
alle autorità afghane il braccio destro del mullah Omar, il mullah Abdul Ghani Baradar,
arrestato all’inizio di febbraio in territorio pakistano. Oltre a Baradar, saranno
estradati in Afghanistan altri leader talebani arrestati di recente. India
e Pakistan riprendono i negoziati dopo gli attentati di Mumbai e Pune India
e Pakistan hanno ripreso i colloqui per la prima volta dopo gli attacchi di Mumbai
del 2008 e quello di metà febbraio a Pune, entrambi attribuiti a gruppi armati pakistani.
Le delegazioni dei due Paesi si sono incontrate questa mattina a New Delhi per circa
90 minuti: un’occasione importante durante la quale l’India ha chiesto a Islamabad
una serie di garanzie sul fronte terrorismo. Le due superpotenze nucleari hanno inoltre
convenuto di “restare in contatto” per “cercare di ristabilire la fiducia reciproca”.
Sul l'incontro di questa mattina, Salvatore Sabatino ha raccolto il commento
di Michelguglielmo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea presso
l’Università di Torino:
R. – È sicuramente
un segno positivo perché era necessario che i contatti fra i due Paesi riprendessero
e che i contatti siano ripresi non era un fatto scontato. C’è stato una sorta di dibattito
interno, in cui ha prevalso la tesi del primo ministro, Manmohan Singh, il quale ritiene
che sia necessario trovare una soluzione delle tensioni col Pakistan, perché queste
tensioni stanno in un certo senso immobilizzando l’India, tenendola legata al contesto
sud-continentale, sud-asiatico, mentre l’India è una grande potenza emergente che
deve essere in grado di dimostrare il proprio potere a livello internazionale. Ma
questo non può essere fatto se prima non vengono risolti alcuni problemi - per così
dire - nel cortile di casa.
D. – Questo incontro è stato voluto dagli
Stati Uniti perché il Pakistan rientra nel piano strategico messo a punto da Obama
per stabilizzare l’Afghanistan. Questa spinta americana può, di fatto, smuovere le
acque? R. – La spinta americana ha un certo peso, ma di per
sé, a mio modo di vedere, non è sufficiente a spiegare la ripresa dei contatti fra
i due Paesi. D. – Uno dei punti sui quali India e Pakistan hanno
un contenzioso ultradecennale è il Kashmir: anche in questa occasione era uno dei
temi in Agenda ma non si è prodotto alcun risultato… R. – Il
Kashmir è in realtà il nodo centrale. Se non si risolve il problema del Kashmir non
si risolveranno mai le tensioni fra i due Paesi. Purtroppo, bisogna dire che India
e Pakistan erano arrivati alla vigilia di una svolta decisiva attraverso trattative
segrete, tenutesi fra governo indiano e l’allora presidente del Pakistan, Musharraf.
Quando ormai tutto sembrava concluso, incominciarono gli eventi che molto rapidamente
portarono alla fine del regime di Musharraf. Questo ha costituito un grosso blocco,
perché Musharraf aveva il potere di controllare l’esercito e aveva il potere di controllare
le forze ostili alla soluzione del problema del Kashmir in Pakistan, mentre l’attuale
primo ministro pakistano non ha, a quanto sembra, questa forza. D.
– Il fatto di ristabilire la fiducia reciproca vuol dire che gli eventi di Mumbai
possono dirsi superati sul fronte diplomatico? R. – Superati
non completamente, nel senso che quello che è successo è che l’incontro è stato focalizzato
sui problemi di terrorismo e sicurezza interna, mentre non si sono toccati i problemi
fondamentali: in particolare, il Kashmir e una serie di altri problemi di confine. Governatore
dello Stato di New York accusato di abuso di potere Il New York Times ha accusato
di abuso di potere il governatore dello stato di New York, David Paterson. Secondo
il quotidiano – il politico, che alle elezioni del prossimo novembre cercherà
di ottenere il rinnovo del mandato – sarebbe intervenuto indebitamente per
“salvare” un suo stretto collaboratore, accusato dalla moglie di violenza domestica.
Il giornale ha rivelato che Paterson avrebbe indotto la donna a non presentarsi all’udienza
finale del tribunale che doveva giudicare il marito. In effetti, il caso è stato archiviato.
Il New York Times, pur ammettendo che non è ancora chiaro il ruolo avuto dal governatore,
ipotizza minacce contro la moglie del suo collaboratore.
Corea del Nord:
per gli Usa a breve riprenderà il dialogo sul nucleare Gli Stati Uniti sono
pronti a riprendere i colloqui sull’abbandono del programma nucleare da parte della
Corea del Nord, attualmente in fase di stallo. Lo ha detto l’inviato speciale americano
per le questioni nordcoreane, Stephen Bosworth. Il diplomatico Usa, che sta compiendo
una missione in Estremo Oriente, ha spiegato che anche la Cina si impegnerà per la
ripresa dei colloqui a sei con Pyongyang. Il tavolo a sei coinvolge le due Coree,
la Cina, la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti.
Corea del Sud: pena di
morte confermata dalla Corte costituzionale La Corte costituzionale della Corea
del Sud si è espressa in favore della pena di morte. La decisione è una conferma di
un analogo pronunciamento emesso nel 1996, anche se questa volta il risultato si è
raggiunto con uno scarto minimo rispetto al passato: 5 voti favorevoli e 4 contrari
contro i 7 favorevoli e 2 contrari di 14 anni fa. Nel Paese, ancora larga parte dell’opinione
pubblica è a favore della pena capitale, anche se dal 1998 è in atto una moratoria
non ufficiale contro le condanne a morte. (Panoramica internazionale a cura di
Fausta Speranza) Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LIV no. 56 E' possibile
ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino
del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.