Il Papa e la Curia Romana impegnati nella seconda giornata di esercizi spirituali
della Quaresima, predicati dal telogo salesiano don Enrico Dal Covolo
Da ieri pomeriggio, come da tradizione ad ogni inizio di Quaresima, il Papa e la Curia
Romana sono in ritiro in Vaticano per la settimana di esercizi spirituali, in programma
fino a sabato prossimo. A tenere le meditazioni a Benedetto XVI e ai suoi collaboratori,
nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, è il teologo salesiano,
don Enrico Dal Covolo, sul tema “Lezioni di Dio e della Chiesa sulla vocazione sacerdotale”.
Il religioso si ispirerà ai racconti biblici di vocazione, ai Padri della Chiesa e
presenterà ogni giorno una figura d’eccellenza del sacerdozio, da Sant’Agostino a
Giovanni Paolo II. Nel corso del Pontificato, Benedetto XVI ha sottolineato in molte
circostanze l’importanza degli esercizi spirituali, come pure della lectio divina.
Alessandro De Carolis ne ricorda alcune delle affermazioni più salienti:
Il chiasso
accomuna le voci del mondo, il silenzio riverbera quella di Dio. Così, a prima vista,
il mondo – specie quello attuale, affetto da rutilante bulimia mediatica – sembrerebbe
impermeabile ad una voce la cui intensità, ricorda la Bibbia, è “sussurro di una brezza
leggera”. Eppure, Dio continua a parlare oggi al mondo perché in molti sanno cogliere
quel sussurro nel fondo della loro anima. E vi riescono sottraendosi fisicamente,
per un periodo, alla ridda di parole trasformate in rumori, per esercitarsi ad ascoltare
la Parola che trasforma le vite. Gli esercizi spirituali si collocano qui, esattamente
nello spazio che separa la cacofonia di superficie dall’armonia del profondo. Sono
uno “strumento prezioso ed efficace – ha affermato qualche tempo fa Benedetto XVI
– per distinguere la voce di Dio nel rapido e spesso caotico mutare degli eventi e
dei messaggi odierni”: “Una forte
esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel
proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima
di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una guida spirituale, dona capacità
di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita,
alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel
mondo”. (9 febbraio 2008)
Dal silenzio del ritiro
al dinamismo dell’apostolato, chi ha scelto per sé “spazi di intenso ascolto” della
Parola di Dio ritorna alle sue responsabilità, assicura il Papa, davvero rinfrancato: “Un
buon corso di esercizi spirituali contribuisce a rinnovare in chi vi prende parte
la gioia e il gusto della liturgia, in particolare della dignitosa celebrazione delle
Ore e soprattutto dell’Eucaristia; aiuta a riscoprire l’importanza del Sacramento
della penitenza (…) come pure il valore e il significato dell’adorazione eucaristica.
Durante gli esercizi è possibile recuperare con frutto anche il senso pieno ed autentico
del Santo Rosario e della pia pratica della Via Crucis”. (9 febbraio 2008) Un
metodo antico di secoli ma di intramontata efficacia per vivere gli esercizi spirituali
è la lectio divina. Benedetto XVI ha sempre insistito sulla sua importanza, sollecitando
vescovi e sacerdoti a riscoprire, e a far riscoprire, la densità spirituale che scaturisce
dalla “lettura pregata della Bibbia”. Il Papa ne ha messo in evidenza le caratteristiche
una volta di più parlando, pochi mesi fa, di come la lectio divina fosse centrale
per i teologi monastici medievali: “Per loro la semplice
lettura del Testo sacro non bastava per percepirne il senso profondo, l’unità interiore
e il messaggio trascendente. Occorreva, pertanto, praticare una 'lettura spirituale',
condotta in docilità allo Spirito Santo. Alla scuola dei Padri, la Bibbia veniva così
interpretata allegoricamente, per scoprire in ogni pagina, dell’Antico come del Nuovo
Testamento, quanto dice di Cristo e della sua opera di salvezza”. (28 ottobre 2009) E
ciò che Cristo dice della sua opera di salvezza lo comunica anche alla Chiesa di oggi,
che ha “sempre” bisogno, ha ripetuto più volte il Pontefice, di “rinnovarsi e ringiovanire”
grazie alla Parola di Dio “che non invecchia mai né mai si esaurisce”. Nella lectio
divina sono racchiuse le chiavi di questa giovinezza dello spirito: “L’assidua
lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio
in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa
apertura del cuore. Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa
- ne sono convinto - una nuova primavera spirituale. Quale punto fermo della pastorale
biblica, la Lectio divina va perciò ulteriormente incoraggiata, mediante l’utilizzo
anche di metodi nuovi, attentamente ponderati, al passo con i tempi. Mai si deve dimenticare
che la Parola di Dio é lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino”. (16
settembre 2005)