Pechino chiede a Obama di "rimediare" all'incontro con il Dalai Lama
Nuovo capitolo nelle relazioni ad alta tensione tra Pechino e Washington. E nuove
critiche sull’incontro della scorsa settimana a Washington tra il presidente americano
Barack Obama ed il Dalai Lama. L’occasione l’ha fornita un incontro con la stampa
del portavoce del Ministero degli esteri cinese, che ha chiesto ufficialmente agli
Usa di "rimediare ai danni fatti" alle relazioni sino-americane. Più che una minaccia,
un appello, quello che giunge dalla capitale del gigante asiatico, "per sostenere
lo sviluppo armonico delle relazioni sino-americane". Il commento di Fernando Mezzetti,
esperto di Cina, intervistato da Stefano Leszczynski:
R.
– I cinesi si sono resi conto di aver tirato un pò troppo la corda, cercando di imporre
una loro linea politica alla Casa Bianca e gli Stati Uniti hanno ripreso, con queste
tre mosse: aver fatto assurgere un problema commerciale com’era quello di Google ad
un problema di Stato; aver dato le armi a Taiwan, che non sono nulla di eccezionale,
però lo hanno fatto in questo momento; e, infine, l’udienza concessa al Dalai Lama,
che rappresenta una ripresa di iniziativa politica americana.
D.
– In questo contesto si pone, poi, l’altro difficilissimo problema, quello delle sanzioni
all’Iran…
R. – Quando la Cina, ancora oggi, dice che
bisogna ricercare una “posizione negoziata”, come peraltro dicono i russi, vuol dire
che non sono per le sanzioni, sono contro le sanzioni. Ed anche questo spiega la ripresa
d’iniziativa politica americana. Sull’Iran, la Cina non approverà le sanzioni. Nella
migliore delle ipotesi, se i russi dovessero astenersi, anche la Cina si asterrà;
se i russi dovessero votare a favore, la Cina non voterà contro, ma si asterrà. Probabilmente,
non metteranno il veto, ma certamente non sono per le sanzioni. Questo spiega la ripresa
di iniziativa politica americana, perché non hanno avuto in cambio nessuna modifica
della posizione cinese sull’Iran, soprattutto non hanno avuto in cambio neanche nulla
sul nucleare della Corea del Nord. E i cinesi non esercitano su Pyongyang la pressione
che essi soltanto sarebbero in grado di esercitare, perché il regime nordcoreano si
regge grazie agli aiuti cinesi.