Milano: la "Caritas in veritate" una risposta laica per una crisi globale
Un’enciclica che “suggerisce una risposta laica, di metodo, e supera la sterile alternativa
tra l’eccesso di regole spesso sorde ai princìpi e la riaffermazione di princìpi,
improduttivi in assenza di regole”. Così Giovanni Maria Flick, presidente emerito
della Corte Costituzionale, ha definito la “Caritas in veritate”, durante una “lectio
magistralis” - riferisce l'agenzia Sir - pronunciata oggi, all’Università Cattolica
di Milano. Quella attuale, secondo il relatore, “è anche una crisi di regole: insufficienti,
soprattutto a livello globale e sovranazionale; non applicate, laddove esistono; delegittimate
dal fallimento dei miti del mercato e della ‘deregulation’. Ma il dibattito sulla
crisi non può ridursi a discussioni come quella sui bonus e i compensi ai manager”.
Occorre, dunque, “il coraggio di passare dalla riflessione sulle regole a quella sui
princìpi dai quali muovere e sui valori a cui tendere; la crisi rappresenta un’occasione
preziosa per farlo”. Tuttavia, per Flick, “non basta elaborare e condividere princìpi
per risolvere i problemi; occorre sapere chi - a livello globale - abbia il potere
di fissare le regole che ne discendono, e la forza per applicarle; e chi sia il giudice
che possa farle rispettare ovvero sanzionarne le violazioni”. La Caritas in veritate,
in questa prospettiva, “offre un contributo fondamentale per superare le contraddizioni
e le lacune nel rapporto fra princìpi e regole”. Un contributo anche “laico”, che
Flick accosta al principio di laicità così come viene formulato dalla Costituzione
italiana, e reso esplicito dalla Corte costituzionale nel 1989 dopo la modifica concordataria
del 1984: “la ricerca di elementi di condivisione, il rispetto reciproco, il dialogo,
la consapevolezza laica del rilievo della dimensione religiosa nello sviluppo umano
integrale”. In sintesi, per il relatore, la terza enciclica del Papa suggerisce –
e la crisi impone – “un ripensamento globale del’economia, dei suoi fini e delle sue
regole”, partendo dalla consapevolezza che “i costi umani, prima o poi, diventano
inevitabilmente economici, e viceversa”. Secondo il costituzionalista, inoltre “l’enciclica
propone un metodo fondamentale: il rifiuto della logica settoriale, della contrapposizione
tra economia, politica e finanza; tra pubblico, privato e sociale”. La “parola-chiave
del testo di Benedetto XVI, ha detto il relatore, è “la dignità umana, nel suo duplice
e convergente significato universale e particolare”. Un messaggio, questo, “ampiamente
anticipato, benché non sempre compreso, dalla Costituzione italiana”, ancora “profondamente
attuale”. (R.P.)