Il dolore del Papa per i cristiani uccisi a Mossul. L'arcivescovo Casmoussa: fallite
le promesse sulla sicurezza
Il Papa, impegnato negli esercizi spirituali insieme ai suoi collaboratori della Curia
romana, ha appreso con profondo dolore che nella zona di Mossul continuano le uccisioni
di cristiani: le ultime risalgono alla giornata di ieri, con l'assassinio di tre membri
di una famiglia siro-cattolica. Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto
XVI è vicino a quanti soffrono le conseguenze della violenza con la preghiera e l'affetto.
Sulle violenze contro le minoranze e in particolare contro i cristiani, il cardinale
segretario di Stato aveva richiamato l'attenzione del primo ministro Nouri Kamil Mohammed
al-Maliki in una lettera inviata all'inizio dello scorso gennaio e pubblicata oggi
dall’Osservatore Romano. Il porporato ricorda nella lettera l’importante visita compiuta
dal premier in Vaticano nel 2008 e il suo incontro col Papa. In quell’occasione era
stata espressa “la speranza comune che, attraverso il dialogo e la cooperazione fra
i gruppi etnici e religiosi del suo Paese, incluse le sue minoranze, la Repubblica
dell'Iraq sarebbe stata in grado di effettuare una ricostruzione morale e civile,
nel pieno rispetto dell'identità propria di quei gruppi, in uno spirito di riconciliazione
e alla ricerca del bene comune”. Benedetto XVI aveva esortato “al rispetto in Iraq
per il diritto alla libertà di culto” chiedendo “la tutela dei cristiani e delle loro
chiese”. Il premier aveva assicurato al cardinale Bertone che il Governo iracheno
avrebbe considerato “molto seriamente la situazione della minoranza cristiana che
vive da così tanti secoli accanto alla maggioranza musulmana, contribuendo in modo
ingente al benessere economico, culturale e sociale della nazione”. Il Papa, successivamente,
aveva invitato il porporato a scrivere al premier iracheno per trasmettere la sua
sincera solidarietà per quanti vengono uccisi o feriti in attacchi a edifici governativi
e luoghi di culto in Iraq, sia islamici sia cristiani. Il Pontefice – concludeva la
lettera - “prega con fervore per la fine della violenza e chiede al Governo di fare
tutto il possibile per aumentare la sicurezza intorno ai luoghi di culto in tutto
il Paese”.
Intanto, si sono svolti questa mattina in Iraq i funerali dei
tre cristiani uccisi ieri a Mossul da alcuni uomini armati. Le esequie sono state
celebrate, alla presenza di alcuni vescovi, sacerdoti delle diocesi irachene e tantissimi
fedeli, dall’arcivescovo siro-cattolico di Mossul, Georges Casmoussa. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Per la prima
volta uomini armati hanno ucciso dei cristiani nella loro casa. Le vittime sono tre
uomini, il padre e due fratelli di Mazen Ishoa, sacerdote siro cattolico di Mossul
rapito e poi rilasciato nel 2005. Questo triplice omicidio rappresenta il fallimento
di tutte le misure promesse per garantire la sicurezza in vista delle elezioni del
prossimo 7 marzo, come sottolinea ai nostri microfoni, poco dopo la conclusione
del rito funebre, l’arcivescovo siro-cattolico di Mossul, Georges Casmoussa:
R.
– In every election there are some troubles ... In tutte le elezioni ci
sono problemi, ma non al punto di uccidere la gente e in particolare i cristiani:
i cristiani sono uccisi non dal punto di vista politico, ma in quanto cristiani. Noi
abbiamo parlato con il governatore e ha promesso di indagare. Ieri mi ha chiamato
e ha promesso che le sue forze militari sarebbero state impiegate per cercare i responsabili
dell’assassinio. Ma non abbiamo ricevuto nessun riscontro.
Dopo l’uccisione
dei tre cristiani molte famiglie di Mossul stanno pensando di lasciare la città. In
questa situazione drammatica, la Chiesa irachena ha annunciato diverse iniziative,
come riferisce l'arcivescovo Georges Casmoussa:
R. – We have a meeting
... C’è stato un incontro del Consiglio dei Vescovi di Ninive, composto
da vescovi cattolici ed ortodossi, durante il quale abbiamo deciso che la prossima
domenica di marzo organizzeremo nella nostra città cristiana momenti di preghiera.
La domenica seguente, per protesta, non celebreremo la Messa nelle chiese della città
di Mossul e daremo in questo modo un messaggio al governo.