Guatemala: marce, preghiere e richieste di giustizia per le vittime della guerra civile
Alla vigilia della ‘Giornata nazionale per la restituzione della dignità alle vittime’
della guerra civile, che si celebra oggi, migliaia di sopravvissuti ai 36 anni di
conflitto (1960-1996) hanno marciato per le strade di Chimaltenango, nel nord-ovest
del Paese, per chiedere che i responsabili delle stragi vengano portati di fronte
alla giustizia. La Segreteria della pace (Sepaz) e il Movimento nazionale delle vittime
‘Janil Tinamit’ (‘nuova alba’ in lingua indigena Quiché), promotori della manifestazione,
- riferisce l'agenzia Misna - hanno ricordato che almeno 7000 denunce sono state presentate
nei confronti di militari accusati di massicce violazioni dei diritti umani in una
guerra costata oltre 250.000 morti, per la stragrande maggioranza indigeni Maya. Ciononostante
nessuna delle denunce ha avuto corso e non è stato istruito alcun processo. Le vittime
della guerra hanno anche chiesto al parlamento di approvare una legge per creare una
commissione ufficiale di ricerca dei ‘desaparecidos’, stimati in almeno 45.000; una
richiesta avanzata questa settimana anche dalla vice-presidente del Comitato internazionale
della Croce Rossa, Christine Beerli. “I familiari continuano a soffrire, non è un
capitolo chiuso. Lo Stato ha una responsabilità verso migliaia di famiglie che ancora
attendono di conoscere dove sono i loro cari” ha detto Beerli. La mobilitazione proseguirà
oggi nel dipartimento settentrionale di Quiché, uno dei più colpiti dalla guerra,
in quello settentrionale di Alta Verapaz e in quello occidentale di San Marcos, dove
il vescovo Álvaro Ramazzini guiderà una marcia denominata ‘Per la dignità dei martiri’.
Secondo cifre ufficiali, il conflitto ha provocato anche 50.000 vedove, 500.000 orfani
e oltre un milione di sfollati. Nel settembre 2009 è stata pronunciata la prima storica
condanna in Guatemala per crimini contro gli indigeni perpetrati durante il conflitto,
quella a 150 anni per l’ex-paramilitare Felipe Cusanero, accusato della ‘sparizione
forzata’ di sei nativi tra il 1982 e il 1984. (R.P.)