Dossier su Africa e migrazioni: il “terzo gigante” demografico povero come un secolo
fa
Se già oggi 1 miliardo di persone vivono in Africa, nel 2050 per ogni europeo vi saranno
tre africani, in totale 2 miliardi di abitanti. L’Africa, da un punto di vista demografico,
diventerà il “terzo gigante” dopo India e Cina. Anche se, nell’ambito delle strategie
di lotta alla povertà, pochi passi in avanti sono stati fatti dal 1935 ad oggi, visto
che l’Africa subsahariana è la regione più povera al mondo e l’intero continente ha
il primato di abitanti costretti a vivere negli slums. Sono alcuni dei dati illustrati
ieri da Antonio Ricci esperto del Dossier immigrazione Caritas/Migrantes, aprendo
a Praia nell’isola di Capo Verde, i lavori di un Seminario dedicato alle migrazioni
africane, di cui riferisce l’agenzia Sir. Partecipano all’incontro, ospitato nell’Università
capoverdiana, una cinquantina di esperti italiani e africani, chiamati a valutare
gli scenari attuali e futuri del continente africano, oltre che la presenza africana
in Italia e l’emigrazione italiana in Africa. “Uno studio anglosassone del 1935 -
ha spiegato Ricci - descriveva la povertà dell’Africa così come viene descritta oggi.
Questo vuol dire, purtroppo, che le strategie non sono state efficaci. L’Africa ha
il potenziale demografico e le risorse per diventare il ‘terzo gigante’ mondiale,
ma tanti fattori negativi ne condizionano lo sviluppo”. L’economista Roberto Bisogno
ha poi tracciato un affresco dell’economia africana, afflitta da povertà e sottosviluppo,
ad eccezione del Maghreb e di pochi altri Paesi. “Dei 32 Paesi del mondo che l’Indice
di sviluppo umano colloca nella fascia più debole - ha ricordato l’esperto - 30 appartengono
all’Africa sub sahariana. Il tasso di disoccupazione medio in Africa è stimato intorno
al 40%, con punte del 95 nello Zimbabwe e dell’85 in Liberia. L’agricoltura, soprattutto
di sussistenza, è l’attività prevalente in Africa, mentre l’industria è il settore
meno sviluppato”. Capitolo a parte è costituito dalle risorse minerarie, le quali,
se “fossero completamente sfruttate sarebbero in grado di liberare molti Paesi dalla
miseria e dal sottosviluppo”. Secondo Bisogno “il futuro dell’economia africana è
legato allo sfruttamento delle sue miniere” anche se “la proprietà dei maggiori e
più redditizi giacimenti è tuttora controllata da società straniere che non lavorano
in loco i prodotti ma li esportano in forma grezza”. Dal canto suo Alberto Colaiacomo,
dell’equipe del Dossier immigrazione ha reso noto oggi che 30 milioni di migranti
africani contribuiscono alle economie dei Paesi di origine con 40 miliardi di dollari
di rimesse; un ammontare che, secondo la Banca mondiale, corrisponde ad un decimo
del totale mondiale delle rimesse. I flussi di rimesse degli immigrati africani, secondo
le stime della Banca mondiale, ammontano al 3% del Pil africano, pari a “quanto gli
Stati ricevono sotto forma di aiuti allo sviluppo - ha precisato Colaiacomo -, superando
gli investimenti esteri in forma diretta”. Le rimesse sono particolarmente significative
per il Lesotho (28% del Pil), il Senegal (11%), il Togo (10%) e Capo Verde (9%). A
livello di distribuzione mondiale, due Stati africani figurano tra i primi 10 Paesi
ricettori: la Nigeria (al sesto posto con 10 miliardi) e l’Egitto (ottavo posto con
8,5 miliardi). Nei due Paesi si dirige la metà delle rimesse del continente. (R.G.)