2010-02-22 15:55:50

“Viaggio nell’8 per mille alla Chiesa cattolica”: in un libro, 20 anni di spot a sostegno dei valori cristiani


“Viaggio nell’8 per mille alla Chiesa cattolica”: è il titolo del libro edito da Monti, a 20 anni dall’avvio del sistema di sostentamento economico diretto dei cittadini italiani alle attività ecclesiali, attraverso lo strumento fiscale. Un’occasione dunque di bilancio e riflessione. Roberta Gisotti ha intervistato la professoressa Simonetta Blasi, un passato da pubblicitaria, docente di comunicazione alla Pontifica Università Salesiana e alla Lumsa, autrice del volume insieme a suor Marie Gannon, esperta di statistica già docente alla Pontificia Università Salesiana e all’Auxilium:RealAudioMP3

D. – Professoressa Blasi, una laica e una religiosa in questo viaggio che marca i rapporti recenti tra Chiesa cattolica e Stato italiano: qual è stato il vostro obiettivo di ricerca?
 
R. – E’ stato quello di indagare in quale modo fosse concepita la strategia di comunicazione che per la prima volta la Chiesa cattolica doveva affrontare per comunicare a grandi fasce di pubblico l’evoluzione del sostentamento economico con l’8 per mille dell’Irpef. Questa è una situazione in cui la Chiesa doveva avere un esordio massmediatico e la scelta fu fatta appunto per gli spot. Quindi, una formula pubblicitaria classica; l’obiettivo è stato quello di capire come nel tempo questa strategia pubblicitaria si sia evoluta e a quali risultati abbia poi progressivamente portato.
 
D. – Che cosa è emerso dall’analisi degli spot?
 
R. – Sono 93 quelli presi in considerazione. Si è notata una profonda evoluzione da un primo approccio di presentazione della stessa Chiesa cattolica, riferendosi ai valori tradizionali della Chiesa stessa, a una comunicazione più orientata alla documentazione delle opere.
 
D. – Possiamo dire che attraverso le campagne, la Chiesa si è presentata ai suoi fedeli ma anche a tutto il Paese?
 
R. – Assolutamente sì! Questo era l’obiettivo primario che in qualche modo ha visto, attraverso l’evoluzione di questi spot, una presentazione della sua anima più nobile, che è quella della solidarietà verso i poveri, verso gli ultimi, cioè i veri protagonisti, i veri destinatari delle opere di bene, soprattutto degli ultimi dieci anni della programmazione pubblicitaria.
 
D. – La Chiesa, attraverso queste campagne, ha raccolto la sfida di misurarsi con i media e con la sensibilità del pubblico verso i media …
 
R. – La scelta non è stata facile, se noi pensiamo agli anni di esordio – 1990 – e se pensiamo anche al timore, la premura di affrontare attraverso i mass-media, attraverso una formula che è quella dello spot pubblicitario, classicamente intesa in senso commerciale: quella di comunicare se stessa e quindi, inevitabilmente, anche il messaggio evangelico. Non è stata una sfida semplice per la Chiesa, perché uno degli aspetti interessanti emersi dalla ricerca è proprio questa volontà di far convergere una informazione con una comunicazione dei valori solidali, fondamentali della Chiesa; che poi è un messaggio di amore per gli ultimi testimoniato – appunto – dalle opere.
 
D. – Alla fine del viaggio, dunque, quale bilancio?
 
R. – Un bilancio per me e per la mia coautrice suor Marie Gannon molto interessante e positivo, per il fatto che davvero la Chiesa – anche se non unica – è una delle poche, credibili emittenti che possa comunicare valori di auto-trascendenza, di benevolenza e di universalismo. E questo è documentato ampiamente dai risultati della ricerca. Quindi, un risultato positivo che è anche positivamente correlato al consenso che si progressivamente fatto sentire.







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